Zelensky non vuole cedere territori, ma gli ucraini vogliono la pace
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In attesa del vertice Putin-Trump in Alaska, appare evidente che Mosca non rinuncerà alle cessioni territoriali di almeno quattro regioni più la Crimea. Zelensky non vuole “regalare” terre ai russi, ma un sondaggio di Gallup mostra che la gran parte degli ucraini vuole dei negoziati subito.
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In attesa di comprendere se dal summit in Alaska tra Vladimir Putin e Donald Trump potrà emergere un possibile negoziato di pace, in Ucraina governo e popolazione sembrano sempre più divisi circa il da farsi. Al di là delle ipotesi e delle illazioni che circolano in questi giorni negli ambienti politici e sui media internazionali circa i possibili contenuti di un accordo, che molto probabilmente verrà deciso da Trump e Putin e poi “spiegato” a europei e ucraini, appare evidente che Mosca non rinuncerà alle cessioni territoriali di almeno quattro regioni più la Crimea che costituiscono da sempre uno dei punti fermi delle condizioni poste da Putin per un cessate il fuoco.
Del resto, l’andamento della guerra sui campi di battaglia favorisce le pretese russe poiché gli ucraini sono sempre più in difficoltà, lungo i 1200 chilometri di fronte, rispetto alle avanzate quotidiane delle truppe di Mosca. «Gli ucraini non regaleranno la loro terra all'occupante, la risposta alla questione territoriale ucraina è già nella Costituzione dell'Ucraina. Nessuno si discosterà da questo, e nessuno potrà farlo», ha scritto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Gli ucraini difendono ciò che è loro» e «non ricompenseremo la Russia per ciò che ha fatto», ha aggiunto il leader sottolineando che «il popolo ucraino merita la pace. Ma tutti i partner devono capire cosa sia una pace dignitosa. Questa guerra deve finire, e deve essere la Russia a porvi fine. È stata la Russia a iniziarla e a trascinarla, ignorando tutte le scadenze, e questo è il problema, non altro», ha affermato Zelensky.
Dichiarazioni orgogliose, quelle di Zelensky, ma del tutto prive di realismo. I territori perduti, circa il 20 per cento del totale, non sono stati “regalati” dagli ucraini ma conquistati dai russi al prezzo di dure battaglie. La «pace dignitosa» non esiste: l’unica pace a cui la Russia oggi intende guardare è quella imposta dal campo di battaglia o da un negoziato che prenda spunto dalla situazione militare. Superfluo osservare che se gli ucraini avessero respinto i russi oltre confine non ci sarebbe bisogno di negoziare nulla. Per questo oggi Kiev si trova nella scomoda situazione di decidere di negoziare e perdere cinque regioni oppure continuare a combattere e magari perderne di più entro qualche mese. Col rischio peraltro che sia l’intero Stato ucraino a collassare. Certo, Zelensky ha rilasciato queste dichiarazioni dopo che su alcuni media, come Bloomberg e Wall Street Journal, sono trapelate indiscrezioni secondo cui il piano che stanno elaborando Washington e Mosca prevede la cessione alla Russia dei territori occupati, ma non sembrano esserci alternative per fermare le ostilità.
Alla fermezza bellicosa di Zelensky e dei suoi ministri non sembra comunque corrispondere un’analoga determinazione da parte della popolazione ucraina. Secondo un sondaggio dell’American Gallup Institute, il 69% degli ucraini si dice favorevole a porre fine alla guerra attraverso negoziati il prima possibile. Secondo il sondaggio di Gallup, condotto dall’1 al 14 luglio 2025, solo il 24% degli intervistati è favorevole a «continuare la lotta fino alla vittoria». I dati emersi indicherebbero un rovesciamento radicale dell’opinione pubblica rispetto al 2022, quando il 73% era a favore della guerra fino alla vittoria dell’Ucraina e il 22% riteneva necessario che l’Ucraina cercasse una soluzione negoziata alla guerra il prima possibile. Allo stesso tempo, il sondaggio indica che la maggior parte degli ucraini è scettica circa l’imminente fine delle ostilità: il 25% ritiene che i combattimenti cesseranno entro i prossimi 12 mesi, anche se solo il 5% lo considera «molto probabile» mentre circa 7 su 10 ritengono «abbastanza o molto improbabile» che i combattimenti attivi finiscano nel 2026. Dato difficile da interpretare ma che potrebbe fotografare la consapevolezza che il governo di Kiev non accetterà cessioni territoriali e terminerà la guerra con una disfatta totale il prossimo anno.
I risultati si basano su un campione di almeno mille intervistati di età superiore ai 15 anni, residenti in Ucraina. Alcuni territori sotto il controllo russo, che rappresentano circa il 10% della popolazione, sono stati esclusi dai sondaggi condotti dopo il 2022 a causa della mancanza di accesso. A completare il quadro, secondo Gallup, c’è il fatto che negli ultimi anni l’opinione degli ucraini sul governo statunitense è crollata, mentre è aumentata quella positiva sulla leadership tedesca. Tre anni fa, circa due terzi degli ucraini approvavano la leadership degli Stati Uniti. Nell’ultimo sondaggio, tale percentuale è scesa al 16%, riflettendo le nuove tensioni tra i due Paesi dall’insediamento di Trump a gennaio.
Sebbene il calo rispetto allo scorso anno sia stato sostanziale (nel 2024 l’approvazione della leadership statunitense era del 40%), l’opinione positiva nei confronti della leadership statunitense era già in calo prima dell’insediamento di Trump, forse a causa dell’antipatia mostrata da importanti politici repubblicani nei confronti dei miliardi di dollari di aiuti statunitensi all’Ucraina. La Germania è invece diventata più popolare tra gli ucraini negli ultimi anni, raggiungendo il 63% di approvazione nel nuovo sondaggio. Un dato che coincide con l’aumento degli aiuti militari tedeschi a Kiev e alle accese dichiarazioni anti-russe del cancelliere Friedrich Merz.
Gli ucraini poi sono molto meno ottimisti rispetto a pochi anni fa sul fatto che il loro Paese sarà accettato nella Nato o nell’Unione Europea nel prossimo decennio. Nel sondaggio, circa un terzo degli ucraini prevede che l’Ucraina sarà accettata nella Nato entro i prossimi 10 anni, mentre circa un quarto ritiene che ci vorranno almeno 10 anni e un terzo crede che non accadrà mai. Si tratta di un calo rispetto al 2022, quando circa due terzi degli ucraini pensavano che l’ammissione alla Nato sarebbe avvenuta nel prossimo decennio e solo circa 1 su 10 pensava che non sarebbe mai avvenuta. La speranza di essere ammessi nell’Ue è più alta, ma è comunque diminuita. Il 52% degli ucraini ora si aspetta di entrare a far parte dell’Ue entro il prossimo decennio, in calo rispetto al 73% del 2022.
Un sondaggio che fotografa una società ucraina che anela alla fine di una guerra inutile perché ormai perduta, ma rassegnata a vedere allontanarsi le speranze per il futuro.
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