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ESCLUSIVO/sentenza a napoli

Un altro danneggiato indennizzato: la Giustizia scrive la verità sui vaccini

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Dopo la sentenza di Asti, nuovo pronunciamento di un giudice, stavolta a Napoli: Ministero della Salute condannato a pagare un indennizzo a un 55enne invalido dopo il vaccino Pfizer. Intanto in Commissione Covid Pregliasco ammette i conflitti di interesse con le case farmaceutiche e viene smascherato: «Non è terzo nel parlare di vaccini». 

Attualità 24_10_2025

Dopo la sentenza di Asti che riconosce un indennizzo ad un danneggiato da vaccino Covid, arriva un altro pronunciamento in nome de popolo italiano che condanna il Ministero della Salute. Questa volta il giudice è a Napoli e ha emesso il dispositivo il 16 gennaio scorso, ma la notizia è emersa in questi giorni grazie al clamore del caso di Asti che vedeva protagonista una donna di 52 anni affetta da mielite e impossibilitata ormai a camminare per colpa del vaccino Pfizer.

La Bussola ha letto la sentenza pronunciata dal giudice Manuela Montuori nella quale si dà ragione ad un uomo di 55 anni che dal giorno del vaccino non è più lo stesso. L’uomo è stato assistito dagli avvocati Quirino Mescia e Simona D’Alessandro, entrambi di Campobasso.

«Il mio assistito ha rimediato una sindrome di Guillain-Barrè post vaccinica, ora potrà almeno in parte compensare i gravi disagi che la sua condizione di disabile comporta», ha spiegato l’avvocato Mescia alla Bussola.

L’uomo, infatti, 55 anni, subito dopo i disturbi dati dal vaccino ha dovuto chiudere la sua attività di parrucchiere e si è dovuto affidare unicamente alle cure della moglie e della figlia. La sentenza riconosce che quella sindrome è collegata direttamente alla somministrazione del vaccino Covid di Pfizer e gli ha riconosciuto un indennizzo di quarto grado come previsto dalla legge 210 del 1992 con la corresponsione di una somma di 2000 euro a bimestre.

Come noto, la sindrome di Guillain Barrè è una grave patologia che attacca i nervi delle articolazioni periferiche come braccia e gambe ed è demielinizzante, vale a dire che toglie la guaina dei nervi.

«Nel suo caso – ha proseguito il legale – sono comparsi fin da subito problemi seri di deambulazione, per un sacco di tempo è stato sulla sedia a rotelle mentre attualmente si serve di un deambulatore, anche se molto a fatica». Ma come è stato possibile riuscire a convincere il giudice e dare scacco così al Ministero della Salute, che ovviamente ha messo in campo i suoi tecnici per negare la correlazione del vaccino?

«Siamo partiti da un’evidenza clinica: i sintomi sono comparsi subito dopo la vaccinazione, il giorno stesso, sono stati immediati». L’uomo, che all’epoca della vaccinazione aveva ancora 50 anni, si sottopose alla prima dose del vaccino Comirnaty il 3 maggio 2021, il 27 maggio ha effettuato il richiamo al Centro Vaccinale Hangar Capodichino di Napoli. Il 30 maggio è stato ricoverato in neurologia con i ben noti sintomi di parestesie e deficit funzionali a carico degli arti inferiori, per poi essere dimesso il 6 giugno con una diagnosi che non lasciava scampo a interpretazioni: poliradicolonevrite subacuta per sospetta mielite provocata dopo la vaccinazione. Dopo ulteriori ricoveri, decide di acquisire il parere di una relazione medico legale che ha confermato il nesso di causalità.

Il resto è storia recente: la costituzione in giudizio con Ministero a fare da controparte e infine la sentenza che apre così le porte all’indennizzo e riconosce che il vaccino gli ha causato un’invalidità permanente: «Lo sviluppo delle patologie lamentate è ascrivibile alla comprovata somministrazione vaccinale avvenuta in due fasi», scrive il giudice. Il giudice ha verificato anche che non sussistessero altre eventuali cause scatenanti ma «l’evento acuto che ha interessato il ricorrente è comparso in stretta concomitanza con la somministrazione vaccinale e in assenza di altri momenti etiopatogenetici, deve essere ascritto alla vaccinazione anzidetta».

Parole definitive che confermano ancora una volta che il vaccino ha provocato danni neurologici gravi a persone completamente sane prima del vaccino, che non avrebbero avuto di che temere dal contrarre il Covid adeguatamente curato. E che una vaccinazione non necessaria, ma imposta, ha scaraventato del dramma della disabilità a vita.

La sentenza di Napoli, al pari di quella di Asti e di altre che stanno cominciando ad essere depositate nelle cancellerie, è la pietra tombale sul vaccino sicuro al 100%, sui benefici che superano i rischi, sul vaccino a mRNA come più sicuro di Astrazeneca.

I CONFLITTI DI PREGLIASCO

E smentisce la narrazione che ancora oggi è imposta. Come è successo anche ieri in Commissione Covid dove i commissari hanno audito il dottor Fabrizio Pregliasco, una delle “virostar” protagoniste della stagione pandemica, audito a Palazzo San Macuto per circa 2 ore. Rispondendo alle domande dei commissari, Pregliasco ha ribadito le tante comode false verità di quegli anni: l’assenza di cure, la sicurezza dei vaccini, la necessità dei lockdown.

E ha battibeccato con il senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan, che gli ha mostrato l’evidenza di cure anti covid facilmente accessibili e citate in letteratura di fronte alle quali Pregliasco si è limitato a rispondere: «Non mi risulta».

Una posizione che Malan, dopo l’audizione ha commentato in modo plastico, postando la dichiarazione di conflitto di interessi del medico milanese in cui dichiara di aver avuto negli ultimi quattro anni rapporti diretti di finanziamento con i seguenti soggetti portatori di interessi commerciali in campo sanitario: Gsk, Sequirus, Bayer, Jansen, Sanofi, Baush & Lomb, Lilly, Pfizer, Moderna, Novavax e Procter & Gamble. A volte, la verità è davvero semplice da scovare.

Anche la senatrice di FdI Antonella Zedda ha messo alle corde Pregliasco proprio sul tema del suo conflitto di interessi ribadendo che «chi prende soldi dalle case farmaceutiche non è terzo nell'esprimere un giudizio sui vaccini». Una frase che Pregliasco ha incassato balbettando una replica che ha aggavato la sua situazione e minato ancora di più la sua credilità: «Ho preso finanziamenti da tante case farmeceutiche - è vero -, ma non solo da una e paradossalmente in questo modo sono più indipendente di altri». 



importante sentenza

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