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FUGHE IN AVANTI

Avanti a passo di gambero, la strategia del Sinodo tedesco

Le aperture su morale sessuale, celibato e sacerdozio femminile chieste dal Sinodo tedesco sono fughe in avanti non improvvisate e le “frenate” che vengono da Roma sono temporeggiamenti. La strategia è quella di chiedere cento per ottenere cinquanta. Nel frattempo si dimette una teologa per la «fissazione sull’ordinazione delle donne».

Ecclesia 28_09_2019

Ci risiamo. La spinta verso una chiesa autocefala da parte del mondo cattolico tedesco sembra ormai rompere gli argini. 

Ricordate cosa accadde nel mese di giugno 2018 (vedi qui e qui)? Il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, aveva annunciato la diffusione di un sussidio liturgico per permettere ai coniugi protestanti, sposati con cattolici, di poter ricevere l’Eucaristia. A qualche confratello vescovo la cosa andò di traverso; allora intervenne il cardinal Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che, anziché entrare nella sostanza del problema, tirò le orecchie a Marx per aver voluto correre troppo in fretta: «Il documento non è maturo per essere pubblicato». Poi intervenne il Papa, rispondendo alla domanda di un giornalista, mentre ritornava da Ginevra, per dire che, insomma, il contenuto del sussidio era persino molto cauto, molto prudente; il problema era però di forma, perchè la concessione della Comunione ai protestanti “in singoli casi” doveva essere decisa dai singoli vescovi e non imposta dalla Conferenza episcopale. Infine, come nella migliore delle fiabe a lieto fine, il sussidio venne pubblicato, anonimo ed ogni Vescovo è libero di muoversi come meglio crede.

Adesso assistiamo nuovamente al solito teatrino, con qualche personaggio aggiunto al copione. Marx lancia a sorpresa la notizia di un Sinodo “pangermanico” vincolante, che intende deliberare sulla morale sessuale, la forma di vita del clero, la donna nella Chiesa, la separazione dei poteri. Poi da Roma un apparente antagonista, questa volta il Cardinal Marc Oullet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, richiama all’ordine, dicendo sostanzialmente che questo popò di roba è di competenza della Chiesa universale, mica di voi vescovi tedeschi. Nessuna parola su eventuali problemi nei contenuti. 

Marx, allora, si reca allora a Roma da Ouellet e consegna una lettera per il Papa, firmata da lui e dal professor Thomas Sternberg, nella quale si fa presente quanto impellente sia l’urgenza per la Chiesa tedesca di prendere decisioni su questi temi, di cercare una «risposta franca alla situazione presente», richiamando la lettera del Papa del 29 giugno scorso. Nello stesso tempo si vuole rassicurare che «si è decisi di compiere questo cammino sinodale come un processo spirituale» uniti al Papa, con il quale, i Vescovi tedeschi, chiedono di poter avere un confronto diretto, all’interno del «senso ecclesiale» e tenendo presente «sia l’unità di tutta la Chiesa che la situazione locale». Come gesto di “comunione”, Marx comunica che il Sinodo inizierà con la prima domenica di Avvento, senza così sovrapporsi all’altro Sinodo, quello sull’Amazzonia. Il quale potrebbe così aprire il varco a buona parte delle novità che bollono in pentola in area germanica e rendere in tal modo più facile il percorso di decisione in concerto con la Chiesa universale. Detto altrimenti: aprite voi la strada per l’ordinazione dei viri probati, fate voi il primo passo per una forma di diaconato femminile, così saremo lieti di deliberare nel nostro Sinodo, sentendo cum Ecclesia.

Nel frattempo, una teologa membro della Commissione Teologica Internazionale, Marianne Schlosser, chiamata come consultrice per il venturo Sinodo tedesco nell’area “donne nei ministeri e negli uffici della Chiesa”, ha comunicato di volersi ritirare. Il motivo? La «fissazione sull’ordinazione delle donne» del gruppo preparatorio, questione già chiaramente risolta dalla Chiesa e che invece continua ad essere messa a tema. La Schlosser si distanzia, dunque, per una questione non di forma, ma di sostanza.

Staremo a vedere cosa accadrà nei prossimi giorni, ma appare piuttosto chiaramente che queste fughe in avanti non siano tanto improvvisate, che le “frenate” che vengono da Roma siano temporeggiamenti, e che la strategia sia quella di chiedere cento per ottenere cinquanta. Il restante cinquanta, al prossimo Sinodo.