Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
POLITICA

Voto palese, sparare a Berlusconi per colpire Letta

Il Senato dovrà votare per la decadenza di Berlusconi con voto palese. Si nega ai senatori la libertà di coscienza. E si induce Berlusconi a contrattaccare, minando Letta.

Politica 31_10_2013
Silvio Berlusconi

Anche chi riteneva fino ad oggi che contro Berlusconi non ci fosse accanimento da parte della sinistra estrema è costretto a ricredersi. La decisione della giunta del regolamento,che ha optato per il voto palese sulla decadenza del Cavaliere, segna una pagina buia della storia della democrazia e apre la strada a scenari alquanto incerti per la vita del governo Letta.

Forse l'esecutivo non cadrà, ma certamente continuerà a traballare e da ieri è comunque più debole. Non era mai accaduto che si cambiasse una regola sacrosanta della democrazia parlamentare, quella del voto segreto, quando i membri di una Camera siano chiamati ad esprimersi su una persona. È accaduto ieri e per la prima volta i senatori dovranno votare con scrutinio palese sulla decadenza di un loro collega. Il voto segreto era stato pensato per preservare la libertà di coscienza di ciascun membro del Parlamento che, indipendentemente dalla sua collocazione politica, dev'essere libero di esprimersi su questioni che attengono alla rappresentanza e alla vita politica di un singolo parlamentare senza dover dichiarare il proprio voto. È evidente la forzatura, indotta dall'ostinazione del Movimento Cinque Stelle e subita da una parte del Pd che certamente non la condivide. Perfino Scelta Civica, da sempre garantista, ha cambiato idea. Il clima surriscaldato dalle primarie Pd non lasciava peraltro scampo a Epifani e soci,che non potevano lasciare ai grillini il monopolio dell'antiberlusconismo.

Il voto al Senato è previsto per fine novembre, salvo ulteriori slittamenti, ma lo status di senatore di Silvio Berlusconi appare a questo punto ormai appeso ad un filo. Solo il governo Letta, con una legge delega di natura interpretativa riferita alla legge Severino potrebbe fermare "il boia" che incombe sul leader del centrodestra, ma il premier, che evidentemente punta tutto sulla scissione nel Pdl, ha già escluso una simile eventualità. La sentenza di condanna sui diritti Tv non lascia spazio a dubbi, almeno così pare leggendo quelle pagine, circa le responsabilità dell'ex premier e non avrebbe senso in questa sede entrare nel merito di quelle accuse. Qui invece si eccepisce da una parte la fretta sospetta utilizzata dalla giunta del Senato e dall'altra la volontà di modificare "contra personam" un regolamento pensato per nobili finalità, come quella di mettere la vita parlamentare al riparo da laceranti personalismi. Evidentemente l'obiettivo non è Berlusconi ma Letta.

Indebolito Napolitano, ormai ampiamente delegittimato e in caduta di credito presso le forze politiche, i disfattisti della sinistra (e anche qualche "becchino" che sta a destra) puntano a far cadere l'esecutivo e a mettere fine alla stagione delle larghe intese per tornare in fretta alle urne e creare un nuovo equilibrio politico basato sul bipolarismo o tripolarismo (i grillini sono ancora molto forti anche nei sondaggi). Renzi se la ride e intravvede una doppia incoronazione come segretario Pd e come candidato "in pectore" a Palazzo Chigi per il centrosinistra. Il Pdl appare ricompattato attorno al suo leader ma la verità è che più di qualcuno tra i governativi potrebbe sganciarsi e continuare a garantire appoggio a Letta pur di non assecondare questo disegno distruttivo che porta velocemente allo scioglimento delle Camere. E l'incognita maggiore è rappresentata dalla legge elettorale. Il Porcellum,al di là degli ipocriti proclami ufficiali, sta bene a tutti: a Grillo, che non vede l'ora di non ricandidare i dissidenti; a Renzi che, da segretario del suo partito, potrà fare la voce grossa sulle liste; a Berlusconi, che si libererà dei "traditori" e che, pur non candidandosi a premier, potrà giocare il ruolo di "martire" agli occhi dell'elettorato e presentarsi come il "padre nobile" del centrodestra.

Il governo Letta, d'altronde, era già in grosse difficoltà sulla Legge di Stabilità, considerato che Corte dei Conti e Banca d'Italia hanno espresso forti riserve sulla manovra. Le privatizzazioni e le dismissioni ventilate dal ministro Saccomanni hanno suscitato diffusi malumori nel "partito statalista e della spesa pubblica", che conta molti proseliti a sinistra. Se anche, come è probabile, i ministri di centrodestra e una pattuglia di senatori come Formigoni, pur di non tornare a casa col rischio di non essere ricandidati, dovessero garantire la "stampella" a Letta, non è detto che l'esecutivo riesca comunque a navigare nelle acque tempestose di una politica dominata da nuovi protagonisti. Dall'8 dicembre in poi Renzi pungolerà il governo su ogni cosa, lo incalzerà, giocherà a indebolirlo, per scongiurare il rischio che l'attuale premier possa accarezzare il sogno della premiership alle prossime politiche. Molto dipenderà anche dai risultati delle europee, per le quali le manovre centriste (tra Alfano, Casini, Giovanardi, Lupi, Mauro)sono a buon punto. Ora, è proprio il caso di dirlo, si naviga a vista. Neppure la grazia a Berlusconi, che peraltro il Quirinale non sembra propenso a concedere senza una richiesta esplicita, potrebbe far uscire la politica dal pantano nel quale è finita.