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EGITTO

Al Sisi libera il culto: una chiesa per ogni moschea

L'Egitto è uno dei Paesi in cui i cristiani sono perseguitati e i cambiamenti di regime degli ultimi unidici anni non hanno migliorato la situazione. L'attuale presidente, Al Sisi, comunque, sta varando una serie di riforme per liberare i cristiani dal loro status di cittadini di serie B. Fra cui la costruzione di una chiesa per ogni moschea. 

Libertà religiosa 09_03_2022
Chiesa copta in Egitto

L’Egitto è uno dei paesi in cui i cristiani sono perseguitati. Compare al 20° posto nell’elenco 2022, compilato dall’associazione Open Doors, dei 50 stati in cui il livello della persecuzione contro i fedeli è estremo o molto elevato. Quasi il 90% della popolazione del paese è musulmana sunnita, i cristiani, in gran parte copti, sono poco più di 16 milioni sul totale di 104 milioni. L'islam integralista che in Egitto continua a esercitare una notevole influenza sulla popolazione, specie quella rurale, è responsabile delle violenze, delle discriminazioni, delle vessazioni inflitte ai cristiani. Tuttavia, a differenza di altri paesi islamici, gli egiziani cristiani possono sempre più contare sul concreto sostegno del presidente della repubblica Abdel Fattah al Sisi e del suo governo, tangibile e in virtù del quale, rispetto al 2021, il paese è sceso ben di quattro posizioni nell’elenco Open Doors.  

Nei giorni scorsi si è avuta una importante conferma della determinazione del presidente al Sisi a tutelare i cristiani. A febbraio è stato disposto infatti, nell’ambito del programma di sviluppo urbanistico avviato nel paese, che ogni nuovo distretto urbano abbia una chiesa, a norma del piano regolatore, a prescindere dal numero dei cristiani che ne potranno usufruire. In una recente riunione con i membri del governo responsabili dei progetti urbanistici, il presidente ha espresso il suo impegno a garantire la libertà di culto a tutti i cittadini egiziani, minoranze incluse, e l’effettiva possibilità di praticarlo partecipando in luoghi consoni a celebrazioni, riti e altre attività religiose: “dove c’è una moschea – ha detto – deve esserci una chiesa. E se la chiesa da costruire verrà frequentata anche soltanto da cento persone, bisogna costruirla ugualmente. Così nessuno dovrà riunirsi in un appartamento e presentare quella abitazione privata come una chiesa”.

La decisione del governo conforta e rassicura le comunità cristiane. “È bello che la dirigenza politica si sia impegnata a garantire la presenza almeno di una moschea e di una chiesa in ogni nuova realtà residenziale urbana”. Così si era espresso il patriarca copto ortodosso Tawadros II nell’omelia pronunciata il 7 febbraio durante la messa di inaugurazione della chiesa dedicata alla Santa Vergine Maria d’Egitto a El Salam City, un distretto residenziale in prossimità del Cairo, edificio che sorge su un’area di oltre mille metri quadrati.  “La costruzione di luoghi di culto durante l’era del presidente al Sisi – ha commentato Andrea Zaki, presidente della comunità evangelica egiziana – ha assunto una rilevanza nazionale e non sarà dimenticata nella storia dell’Egitto moderno”.

In precedenza un’altra importante iniziativa fortemente voluta dal presidente al Sisi è stata la legge che ha normalizzato la situazione degli edifici di culto cristiani. La legge, approvata nel 2016, ha rappresentato un notevole passo avanti rispetto a quella del 1934, di epoca ottomana, che tra l’altro vietava di costruire chiese vicino a scuole, canali, edifici governativi, ferrovie e aree residenziali. La sua applicazione rigida ha impedito a diverse comunità cristiane di dotarsi di una chiesa, anche solo di una cappella, soprattutto nelle aree rurali dell’Alto Egitto. Nel 2016 è stato poi istituito un comitato governativo incaricato di verificare la conformità alle regole edilizie dei luoghi di culto cristiani e delle loro pertinenze costruiti nel corso degli anni. Il comitato ha già verificato e messo in regola quasi 2mila chiese. La legalizzazione degli edifici religiosi cristiani oltre a consentire libertà di culto toglie agli integralisti islamici il pretesto di una struttura non a norma o priva di regolari permessi di costruzione per fomentare violenze contro i cristiani. Nel gennaio del 2021, inoltre, in seguito a una sentenza del Gran Mufti d’Egitto Shawki Allam, il governo ha concesso ai musulmani di lavorare o prendere parte alla costruzione e al restauro di chiese, cosa fino ad allora proibita.

Un ulteriore segno della volontà di al Sisi di liberare i cristiani dallo status di cittadini di seconda classe e di neutralizzare l’ostilità dei movimenti integralisti è stata la nomina, per la prima volta nella storia del paese, di un cristiano alla carica di presidente della Suprema Corte Costituzionale. Il 9 febbraio il capo dello Stato ha firmato il decreto che attribuisce l’incarico al giudice cristiano copto Boulos Fahmy, 65 anni, già vice presidente dell’istituzione, autore di numerosi libri e saggi. La Suprema Corte Costituzionale è stata istituita nel 1979. La costituzione in vigore dal 2014 riconosce i principi della shari’a (la legge islamica) come principale fonte della legislazione e compito della Suprema Corte è deliberare in merito alla costituzionalità di leggi e regolamenti emanati dalle autorità competenti. Inoltre rappresenta l’istanza suprema a cui ricorrere in caso di conflitti di giurisdizione.

Per finire è in discussione al parlamento la nuova legge sullo statuto personale dei cittadini cristiani che prevede concessioni ai fedeli anche in materia di diritto di famiglia. In attesa della sua approvazione, un segno dei cambiamenti in atto nel paese è stata la sentenza emessa a febbraio da un tribunale che ha dato parere favorevole alla richiesta di una donna cristiana che i beni del padre defunto fossero divisi equamente tra lei e i suoi fratelli benché la legge islamica disponga diversamente. Il giudice ha motivato la sentenza dicendo che i cristiani hanno diritto a seguire le loro norme in materia di eredità.