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FRANCIA

Zemmour, la lotta solitaria dell'intellettuale anti-immigrazione

Eric Zemmour viene periodicamente processato e multato, o quantomeno redarguito, per le sue idee. Giornalista e saggista ebreo di origine algerina, dovrebbe essere l'incarnazione del cosmopolitismo, invece è un gollista convinto ed è contrario alla politica delle porte aperte all'immigrazione, islamica in particolare. La sua difesa della Francia (e dell'Occidente) dà scandalo. 

Cultura 18_11_2020
Eric Zemmour

Eric Zemmour è un giornalista e saggista francese, ebreo di origine algerina, nato a Montreuil, in Francia nel 1958. Scrive su Figaro, grande quotidiano francese di orientamento conservatore.

Nel suo libro Le Suicide Français, si schiera apertamente contro l'immigrazione, il multiculturalismo e la globalizzazione della società francese. Avversa l'egemonia culturale della sinistra, cominciata nel Sessantotto, sostenendo che "l'ideologia antirazzista e multiculturale della globalizzazione sarà per il Ventunesimo secolo quello che il nazionalismo è stato per il Diciannovesimo e il totalitarismo per il Ventesimo: una fede messianica e guerrafondaia nel progresso, che trasforma il conflitto tra nazioni in un conflitto all'interno delle nazioni". E' diventato molto popolare da quando dal 2019 è ospite permanente alla trasmissione del giornale televisivo delle ore 19 di CNews, che da quando c'è lui a quell'ora è la più seguita di tutte in Francia.

Da questo pulpito critica il sistema francese, senza alcuna concessione al politicamente corretto. Non ha alcun timore reverenziale verso la “casta”, diremmo noi italiani, l’élite politico mediatica, che a suo dire limita la libertà di espressione ed impedisce di chiamare le cose col loro vero nome. In una lunga intervista su Valeurs Actuelles, il giornalista, che lo intervistava, ha chiesto ad un certo punto che cosa farebbe se fosse al potere, se fosse lui il Presidente. Zemmour si schernisce, ma poi aggiunge che tante sono le rotture necessarie nell’attuale sistema, per operare i cambiamenti da fare immediatamente.

Dice testualmente: “… ma se acconsento a fare questo gioco (cioè far finta di essere il presidente), direi che la prima rottura riguarderebbe ovviamente la politica dell'immigrazione in senso lato, poiché penso che sia la questione essenziale, anche esistenziale. Gli immigrati non avrebbero più il diritto di decidere sulla politica di immigrazione in Francia. Questo fatto avrebbe molte conseguenze. Aboliremmo il ricongiungimento familiare; il matrimonio con uno straniero - 90.000 all'anno - non permetterebbe più il suo arrivo in Francia o la sua naturalizzazione automatica dopo due anni, decideremmo che gli studenti stranieri devono pagare di più e che possiamo sceglierli, che il diritto di asilo sarebbe sospeso o non potrebbe essere richiesto in Francia, ma nei consolati all'estero, che il diritto del suolo (ius soli) sarebbe abolito, che gli assegni familiari non sarebbero più corrisposti agli stranieri. Verrebbero mantenute le misure assicurative (sicurezza sociale, ecc.). Ma le misure di solidarietà nazionale sarebbero riservate ai cittadini francesi. Espelleremmo i delinquenti stranieri, elimineremmo la doppia nazionalità per i non europei ed estenderemmo i casi di decadenza della cittadinanza ... Insomma, torniamo a quanto si faceva in Francia fino agli anni '70”.

Il giornalista obbietta: “Stai parlando di quelli che stanno arrivando. Ma cosa fare per chi c'è già, francese, e chi non si integra?” “L’ho detto: espulsione di tutti i delinquenti stranieri, privazione della nazionalità in caso di reato grave, chiusura di tutte le moschee salafite o moschee detenute dai Fratelli Musulmani, divieto di tutte le associazioni straniere come avveniva prima, abolizione del diritto di ricorso in giudizio delle associazioni (abolizione della legge Pleven), abolizione di tutte le sovvenzioni alle associazioni per la difesa degli stranieri, ripristino della legge sui nomi francesi… Molte sono le misure da prendere. E lì c’è una rottura”.

Nel frattempo una nuova condanna. Venerdì 25 settembre, il polemista è stato multato di 10mila euro per insulto e incitamento all'odio dopo una “violenta diatriba” su islam e immigrazione nel settembre 2019 durante una manifestazione politica a Parigi. Il tribunale della capitale lo ha condannato per i commenti fatti il 28 settembre 2019, in apertura di un incontro chiamato "Convenzione di destra" e organizzato e promosso da Marion Marechal, ex deputata e nipote di Marine Le Pen, ora direttrice di una scuola di scienze politiche da lai stessa fondata

Una nuova polemica, è scoppiata e si prevedono nuove incriminazioni per il giornalista. Mercoledì 30 settembre, invitato a discutere sul set di CNews sui giovani immigrati, afferma esplicitamente: "Non hanno niente da fare qui, sono ladri, sono assassini, sono stupratori, ecco tutto. Devono essere rimandati indietro”. La conduttrice della trasmissione Christine Kelly è intervenuta e gli ha fatto notare che “non tutti i minori non accompagnati sono necessariamente stupratori”. E il giornalista ha poi riformulato il suo intervento: “non tutti i minori non accompagnati sono stupratori, ladri, hai ragione, ma la responsabilità della Francia e del governo è di non correre questo rischio. Finché ce n'è uno solo, non dobbiamo lasciarli entrare. Perché è uno stupratore, un ladro, un potenziale assassino che perseguita i francesi. La responsabilità del governo non è l’umanitarismo per gli stranieri, è la protezione dei francesi”. Dopo gli atti di terrorismo in Francia, non gli si può dare del tutto torto, ma per la sua opinione dovrà subire un altro processo?