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Addio green pass, ma restano sul campo i danneggiati

Con l'eliminazione del green pass da ospedali e Rsa la pandemia si può dire finalmente archiviata e la "guerra" finita. Ma restano sul campo i feriti: sono i danneggiati da vaccino che da tempo chiedono ascolto e cure. E ora vogliono far parte della futura commissione parlamentare Covid. 

Editoriali 15_12_2022

Il Senato ha definitivamente abolito il green pass negli ospedali e nelle Rsa grazie ad un emendamento di Fratelli d’Italia. Il passaggio alla Camera sarà una pura formalità. Poco importa la contrarietà di un numero alto di senatori (92 contro 75 e tra questi anche Licia Ronzulli di Forza Italia). Quel che conta è che finalmente lo strumento di tracciamento e selezione-discriminazione che ci ha accompagnato per più di un anno sia andato in soffitta.

Dicendo addio a green pass e obblighi possiamo finalmente anche dire addio alla stagione pandemica. L’immagine è quella di un esercito che termina la guerra e smantella l’accampamento, ritira le armi e si appresta a riappropriarsi della normalità.

Volendo proseguire con la metafora bellica, però, c’è qualcuno che è rimasto sul campo di battaglia e non è stato ancora soccorso: sono i danneggiati da vaccino. Non sappiamo neanche quanti siano, un censimento non è mai stato fatto perché la farmacovigilanza dell’Aifa è stata carente e non è stata mai promossa. Ma sappiamo che sono tanti. E soprattutto che ci sono ancora, col loro carico di dolore quotidiano che si unisce alla beffa di sapersi ignorati dalle istituzioni, dalle Asl, dai grandi giornali, dalle virostar che ancora – dopo due anni! – imperversano nelle gazzarre televisive.

Sono migliaia, il solo Comitato Ascoltami ne conta più di 2000 e anche in questi giorni continua a ricevere adesioni e richieste di aiuto. Ma sono molto più e questa indeterminatezza dovrebbe indurre le autorità, come prima cosa, a censirle seriamente, adesso che la “guerra è finita” e sul campo restano solo le macerie dei danneggiati.

Sono fantasmi, perché sono ignorati sistematicamente dai loro stessi medici, dagli ospedali, dalle università di ricerca, dai ministri che nel frattempo si sono susseguiti in questi anni. Di loro non si parla, i pochi che cercano di dare voce alle loro storie vengono silenziati dai media (chi scrive è stato più volte bannato da Facebook per questo motivo), la grande stampa non ha mai raccontato una sola volta una miocardite, una sindrome di Guillaine Barré, una fibromialgia, un solo tremore, un solo bruciore, una sola delle tantissime invalidità che per un numero impressionante è diventata permanente.

Sono dimenticati: «È il nostro principale terrore», spiega Federica Angelini, maestra veronese, fondatrice, anima e colonna di Ascoltami che raccontò nell’agosto ’21 alla Bussola quei misteriosi e inspiegabili bruciori e che oggi, dopo aver fondato il Comitato, si batte senza sosta per un riconoscimento che nessuno sembra essere intenzionato a darle. «La fine della pandemia sta portando ormai tutti – come comprensibile – a ritrovare normalità nella propria vita, ma noi ci saremo sempre, e il nostro dramma ce lo porteremo dentro condividendolo con i nostri famigliari che stanno pagando da tempo un prezzo molto alto.

Sono inascoltati. «L’ultima pec al nuovo Governo è stata inviata non più tardi di 20 giorni fa. Nessuno mi ha ancora chiamata, nessuno si è fatto vivo, nessuno – nonostante vaghe e interessate promesse – ha mostrato di prendere in mano la nostra situazione. In fondo, non chiediamo troppo».

Dopo il manifesto elettorale in cui si chiedeva insistentemente l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta indipendente, Ascoltami oggi avanza anche la richiesta di poterne fare parte, una volta istituita: «Una commissione sui vaccini deve avere un danneggiato tra i componenti, altrimenti è una presa in giro. Lo stiamo chiedendo al vice-ministro alla Salute, Marcello Gemmato. Vorremmo una società fondata sul calore della compassione e dell’unione. Noi siamo le prime e uniche vittime, assieme a chi sul campo di battaglia è caduto e non si è più rialzato perché è morto, di covid o di vaccino. Noi abbiamo creduto nel vaccino e siamo rimaste scottate, ma lo Stato questo non ce lo ha mai riconosciuto».

La pandemia è finita, la normalità cerca di farsi largo, ma sul campo di battaglia sono rimasti i feriti. Non è stato il governo dei migliori a raccoglierli, sarà il governo Meloni a raccogliere questo grido di allarme? Bisogna trasformare questa compassione in una precisa volontà politica e prendere coscienza una volta per tutte che il miracoloso vaccino arrivato al Brennero come il santo Graal, non è stata una panacea per tutti. Per molti, moltissimi, è stato l’inizio di un calvario che continua ancora oggi.