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LA SANTA

Angela della Croce, la carità prima di tutto

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L’amore per la Madonna e l’Eucaristia, la grande fiducia nello Spirito Santo e la carità sono i tratti salienti della spiritualità di questa santa spagnola, fondatrice delle Sorelle della Compagnia della Croce. Il suo motto era: «Farsi poveri con i poveri per portarli a Cristo».

Ecclesia 02_03_2023

«Con la dolcezza che diamo alla nostra Beata Madre, Ella ci dona la vita soprannaturale. E con questa nuova vita ci rivestiamo di forza e sconfiggiamo i nemici che cercano di sorprenderci tendendoci delle trappole. Ma non ne abbiamo paura, le affrontiamo e la nostra buona Madre ci aiuta, e siamo vittoriosi nella lotta; e lo spirito del mondo e l’orgoglio e il resto cadono vinti e umiliati ai nostri piedi, e l’orgoglio intimidito non osa alzare la testa». Con queste parole, forti e tenaci come pietre indistruttibili dello Spirito, sant’Angela della Croce (1846-1932), della quale oggi ricorre la memoria liturgica, esortava in una lettera (datata 30 aprile 1923) le sue suore, le Sorelle della Compagnia della Croce.

L’amore per la Vergine, la piena fiducia nello Spirito Santo, l’armoniosa comunione con l’Eucaristia sono i tratti salienti di una spiritualità vigorosa che sembra non avere tempo: sant’Angela della Croce è sicuramente una di quelle figure da riscoprire, soprattutto in un mondo secolarizzato come quello di oggi. Leggere le lettere di sant’Angela è come inabissare il proprio animo nello scandaglio di Dio, elevando il cuore alla preghiera. Il suo carisma è palpabile, non è qualcosa di astratto: lo si comprende bene sia dal suo epistolario sia dalle opere di carità che la compagnia di suore, da lei fondata, continua a svolgere.

María de los Ángeles Guerrero González - questo il nome secolare della santa spagnola - nacque a Siviglia il 30 gennaio 1846. Fin da bambina espresse una particolare devozione ai santi, un profondo amore per la Chiesa. Di lei colpisce un dato biografico: per aiutare economicamente la famiglia, all’età di circa 13 anni iniziò a prestare servizio presso un laboratorio di calzoleria. Fu proprio in questo laboratorio che avvenne un episodio prodigioso: un pomeriggio, nella bottega del calzaturificio, nella stanza dove si riunivano i lavoratori per la recita quotidiana del Rosario, trovarono la piccola María inginocchiata in preghiera, in estasi, miracolosamente sospesa da terra. Il giorno dopo, la proprietaria del laboratorio parlò dell’accaduto al suo confessore, padre José Torres Padilla. Il religioso volle incontrare subito la bambina: fu quello l’inizio del profondo cammino spirituale che la porterà ad emettere i voti perpetui.

Padre Padilla la seguì nella strada verso Dio, ma non solo. La seguì, infatti, anche nel grande progetto che Angela aveva nel cuore: la fondazione di una nuova compagnia di religiose «staccate da tutto, anche da sé stesse, senza avere più terra o più vestiti di quello che indossano perché il loro cuore non possa attaccarsi a niente»: è la radicalità del Vangelo.

Arrivò il 1875, anno determinante per il consolidamento di quello che fino ad allora era stato solo un desiderio del cuore: attorno alla futura santa spagnola si raccolse il primo nucleo della Compagnia della Croce. Josefa de la Peña, Juana María de Castro e Juana Magadón, queste le prime donne che entrarono nella nascente istituzione religiosa: era il 2 agosto 1875. L’anno seguente, il 5 aprile 1876, il cardinale Luis de la Lastra y Cuesta approverà il nuovo istituto. E, sempre nello stesso anno, giungerà da Roma l'autorizzazione alla celebrazione della Santa Messa nel loro primo convento a Siviglia e in tutte le future case.

Nel 1878 padre Padilla morì. Gli successe padre José Álvarez Delgado, suo figlio spirituale e discepolo, che vivrà appieno la spiritualità delle Suore della Croce. Padre Delgado fu fondamentale per la redazione delle costituzioni della Compagnia. L’operato delle religiose nella città spagnola diveniva così sempre più famoso: ormai erano conosciute da tutti i cittadini così come in tutta la Chiesa, tanto che nel 1898 papa Leone XIII concesse all’istituto religioso il pontificio decreto di lode. Sarà Pio X nel 1904 a dare l’approvazione definitiva della Santa Sede. Sant’Angela della Croce, Madre generale della Compagnia dal 1881 al 1928, morì il 2 marzo 1932, alle tre meno venti del mattino.

La carità prima di tutto: questo, in sintesi, il carisma della Compagnia fondata da sant’Angela. Ma a questa parola - carità - ne seguono altre: fra queste, la più importante è senza dubbio “comunità”. La santa spagnola, infatti, sapeva bene che per poter essere vicino ai poveri bisogna essere uniti nella carità: più volte, la religiosa fa riferimento nei suoi scritti all’unità delle consorelle. È questo il segreto di una comunità viva, che lavora con zelo per il Signore, per i fratelli bisognosi. In una missiva rivolta alle consorelle, datata 1 febbraio 1923, rifacendosi alla Prima Lettera di san Paolo ai Corinzi, scrisse al riguardo: «Le membra sono unite tra loro e poi tutte unite alla testa, come avviene per il corpo umano. Il corpo è vivo quando le membra buone e sane svolgono il loro ufficio e sono unite al capo. Se le membra si separano dal capo, è un corpo morto, non c'è comunità».

«Farsi poveri con i poveri per portarli a Cristo», questo il motto di sant’Angela. Queste semplici parole, ancora oggi, ispirano le Sorelle della Compagnia della Croce che continuano l’opera di carità e amore verso i poveri, verso coloro che hanno fame e sete. Al momento della beatificazione, il 5 novembre del 1982, san Giovanni Paolo II disse: «L’esistenza austera, crocifissa, delle Sorelle della Croce, nasce anche dalla loro missione al mistero redentore di Gesù Cristo. Non pretendono di lasciarsi morire inutilmente di fame o di freddo, sono testimoni del Signore, per noi morto e risuscitato. Così il mistero cristiano si compie perfettamente in suor Angela della Croce, che sembra “immersa in una gioia pasquale”. Quella gioia lasciata come testamento per le sue figlie e che tutti ammirano in loro». Nel 2003 lo stesso pontefice polacco la proclamerà santa.