Younan, il patriarca sfiduciato. E quel vano tentativo con Leone
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La maggioranza dei vescovi siro-cattolici ne aveva chiesto le dimissioni volontarie, decisione poi appoggiata dalla Santa Sede. Ma nell’incontro privato a Beirut tra il Papa e i patriarchi cattolici, Younan ha cercato la sponda dei suoi confratelli nel tentativo di convincere Prevost a cambiare idea. Molto difficilmente Leone lo farà.
Fare il Papa non è una passeggiata di salute. Deve essersene accorto Leone XIV in questo suo primo viaggio apostolico e non solo per i numerosi impegni dell'agenda. Se a Prevost tutto è filato liscio con i patriarchi ortodossi, qualche pensiero in più lo hanno provocato i patriarchi cattolici incontrati privatamente in nunziatura apostolica a Beirut. Un appuntamento atteso soprattutto da uno di loro: Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, patriarca siro-cattolico di Antiochia.
La Chiesa siro-cattolica vive da anni ormai un vero e proprio terremoto interno finora sempre nascosto in pubblico ma che oggi possiamo rivelarvi. Il patriarca ottantunenne, infatti, non gode più della fiducia della netta maggioranza dei suoi vescovi. Un braccio di ferro che va avanti dal 2021 e che preoccupa Roma. Younan avrebbe voluto veder eletto vescovo un suo candidato, ma il Sinodo siro-cattolico si è opposto con fermezza. Tra sgambetti e forzature, questa situazione è finita all'attenzione del Dicastero per le Chiese orientali e del Papa stesso. Nonostante l'altisonante titolo di Sua Beatitudine, il patriarca non è altro che un primus inter pares che nulla può contro la maggioranza dei suoi confratelli. Prevedendo probabilmente una resa dei conti con questi, Younan ha rinviato la convocazione del Sinodo due volte fino all'intervento di Francesco in persona che gli ha imposto di fissarlo a Roma per il luglio del 2025. Nonostante le resistenze, Leone XIV ha confermato la decisione del predecessore. Come annunciato, il Sinodo si è rivelato fatale per l'anziano patriarca: quasi tutti i padri sinodali hanno chiesto le sue dimissioni volontarie. Una soluzione pensata in segno di rispetto, per non far diventare pubblica la situazione, ma che non ha incontrato il consenso dell'interessato. Ne è seguita la sofferta decisione di sfiduciarlo di fronte agli occhi neutrali del prefetto vaticano Claudio Gugerotti. Un passo indietro preteso in nome della sinodalità anche da Leone XIV in un'udienza privata durante la quale il vulcanico Younan sembra non averla presa affatto bene. Il calmo ma risoluto Prevost ha rifiutato la richiesta del suo interlocutore di rimanere in carica per un altro anno e ha concesso solo un periodo di sei mesi.
Da allora, il patriarca sfiduciato – ritornato in Libano senza nemmeno concludere i lavori del Sinodo – ha provato a guadagnarsi la sponda degli altri patriarchi orientali nella speranza che la loro paura di essere “dimissionati” per motivi anagrafici possa compattarli a suo sostegno. L'argomento è spuntato fuori all'interno delle porte chiuse della nunziatura, ma molto difficilmente Leone XIV cambierà idea e forse non a caso sembra aver dedicato poco tempo a quest'appuntamento dell'agenda. D'altra parte, il Papa non ha chiesto le dimissioni di Younan per l'età avanzata (il motu proprio del 2023 di Francesco ha disposto che gli ultraottantenni non possano più votare nei Sinodi, ma non è intervenuto sui patriarchi), ma in accoglienza della volontà della maggioranza dei vescovi siro-cattolici.
L'abbraccio del Libano conclude il primo viaggio di Leone XIV
L'omelia a Beirut sulla «bellezza rara con la quale il Signore ha impreziosito la vostra terra» e un vibrante appello per la pace ai «cristiani del Levante»: con queste parole Prevost si congeda dal Paese dei cedri. Un bilancio positivo anche in chiave ecumenica.
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Leone XIV ha evocato l'albero simbolo del Paese nell'incontro con i giovani, ultimo partecipatissimo evento di una giornata iniziata nel monastero di Annaya sulla tomba di san Charbel Makhluf. Oggi la Messa a Beirut e la preghiera per le vittime dell'esplosione del 2020.
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