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PIANO INCLINATO

Aborto, la Nuova Zelanda approva una legge estrema

Con 68 voti a favore e 51 contrari il Parlamento neozelandese ha approvato una legge che amplia notevolmente le maglie dell’aborto, già permesso in più casi. Bocciato l’emendamento sul referendum che avrebbe consentito ai cittadini di esprimersi sulla nuova legge, a cui sono contrarie le famiglie con bambini Down e la stragrande maggioranza delle donne. Ma non il primo ministro Jacinda Ardern e la lobby abortista.

Vita e bioetica 24_03_2020

La Nuova Zelanda cede alle lobby pro aborto e il referendum popolare promesso non si farà. L’8 agosto scorso, alla prima lettura in Parlamento, il testo promosso dai Laburisti e sostenuto dai Verdi aveva visto un’ampia maggioranza con 94 voti a favore e soli 23 contro. Poi, a ottobre, era sceso in campo con i pro vita l’ex primo ministro Bill English che, insieme alla moglie, aveva tenuto un’impressionante audizione, nella quale aveva descritto la nuova proposta normativa come una sciagura e una vergogna.

Nonostante l’opposizione di chiese e politici, la pressione pro aborto è comunque cresciuta in questi mesi e si sono addirittura andati pubblicando studi cosiddetti “scientifici”, come quello basato sull’esperienza di circa 600 donne californiane, pur di affermare che la maggior parte di loro, a 5 anni dal proprio aborto, non erano per nulla pentite della scelta fatta. Ogni genere di polemica e caso eclatante, persino ‘ricerche’ infondate, pur di sostenere le ragioni dell’aborto nel Paese. Deprimente ma, purtroppo, efficace per l’approvazione finale del testo.

Infatti, negli scorsi giorni, il testo finale della legge che liberalizza totalmente l’aborto nel Paese è stato approvato con 68 voti a favore e 51 contrari. L’aborto era già legale ma era sottoposto ad alcuni limiti, venendo ammesso ‘solo’ quando la donna era in pericolo per la sua vita, la sua salute fisica o mentale, o se esisteva il rischio che il feto fosse handicappato. In tutti gli altri casi era un crimine penalmente perseguibile, ai sensi del Crimes Act del 1961. La legislazione precedente prevedeva anche che gli aborti dopo le 12 settimane di gestazione fossero eseguiti in “istituti autorizzati”. Gli aborti dovevano essere autorizzati da due medici (indicati come “consulenti di certificazione” ai sensi della legislazione), uno dei quali doveva essere un ginecologo o un ostetrico. Ora le novità spazzano via, con la vita del nascituro, tutti questi pochi ‘limiti’.

Innanzitutto, l’aborto non sarà più un crimine, non saranno necessari consulti medici se si vorrà procedere prima delle 20 settimane di gestazione e basterà la decisione della donna e la prova di aver discusso con il proprio medico. Dopo le 20 settimane? Certamente si potrà abortire, ma sarà necessario comprovare che l’aborto serva per salvare la vita della madre e prevenirle “seri danni alla salute”.

Le novità di questa decisione sono almeno tre. La prima: ad ogni voto parlamentare (il Parlamento neozelandese è unicamerale), il testo ha perso consensi, passando dai 94 a favore dello scorso anno, ai 68 della scorsa settimana. Dunque, nei parlamentari neozelandesi, con il trascorrere del tempo, è cresciuta la consapevolezza della tragedia che stavano approvando e della terribile legislazione che avrebbero promosso nel Paese.

La seconda, forse conseguenza della prima, è stata l’abolizione del referendum sulla legge, programmato inizialmente per il prossimo settembre. Purtroppo, nonostante le promesse fatte dai Laburisti ai propri partner di coalizione governativa (soprattutto al partito neo conservatore di New Zeland First, da sempre contrario alla legislazione abortista) di sottoporre la legislazione a un referendum popolare, l’emendamento sul referendum è stato bocciato. Il popolo neozelandese non voterà dunque sull’aborto, perché una spietata maggioranza ha preferito sostituirsi alla volontà popolare. È da valutare se e come, nelle prossime settimane, potrà resistere questa coalizione che si è dimostrata, per parte Laburista, totalmente sleale verso  i propri alleati e il proprio popolo.

La terza nota è positiva, se così possiamo dire: non sono previste limitazioni quali “safe zone”, cioè aree in cui i promotori della vita non possano recarsi. Si potrà pregare e invitare le donne a riflettere sulla propria scelta di abortire sino alla porta della clinica della morte.

La nuova legge approvata è una delle più estreme al mondo. Prevede infatti che: l’aborto sarà disponibile su richiesta, di fatto per qualsiasi motivo e fino alla nascita; l’aborto selettivo, per sesso e malattia, non è vietato e dunque sarà legalizzato; non ci sarà alcun obbligo legale per prendersi cura dei bambini nati vivi dopo un aborto ‘fallito’; ogni metodo abortivo sarà lecito.

Oltre alle varie iniziative intraprese dai pro life nelle ultime settimane, vale la pena ricordare la toccante lettera inviata al primo ministro del Paese dalle famiglie di oltre 1200 bambini con sindrome di Down, nella quale si chiedeva di introdurre un emendamento che escludesse ogni pratica eugenetica. Il capo del Governo, Jacinda Ardern, nemmeno si è degnata di rispondere, né ha mosso un dito per evitare che la deriva eugenetica e la selezione umana possano praticarsi, tramite aborto, nel Paese. La legittimazione dell’omicidio dei bambini è un fatto anche per i neozelandesi: tutto ciò nonostante molti sondaggi dimostrino che i cittadini sono contrari all’aborto. In particolare le donne sono contrarie ai cambiamenti introdotti, con solo il 2% che sostengono l’aborto disponibile su richiesta fino alla nascita, il 93% delle donne che si oppongono all’aborto selettivo per sesso e il 94% che sostengono gli attuali limiti e restrizioni legali.

Ricordiamo il primo ministro Jacinda Ardern quando, meno di due anni orsono, mostrava a tutti i media mondiali la sua gravidanza e la sua felicità per la nascita del primo figlio. Ora, invece, si dice felice e fiera della nuova legge che ucciderà i bimbi neozelandesi. Nemmeno la sua stessa esperienza reale, prima di gestante e poi di mamma, è riuscita a sconfiggere, l’ideologia e l’interesse mortale dell’aborto. Una sconfitta per lei e per tutti.