Assolto in Pakistan un cristiano dall’accusa di blasfemia
Ha trascorso 24 anni nel braccio della morte e solo adesso finalmente il ricorso dei suoi avvocati è stato accolto

Un altro cristiano è stato assolto dall’accusa di blasfemia in Pakistan. Dopo Farhan Javed Masih, giudicato innocente il 12 giugno, anche Anwar Kenneth, un cristiano di 72 anni, è stato assolto il 25 giugno. A differenza di Masih, però, che era stato arrestato a gennaio e ha trascorso in carcere solo pochi mesi, Anwar Kenneth in carcere è rimasto per ben 24 anni. Era stato infatti arrestato nel 2001 con l’accusa di aver scritto lettere offensive nei confronti del profeta Maometto e del Corano. Benché affetto da seri disturbi mentali, motivo per il quale alla fine è stato assolto in quanto non penalmente responsabile delle sue azioni, Awar era stato condannato alla pena capitale nel 2002. L’Alta Corte di Lahore aveva confermato la sentenza nel 2014. Infine l’appello presentato all’inizio del 2025 dall’avvocato della Corte Suprema Rana Abdul Hameed, con il supporto legale fornito da Jubilee Campaign Netherlands e Jubilee Campaign USA, organizzazioni che promuovono i diritti umani e la libertà religiosa delle minoranze etniche e religiose in tutto il mondo, è stato accolto. “Finalmente è stata fatta giustizia per Anwar Kenneth, un povero cristiano che ha sopportato quasi una vita di sofferenze inimmaginabili dietro le sbarre – ha commentato Joseph Janssen, responsabile dell'advocacy di Jubilee Campaign Netherlands – ma questa assoluzione, attesa da tempo, non è solo un sollievo per Kenneth. Rappresenta un faro di speranza per tutti coloro che sono ingiustamente imprigionati a causa della loro fede”. La legge sulla blasfemia, chiamata “legge nera”, è condannata a livello internazionale perché viola il diritto a un processo equo e la protezione per detenzione arbitraria. Le Nazioni Unite hanno più volte esortato il governo pakistano ad abrogarla o almeno emendarla. La sentenza che ha scagionato Anwar costituisce di per sé una severa critica alla legge, ha osservato l’avvocato Rana Abdul Hameed: “Questo caso – ha detto – conferma l'abuso sistematico consentito da una legislazione vaga e troppo ampia. Per decenni questa legge è stata usata per perseguitare le minoranze religiose, mettere a tacere il dissenso e regolare conti personali.Il fatto che ci siano voluti 24 anni per correggere un errore giudiziario così grave riflette difetti profondamente radicati nel quadro giuridico del Pakistan”.