Al teatro parrocchiale si celebra Moana Pozzi. Al parroco sta bene
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Al teatro Fontana di Milano, annesso al celebre santuario di Santa Maria della Fontana del '500 e dato in gestione esterna, sta andando in scena lo spettacolo Moana Porno-Revolution. La protesta dei fedeli e la giustificazione del parroco: «Nulla contro la morale». Ma i video che circolano su internet lo smentiscono.
Lo spettacolo Moana porno revolution va in scena nel teatro parrocchiale, ma per il parroco non c’è nulla che contraddica la morale cristiana. La commedia dell’assurdo che vi raccontiamo oggi ha per palcoscenico il Teatro Fontana, situato nella chiesa santuario di Santa Maria alla Fontana, un gioiello architettonico del ‘500 con la fonte miracolosa ancora oggi luogo di pellegrinaggio.
Come capita per molte realtà parrocchiali, il locale teatro, annesso al complesso che oltre al santuario ospita anche la chiesa parrocchiale, è stato dato in gestione ad una società esterna che, a fronte di un accordo stipulato con la parrocchia, cura la programmazione culturale. E la programmazione culturale offerta dal teatro, la cui direttrice artistica è dal 2024 la regista Ivonne Capece, spazia di qua e di là. Un modo per la parrocchia di far quadrare i bilanci. Ma a che prezzo?
È forse questo il punto di questa assurda vicenda che mescola il pruriginoso di spettacoli artistici spacciati per capolavori con la pilatesca giustificazione di parroci distratti, che si convincono della buona fede di direttori artistici e registi in cerca di disperato successo senza però andare a guardare dentro le cose.
Così, ha debuttato ieri sera e resterà in cartellone fino a giovedì lo spettacolo Moana – porno revolution, scritto e interpretato da Irene Serini e diretto da Marcela Serli. Qualche info? Sul sito del teatro, la presentazione è affidata a parole di questo tenore: «Un capolavoro comico che, a distanza di anni dal debutto, torna in scena con la forza intatta del suo sguardo poetico e anticonvenzionale». Nientemeno.
Il parroco di Santa Maria alla Fontana, don Maurizio Lucchina, lo spettacolo dice di non averlo visto, però si è fatto mandare dalla direttrice del teatro una sinossi della trama (la trama applicata agli spettacoli che parlano di porno è sempre un qualcosa di estremamente naif) ed è pronto a dire che «non contrasta con la morale». «Va detto che la parrocchia è solo proprietaria dei muri – spiega don Maurizio alla Bussola -. In quanto allo spettacolo, ho avuto rassicurazione dalla direttrice del teatro che non contrasta con la morale cristiana. Del resto, il riferimento a Moana Pozzi è solo nel titolo…».
La risposta del parroco è costruita con fermezza, quasi noncuranza, dopo due giorni di sommovimenti tellurici dentro e fuori la parrocchia. L’associazione Iustitia in Veritate, infatti, aveva scoperto venerdì dell’esistenza dello spettacolo in programmazione e ha denunciato la cosa con un comunicato stampa eloquente: «Come indicato nella brochure di presentazione, si tratta di uno spettacolo che celebra la diva “icona del proibito” ma, si badi bene, “educata, intelligente, raffinata”, che “era dove gli altri non osavano guardare. L’incredibile cult... con la forza intatta del suo sguardo dissacrante e poetico. E anche molto molto divertente: perché ridere è eccitante».
In effetti, Francesco Fontana, avvocato e presidente dell’associazione Iustitia in veritate, ha notato che due giorni dopo l’uscita del suo comunicato, domenica, la locandina con lo spettacolo era scomparsa dalla bacheca del teatro. Segno che dopo la denuncia di IiV qualcuno si è attivato se non proprio per cancellare del tutto lo spettacolo almeno per camuffarne le tracce. «Devono aver ricevuto un qualche tipo di richiamo dai piani alti», sospetta Fontana.
Ma il monologo è stato confermato e stasera andrà in scena la prima delle tre repliche previste. In biglietteria, una solerte impiegata ci informa che il biglietto costa 25 euro, ma per gli over 75 è prevista una riduzione a 12 euro.
«Non si sa quante volte è stato affermato che la realtà supera la fantasia – ha detto Fontana -, ma neanche una immaginazione bizzarra avrebbe potuto concepire tale grottesca scansione degli eventi, che riporta alla triste realtà di una incapacità quanto meno di controllo, la cd culpa in vigilando, che peraltro, nella deriva della chiesa di oggi, non si sa neanche più a chi imputare».
Secondo Fontana, infatti, il parroco non può cavarsela con una scrollata di spalle perché la parrocchia ha dato in gestione ad altri l’immobile, peraltro a fronte di un, immaginiamo, lauto affitto. «È responsabilità dei laici di quella parrocchia o del proprietario dei “muri” del Teatro dato in gestione?», commenta Fontana.
«In ogni caso è possibile che in un luogo di rilevanza storica mondiale, all’interno del cd consiglio pastorale o degli affari economici, o in capo a chi è incaricato di gestire le proprietà della Chiesa e delle sue pertinenze, in questo caso del Teatro di Santa Maria alla Fontana – così è da sempre conosciuto – non ci si sia posto il problema e nessuno abbia tutelato la sacralità del luogo, redigendo magari un contratto con le dovute clausole di rispetto del Santuario dedicato alla Madre di Dio?».
Il parroco, però, per cercare di cavarsela da una polemica, che rischia di esplodergli tra le mani, vista la contemporaneità delle repliche, tra l’altro, a noi ha detto che è meglio sentire la direttrice del teatro per avere le rassicurazioni richieste.
Ma non serve. Come evidenzia questo video trovato su internet e che mostra appena nove minuti dello spettacolo, si vedono riferimenti espliciti a sesso orale e atti sessuali spinti. Forse al parroco non è stato fatto vedere nulla di tutto questo, ma è sufficiente per avanzare qualche riserva sulla decisione di ospitare dentro un teatro parrocchiale, un’oscenità del genere, con o senza nudità esplicite, perché per certi porno basta soltanto la parola. E forse non gli è stato mostrato nemmeno questo video, sempre tratto dallo spettacolo, in cui l'autrice si rivolge a Moana: «Non hai mai avuto oaura del giudizio di Dio, non hai mai avuto paura di andare all'inferno». Insomma, se non è una celebrazione questa...
Forse il parroco ha fatto finta di nulla, o forse non ha voluto guardarci dentro davvero. Eppure, non era difficile. Sulla pagina Facebook del teatro Fontana anche ieri si potevano leggere queste parole della sceneggiatrice dell’“opera”: «Cristo è morto a 33 anni, come Moana Pozzi. Fu crocifisso e il terzo giorno resuscitò. Moana no». Il nome della “regina del porno” sarà anche uno specchietto per le allodole, ma in quanto a blasfemia non c’è male. Disattenzione o calcolo? Dabbenaggine o cinica spregiudicatezza? Oppure un'arrendevolezza alle seduzioni del mondo che mostra una povertà di azione e di testimonianza? Qualunque sia la motivazione di questo ennesimo pasticcio, anche questa volta la Chiesa ci fa la figura misera del turlupinato di turno. E non basta la buona fede ad assolverla.


