Un rapporto (non più) segreto svela la Francia sharia-friendly
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La resa francese all'islamizzazione: non era esattamente il risultato atteso dal governo Attal che ha commissionato l'inchiesta sull'infiltrazione della mezzaluna nel Paese. Una rete tentacolare riconducibile alla "Fratellanza" che minaccia tutta l'Europa.

Era etichettato come "segreto" il disarmante rapporto del governo Attal intitolato Fratelli Musulmani e islamismo politico in Francia. Le Figaro è riuscito ad averlo in anteprima, oltre che in esclusiva. Reti tentacolari, organizzazione segreta, quartieri islamizzati: il quadro dipinto è il progetto dettagliato del tentativo di reclutamento al fine di instaurare uno Stato islamico sotto il giogo della shari’a.
La versione desecretata ma alleggerita verrà presentata oggi, 21 maggio, da Macron al Consiglio di Difesa. La questione dell’infiltrazione islamista e dei Fratelli Musulmani ha turbato il 55 di rue du Faubourg-Saint-Honoré.
Il delicatissimo documento di difesa, il cui intero contenuto non sarà reso pubblico probabilmente mai, e a cui hanno lavorato un prefetto e un ambasciatore avvalendosi di una ricca rete diplomatica, non era esattamente quello che Macron si aspettava di aggiungere alla lista delle già non poche seccature. Era solo il 12 maggio, quando l’Assembléè Nationale su iniziativa della coalizione di centrodestra, presentava la proposta di risoluzione volta alla creazione di una commissione d’inchiesta sui legami esistenti tra i rappresentanti di movimenti politici, organizzazioni e reti che sostengono l’azione terroristica o diffondono l’ideologia islamista.
Poi è arrivato il rapporto non più "segreto". È stata una missione lunga oltre un anno, condotta in Francia e in diverse altre parti d’Europa, durante la quale sono stati incontrati leader musulmani sia a livello nazionale che locale, ritenuti espressione dei Fratelli Musulmani a Parigi.
Annunciata circa un anno fa, l’inchiesta ha trovato un contesto in cui la presenza dell’islam legato alla Fratellanza è radicata in almeno venti dipartimenti. Il rapporto, inoltre, conferma che a fare da sfondo ad un fenomeno che pare fortemente in ascesa, è anche l’impatto della guerra scoppiata dopo l’attentato terroristico compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023. Il meccanismo d’influenza dei Fratelli Musulmani emerge con forza: attraverso strategie di separatismo e sovversione, la Fratellanza ha saputo portare avanti un processo di islamizzazione nel territorio francese, contribuendo alla destabilizzazione della République.
Il rapporto del governo racconta di una cerchia interna del movimento della Fratellanza, vale a dire lo zoccolo duro, che conterebbe tra le 400 e le 1000 persone, con un bilancio che si aggira intorno ai 500.000 euro, e che, in ragione dei tentativi del governo di arginare il fenomeno, negli ultimi cinque anni si sarebbe quantomeno dimezzato. Fino al 2019 la Fratellanza ha potuto beneficiare dei finanziamenti esteri provenienti, tra i tanti, anche dal Qatar.
Emerge una Francia porta d’accesso, più che aperta, spalancata per l’islamismo. Nelle 73 pagine recepite in esclusiva da Le Figaro emerge che sono circa 139 i luoghi di culto direttamente alle dipendenze della Fratellanza e rappresentano la principale emanazione del movimento. Hanno, ormai, ridefinito buoni e cattivi, seguendo un criterio che fonde realismo politico e utilitarismo economico.
Negli anni sono stati capaci di occupare il settore dell’istruzione, ormai priorità della branca francese dei Fratelli Musulmani. Secondo il rapporto, sono 21 gli istituti legati alla Fratellanza e accolgono oltre 4.200 studenti. Sono, invece, 815 le scuole coraniche su tutto il territorio nazionale che accolgono complessivamente 66.050 studenti minorenni. Mentre il velo resta lo stendardo della preservazione dell’islam nella Francia di Macron.
I servizi segreti, ancora, hanno identificato nella regione di Lione non meno di «una cinquantina di associazioni musulmane (...) che manifestano più generalmente un’inclinazione verso i Fratelli Musulmani» e sarebbero due le grandi moschee, di cui una probabilmente quella di Villeurbanne, a svolgere la funzione di pilastri del sistema. Le figure religiose, onnipresenti, esercitano un’influenza in tutte le direzioni «nei campi della beneficenza e dell’impegno umanitario, dell’educazione religiosa, della famiglia, del matrimonio, dell’integrazione professionale, dell’imprenditoria musulmana, della tutela dei consumatori, dei servizi alla persona, dell’educazione degli adulti» e, naturalmente, nella «lotta contro l’islamofobia». Questo controllo totale si traduce in una «rigorosa pratica religiosa con un numero molto elevato di bambine che indossano l’abaya e un aumento massiccio e visibile di bambine che indossano il velo». Addirittura all’età di cinque anni.
Il rapporto ripercorre la storia del movimento in Europa iniziata almeno 70 anni fa, «a seguito dei movimenti migratori e della repressione nei loro confronti nel mondo musulmano a partire dagli anni ’50».
Solo poche settimane fa, Bruno Retailleau, ministro dell’Interno, lamentava la possibilità, a suo dire, che i Fratelli Musulmani potrebbero presentarsi per le presidenziali del 2027 con un loro partito o con una rete capace di sostenere un candidato pescato da forze già esistenti nel Paese: «se ci prendete con voi, vi portiamo un sacco di voti». «L’obiettivo finale è quello di far inginocchiare l’intera società francese alla legge della shari’a», sostiene il ministro Retailleau.
E, nel frattempo, proprio mentre scriviamo, Fondapol, il think tank guidato da Dominique Reynié, ha pubblicato il rapporto Combattere l’islamismo sul campo scritto dal prefetto di Hauts-de-Seine, Alexandre Brugère, e con un contributo del ministro dell’Interno Retailleau. Quasi come un riscontro dello sconvolgente rapporto dei servizi segreti sui Fratelli Musulmani.
Riguardo all’accelerazione dell’entrismo islamico nella società, secondo il prefetto Brugère gli islamisti avanzano e si sono infiltrati in «tutti gli ambiti della nostra vita collettiva». Predicatori sui social media; scuole private a carattere islamico che non hanno sottoscritto un contratto con lo Stato; società sportive che mescolano sfacciatamente sport e preghiera, separano le donne dagli uomini e promuovono il velo nelle competizioni; attività commerciali halal che spingono per l’in-group – cioè nascono per rafforzare un senso di appartenenza comunitaria tra musulmani, per trasmettere valori religiosi e alimentare una logica di separazione e di isolamento.
Quanto ai luoghi di culto, il prefetto sottolinea la difficoltà nell’identificare i sermoni legati al terrorismo perché è in atto la strategia dell’occultamento (la famosa taqîya) per non farsi segnalare.
Per contestare tutto ciò che è occidentale in Francia «i movimenti dei Fratelli Musulmani puntano sui numeri, con un carburante potente: la vittimizzazione di fronte alla presunta minaccia di islamofobia. Tutti posso vedere come questo neologismo, utilizzato in tutti i modi, sia diventato un argomento di marketing inarrestabile per incoraggiare milioni di francesi a ritirarsi dalla comunità nazionale», scrive il prefetto Brugère nel suo dossier.
I Fratelli Musulmani condividono elementi riconducibili ad alcune sette, metodi di entrismo e di infiltrazione paragonabili a un’organizzazione mafiosa. I Fratelli musulmani stanno conducendo una guerra a bassa intensità che, purtroppo, leggiamo attraverso il prisma deformante del radicalismo.
L’obiettivo è riunire la umma, la nazione musulmana, l’unica legittima ai loro occhi. Vogliono instaurare una società islamica globalizzata in conformità con un’esigenza divina. Nelle società prive di tradizione musulmana, vogliono rendere la società “sharia-compatibile” fino a quando non si “arrenderà” naturalmente all’islam. In un momento in cui la Francia è divorata da un male esistenziale, l’esecutivo dovrà portare la risposta a un livello completamente nuovo. È in pericolo non solo la Francia, ma tutta l’Europa.
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