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Il caso

Ue, scontro sul bilancio: la “maggioranza Ursula” stoppa… Ursula

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Quattro gruppi del Parlamento europeo (Ppe, S&D, Renew Europe, Verdi) hanno inviato una lettera alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, chiedendo modifiche alla proposta di bilancio da quasi 2.000 miliardi di euro.

Politica 04_11_2025
Ursula von der Leyen (LaPresse)

Detto, fatto. Il Parlamento europeo si è ribellato alla proposta di bilancio da quasi 2.000 miliardi di euro avanzata dalla Commissione: ora è ufficiale che a muovere guerra sono anche i gruppi politici della tanto decantata “maggioranza Ursula”, stufi anch’essi che alle tante promesse non seguano mai ripensamenti seri.

Nei giorni scorsi quattro gruppi politici del Parlamento europeo, tra cui il Partito popolare europeo, hanno inviato una lettera congiunta alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, chiedendo modifiche concrete alla proposta dell’esecutivo dell’Ue per il prossimo bilancio. La lettera è stata co-firmata dai leader dei gruppi e dai relatori per il bilancio del Ppe, dei Socialisti e Democratici (S&D), di Renew Europe e dei Verdi/ALE, i costituenti di quella maggioranza "Ursula" che, in barba ai risultati del voto del 2024, hanno preferito stringersi in un una coorte asfittica e fingere che la crescita di consensi di Patriottici, Sovranisti e Conservatori non fosse mai esistita. Ma la realtà che si caccia dalla finestra, poi, rientra dalla porta principale; e ora i cittadini europei premono alle porte dei partiti dell’establishment per evitare danni e chiedere cambiamenti radicali alle ipotesi “strabilianti” fatte dalla von der Leyen con i soldi dei contribuenti. 

Ppe, S&D, Renew Europe e i Verdi, capisaldi della coalizione di centrosinistra che sostiene la Commissione von der Leyen al Parlamento europeo, sin dallo scorso mandato, consapevoli che i loro voti combinati saranno fondamentali per l'approvazione del bilancio dell'Ue per il periodo 2028-2034, hanno messo per iscritto le loro lamentele e le richieste di cambiamento.  Il bilancio, formalmente denominato Quadro finanziario pluriennale (QFP), per essere adottato necessita del sostegno del Parlamento e dei 27 Stati membri dell'Ue. «Il Parlamento europeo non può accettare questa come base per avviare i negoziati», si legge nella lettera, esprimendo sin dal principio dello scritto un tono di guerra senza precedenti nei rapporti tra maggioranza parlamentare e Commissione. Gli eurodeputati hanno elencato sette richieste per una proposta modificata della Commissione, tra cui l'inversione del fondo unico per Stato membro, la suddivisione delle politiche sull'agricoltura e sulla coesione (anziché unirle come proposto) e la rassicurazione sul ruolo e sui poteri del Parlamento europeo durante i negoziati sul bilancio. 

Uno dei punti più controversi riguarda i cosiddetti "Piani di partenariato nazionali e regionali", che concentrano quasi la metà dei fondi Ue da erogare, una proposta che porterà alla «frammentazione» e «al finanziamento di 27 piani nazionali diversi», si legge nella lettera. Un altro punto controverso sottolineato nella lettera è la fusione e la riduzione del fondo di coesione e di quello agricolo, che i cofirmatari vorrebbero continuare a vedere finanziati separatamente, così come le categorie produttive del settore e l’associazione delle regioni. 

Il gruppo S&D, pur condividendo i contenuti e le richieste della lettera firmata, ha dichiarato di essere pronto a chiedere alla Commissione di ritirare la sua proposta e sostituirla «con una migliore»; un’ipotesi di scontro totale che lascia perplesso il Ppe ma potrebbe invece intrigare tutte le opposizioni, dai Sovranisti ai Conservatori. All'inizio di ottobre, come riportato su queste pagine, il vicepresidente esecutivo della Commissione, Raffaele Fitto, aveva dichiarato ai rappresentanti regionali a Bruxelles che l'esecutivo dell'Ue era aperto all'introduzione di alcune modifiche. Tuttavia, tale suggerimento era stato bocciato dalla Commissione. Rifiuto ribadito anche la settimana scorsa, durante il briefing quotidiano con i giornalisti a Bruxelles, quando l'esecutivo, pur confermando di aver ricevuto la suddetta lettera dei leader politici dei partiti, ha dichiarato che c’è disponibilità ad ascoltare le opinioni dei deputati al Parlamento europeo e ad avviare «scambi costruttivi», pur senza aprire a possibilità di modifiche. I dubbi e le preoccupazioni sorte anche all’interno della “maggioranza Ursula” che abbiamo evidenziato sin dallo scorso mese di luglio sulla Bussola, quando fu presentata la proposta al Parlamento europeo, ora sono esplosi e la von der Leyen dovrà fare i conti con la sua stessa maggioranza; e, manco a dirlo, si trova l’opposizione già schierata sui banchi dell’emiciclo per approfittare della battaglia campale dei prossimi mesi. 

Le iniziative della Commissione fanno acqua da tutte le parti. Nei giorni scorsi c’è stata anche la presa di posizione dei governi di Polonia, Ungheria e Slovacchia (ben diversi per colore e amicizie a Bruxelles) contro la proposta della von der Leyen sull'entrata in vigore dell'accordo commerciale rivisto con Kiev, sul grano e altri prodotti agricoli più a buon mercato e meno sicuri. La realtà si conferma ben diversa dall’immaginazione dei visionari di Bruxelles.