USA, la bibbia ecumenica purgata dal termine “sodomiti”
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Il cosiddetto Consiglio Nazionale delle Chiese di Cristo negli Stati Uniti, un organismo ecumenico che non appartiene alla Chiesa cattolica, elimina il riferimento ai sodomiti da due lettere paoline. Tradendo quindi il testo sacro, in nome della conformazione al mondo.

«I nomi e gli attributi si devono accomodare all’essenza delle cose, e non l’essenza ai nomi». A dirlo è Galileo Galilei, membro dell’Accademia della Crusca, nella Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti (1613). Caso paradigmatico è quello di chiamare “donna” un uomo. Il termine “donna” non riconosce la realtà per quello che è, ma vorrebbe che la realtà (l’essenza, per dirla con Galileo) si piegasse al significato del termine. E così se chiami donna un uomo quest’ultimo dovrebbe realmente diventare donna.
Questo preludio ci serve per introdurre la seguente notizia. Il Consiglio Nazionale delle Chiese di Cristo negli Stati Uniti, un organismo ecumenico che non appartiene alla Chiesa cattolica, ha dato alle stampe la Nuova Versione Standard Riveduta e Aggiornata della Bibbia. Una edizione della Bibbia in inglese e di carattere ecumenico, dato che la traduzione è opera di studiosi protestanti, cattolici, ortodossi, evangelici ed ebrei.
Andiamo a leggere due testi di san Paolo: la prima lettera ai Corinzi (6,9-10) e la prima lettera a Timoteo (1,10). In Corinzi, Paolo ci ammonisce di non illuderci: i fornicatori, gli idolatri, gli adulteri, eccetera, non entreranno nel Regno dei Cieli. Nella versione precedente della Bibbia a stelle e strisce, tra i soggetti non graditi in Paradiso c’erano anche i «sodomites». Questo termine si trasforma nella nuova versione nella seguente locuzione: «men who engage in illicit sex», ossia «uomini che praticano sesso illecito». In Timoteo, san Paolo ricorda che la legge divina è fatta soprattutto per gli iniqui, i ribelli, gli empi, i peccatori, i sacrileghi, i profanatori, etc. Nell’elenco, anche questa volta, figuravano, nella versione precedente della Bibbia in lingua inglese, i «sodomites», ma nella nuova edizione i sodomiti sono spariti e sono stati sostituiti dai soliti «men who engage in illicit sex». Poteva andarci peggio e potevamo leggere “uomini diversamente etero”.
Il problema sta nel fatto che la locuzione «uomini che praticano sesso illecito» può riferirsi a molte condotte: l’autoerotismo, il sesso con prostitute, la pedofilia, l’incesto, il sesso anale eterosessuale e tutte le parafilie possibili e immaginabili. Certo, si potrebbero includere in quella espressione linguistica anche i rapporti omosessuali, ma non è ciò che ha scritto san Paolo che parla esplicitamente e specificamente di sodomiti. Dunque, l’intento evidente dei traduttori è eliminare il riferimento esplicito alle persone omosessuali. Lo avevano anche scritto a chiare lettere nella introduzione: la traduzione mira a «fornire una versione della Bibbia accurata, leggibile, aggiornata e inclusiva. Prosegue inoltre l'opera di offrire una versione il più possibile libera dai pregiudizi di genere insiti nella lingua inglese». E così adulteri e omicidi possono finire all’Inferno, ma le persone omosessuali che praticano la sodomia no. Sarebbe in contraddizione con lo spirito di accoglienza che dovrebbe regnare in Paradiso (ma purtroppo anche l’Inferno è altrettanto se non più “accogliente”). Questa inedita traduzione così soft e così vaga porterebbe ad un curioso federalismo del peccato mortale. Ad esempio in Italia, a dar retta alla Bibbia della Cei e posto che ci siano le condizioni perché si possa parlare di peccato mortale, le persone omosessuali finirebbero all’Inferno; negli States no. Miracoli dell’ecumenismo. Quindi si consiglia ai gay italici di emigrare negli USA perché lì ci sono condizioni di vita eterna migliori che da noi: dopo la fuga dei cervelli all’estero anche quella delle anime…
La nuova versione così omnicomprensiva e forse omocomprensiva è dunque una traduzione che tradisce il testo paolino, traduzione dove l’omosessualità è stata diluita nel calderone del sesso illecito, categoria semantica ad ampio spettro e democratica nella sua genericità ed opacità. E meno male che i traduttori nella prefazione si erano peritati nel precisare che il messaggio della Bibbia «non deve essere mascherato da frasi che non sono più chiare o nascosto sotto parole che hanno cambiato o perso il loro significato; deve essere presentato in un linguaggio diretto, semplice e significativo per le persone di oggi».
Una elisione della categoria arcobaleno voluta per non urtare la sensibilità in primis della comunità gay, in secondo luogo della comunità dei credenti filo-Lgbt e in terzo luogo soprattutto della comunità laica che venendo a sapere che i gay partono in svantaggio per la salvezza ne sarebbe scandalizzata e, chiaramente, accuserebbe Paolo di discriminazione. È l’ecumenismo della morale in cui nel nome del pluralismo etico si costringe il bene ad abbracciare il male. Quindi, non solo «tutti, tutti, tutti», di francescana memoria, ma anche tutto, tutto, tutto.
E dunque, tornando a Galileo, la scelta del Consiglio Nazionale delle Chiese di Cristo è caduta su una locuzione che non si “accomoda”, per dirla con l’astronomo pisano, specificatamente all’omosessualità, ma si “accomoda” specificatamente alla sensibilità comune. È alla fine un’operazione di mimetismo culturale perché c’è la volontà di conformarsi al mondo che non giudica. A parte chi giudica.