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IL CASO

Vaticano o Saturno? Ci tocca anche il presepe alieno

Il brutto e discutibile presepe vaticano: il messaggio è chiaro, esplicito, intenzionale. Non è più la sacra rappresentazione di un fatto avvenuto, ma il pretesto per dire altre cose che urgono al mondo - soprattutto al mainstream culturale - e alla società odierna.

Editoriali 16_12_2020 English Español

E’ interessante, ed emblematico allo stesso tempo, quanto sta accadendo a riguardo del Presepe di Piazza san Pietro. Il mondo intero ne parla, ma non proprio in termini entusiastici. L’inaugurazione si è svolta venerdì pomeriggio 11 dicembre e quanti lo visitano rimangono sconvolti, sorpresi, anche confusi, perché dovrebbe essere il più bel Presepe del mondo. Quest'anno, invece, ha il primato di essere il più brutto. 

Nella sua interezza è composto da 54 grandi statue, tra cui figurano anche un islamico, un rabbino ebreo, un astronauta e persino un boia (in riferimento alla pena di morte) ma solo alcune figure sono esposte a San Pietro. Per fortuna, almeno questo... 

Secco e amareggiato il commento di Vittorio Sgarbi, al quale si possono rimproverare molte intemperanze, ma che come critico d’arte ha sicuramente delle alte competenze: "Non andate a guardarlo. Il presepe del Vaticano...non c’entra niente con la religione cattolica. I personaggi sembrano degli astronauti...Con che faccia li avrà osservati il Papa? Forse non ne sapeva nulla. Ma non saperne nulla non giustifica questa oscenità. Non giustifica l’umiliazione del cattolicesimo."

Sul Blog di Marco Tosatti, “stilum Curiae”, è stata riportata una petizione “anzi una supplica al Pontefice regnante perché voglia graziosamente porre fine all’indescrivibile caricatura di presepe che affligge Piazza San Pietro e chi la visita”. Firmare è quasi d’obbligo, ma sappiamo già che quasi sicuramente non servirà a nulla. Il motivo è semplice: il presepe di quest’anno è la sintesi e l’emblema della “nuova Chiesa” che si sta cercando di consolidare. 

Le statue non saranno tolte, e le suppliche cadranno nel vuoto (come tante altre, del resto…), perché esse rappresentano al meglio cos’è il modernismo: un profondo ripensamento del messaggio cristiano alla luce delle istanze della società contemporanea, in cui si fondono cose della Tradizione e cose nuove, proprie della società attuale e magari lontane anni luce dalla fede. Non rappresentano forse questo, quelle orribili statue? Allo stesso tempo, non dicono con altrettanta chiarezza che l’avvenimento cristiano non è, tutto sommato, una vicenda storica, fatta di persone in carne ossa e sangue, con dei volti precisi, ma innanzitutto un concentrato di simbologie e interpretazioni? Perché allora dovremmo rappresentare in modo realistico la scena della Natività? 

Il messaggio è chiaro, esplicito, intenzionale. Ecco allora che Gesù, Maria, Giuseppe, i pastori, e con loro tutti gli altri personaggi del Presepe, devono sfumare fino quasi a scomparire, essere loro ma essere anche altro. Soprattutto altro. Il Presepe non è più la sacra rappresentazione di un fatto avvenuto, come all’inizio volle fare San Francesco a Greccio (“San Francesco chiamò un uomo del posto, di nome Giovanni, e lo pregò di aiutarlo nell’attuare un desiderio: «Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello»…La gente accorsa manifestò una gioia indicibile, mai assaporata prima, davanti alla scena del Natale” – Papa FrancescoLettera Apostolica “Admirabile signum”), ma il pretesto per dire altre cose che urgono al mondo - soprattutto al mainstream culturale - e alla società odierna.

Il testo della petizione afferma che “il presepio di Piazza San Pietro di quest’anno è incomprensibile per tanti uomini e donne di ogni età e categoria, per tanti papà e mamme, soprattutto per i loro bambini, che vorrebbero vedere Gesù, Maria e Giuseppe come erano veramente, non con raffigurazioni indecifrabili”. Ma è proprio questo lo scopo! Occorrerà che questi benedetti cristiani d’altri tempi, ormai superati  – e innanzitutto i loro bambini, le nuove generazioni - capiscano una volta per tutte che il cristianesimo è davvero una raffigurazione indecifrabile (“mica c’erano i registratori”, e men che meno le cineprese…), e che si è finalmente giunti a capire che serve unicamente a costruire, insieme alle altre religioni e ad ogni uomo di buona volontà, il mondo perfetto su questa terra! 

Attendiamoci, dunque, in risposta alle diffuse lamentele e suppliche, la risposta dei promotori di questa nuova Chiesa, che ci diranno sia che non capiamo nulla di arte, sia che siamo retrogradi, ottusi,  biecamente tradizionalisti, prevenuti e sempre pronti a criticare, e pertanto  incapaci di cogliere il bello, il positivo, il messaggio buono di fratellanza universale che esprimono.  No, le statue non saranno tolte, perché il progetto deve andare avanti. Possiamo solo pregare che il tempo della prova sia abbreviato.