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IL CASO

Agli ambientalisti il Papa fa male Pure se è "verde"

"Xi cambia l’aria: la Cina ridurrà i gas serra dal 2017”, così il titolo in prima pagina dell’Avvenire del 26 settembre. La notizia è riportata da tutti i mass media, quasi tutti sembra mettano in relazione la coincidenza tra la visita in America del Papa “verde”, che parla di custodia del Creato, e gli impegni ambientali presi da Obama e Xi.

Editoriali 30_09_2015
Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese

“Xi cambia l’aria: la Cina ridurrà i gas serra dal 2017”, così il titolo in prima pagina dell’Avvenire del 26 settembre.  All’interno il sommario spiega: “L’annuncio del presidente in visita da Obama. Asse con gli USA per la riduzione dei gas serra” (clicca qui). La notizia è riportata da tutti i mass media, quasi tutti sembra mettano in relazione la coincidenza tra la visita in America del Papa “verde”, che parla di custodia del Creato, e gli impegni ambientali presi da Obama e Xi.

 Ma di che si sta parlando? Sulla svolta verde di Obama su la Nuova Bussola è già stato detto (clicca qui) , per i cinesi approfondiamo di cosa si tratta. Per capirlo rileggiamo con attenzione alcune frasi scritte su Avvenire: «Pechino varerà nel 2017 un programma per ridurre i gas serra e fisserà i prezzi per un sistema nazionale di compravendita dei diritti di emissione di CO2. La decisione, come ha anticipato il New York Times, fa parte dello sforzo “ambizioso” di Cina e Usa “di utilizzare il proprio ascendente internazionale per far fronte al cambiamento climatico ed esercitare pressione sulle altre nazioni affinché si uniformino». Il sistema che applicherà la Cina si chiama cap-and-trade: il governo fissa un limite alla quantità di emissioni inquinanti; nel caso non arrivino a quel limite, le aziende possono vendere i loro permessi di inquinamento, oppure in caso contrario acquistarli. Le aziende più inquinanti possono in questo modo continuare a inquinare più del permesso, purché il livello generale delle emissioni rimanga entro il limite fissato».

Ma quanto è il limite fissato? Nessuno lo dice! Finché non si saprà più di un impegno si tratta di uno slogan del tipo “meno emissioni per tutti”. Ma la parte più interessante è che i cinesi per salvare l’ambiente applicano come soluzione quella del vituperato mercato, il sistema cap-and-trade. Ma che dice l’enciclica di Papa Francesco al riguardo? Andiamo a leggere il n.171 «La strategia di compravendita di “crediti di emissione” può dar luogo a una nuova forma di speculazione e non servirebbe a ridurre l’emissione globale di gas inquinanti. Questo sistema sembra essere una soluzione rapida e facile, con l’apparenza di un certo impegno per l’ambiente, che però non implica affatto un cambiamento radicale all’altezza delle circostanze. Anzi, può diventare un espediente che consente di sostenere il super-consumo di alcuni Paesi e settori». (clicca qui).

Avete letto bene! Quello che hanno annunciato di fare i cinesi, sull’esempio di quanto fanno gli europei da tempo con la borsa dei carbon-credit, quello che Avvenire annuncia come un cambio dell’aria, non è quello che il Papa vorrebbe sull’ambiente o almeno è una soluzione che presenta molti rischi. Eppure mass-media, ecologisti, politici, tutti osannano contemporaneamente sia le indicazioni del Papa “verde” sia la scelta della Cina. Eppure son ben differenti! Ad esempio nessuno esamina come potrà essere controllato da terzi, realisticamente, un mercato del carbonio che riguarderà solo la Cina. Concludendo, con la scusa del Papa e della salvezza del Pianeta, senza accorgercene in molti abbiamo gioito al fatto che la Cina aprisse alla finanza “verde”.  Eppure proprio a quelli che credono che la CO2 è un inquinante non dovrebbe piacere l’idea che chi è più ricco può comprare più crediti per emettere. L’assurdo principio del “chi inquina paga” abitua a vedere come legittimo che i ricchi possono inquinare pagando, i poveri con i soldi continueranno a stento a potersi solo comprare da mangiare, i cittadini pagheranno oneri “verdi” per emettere in modo da poter fare le stesse cose che si facevano prima.

Alcuni ecologisti conoscono bene la speculazione finanziaria (clicca qui). Possibile che nessuno si chieda, tra i tantissimi ambientalisti in buona fede, come mai quella che loro ritengono la salvezza del pianeta, la riduzione delle emissioni di CO2, alla fine è stata riposta nelle mani delle speculazioni in Borsa? Come mai alcuni mass-media, tanti movimenti ecologisti, i fratacchioni no global, gruppi di “indignati”, a fasi alterne sono contro il mercato che ha causato la crisi economica e a favore del mercato che salva l’ambiente creando una nuova commodity, i cosiddetti carbon credit?