Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Espedito a cura di Ermes Dovico
DIPLOMAZIA

Ucraina, incontro a Roma fra Cina e Usa. Volano minacce

Roma, per una giornata, è stata di nuovo al centro del mondo. Ma non per iniziativa dei romani (cioè del governo italiano). Hanno fatto tutto gli “ospiti”, Jake Sullivan Consigliere per la sicurezza nazionale statunitense e Yang Jiechi (Partito Comunista Cinese). Usa minacciano "conseguenze" se la Cina dovesse aiutare Putin. 

Esteri 15_03_2022
Roma, l'hotel dell'incontro

Roma, per una giornata, è stata di nuovo al centro del mondo. Ma non per iniziativa dei romani (cioè del governo italiano). Hanno fatto tutto gli “ospiti”, Jake Sullivan Consigliere per la sicurezza nazionale statunitense e Yang Jiechi, diplomatico di lungo corso, già ambasciatore cinese a Washington ed ora a capo della politica estera del Partito Comunista Cinese. Si erano dati appuntamento a novembre, dopo il vertice virtuale fra i presidenti Joe Biden e Xi Jinping, quando le acque erano decisamente più tranquille. Poi non hanno rinviato l’appuntamento, ma hanno aggiornato l’agenda. Il colloquio fra i due uomini di Stato e di partito è durato ben otto ore, iniziato alle 10,30 e finito alle 18,30. Hanno parlato di Ucraina, ovviamente, oltre che del nucleare iraniano, del nucleare coreano e del riscaldamento globale, secondo quanto è emerso da fonti cinesi riportate dal Global Times.

L’incontro avrebbe dovuto tenersi in Ungheria. Gli americani hanno preferito Roma, perché Budapest è ritenuta troppo filo-cinese. La capitale italiana, a quanto pare, è gradita da entrambe le parti, sia dall’alleato americano che dal partner (della Nuova Via della Seta) cinese. Ma la tensione già si tagliava col coltello prima ancora che i rappresentanti delle grandi potenze si incontrassero. La notizia-bomba diffusa dal quotidiano britannico Financial Times ha scosso gli Usa: secondo fonti ben informate del giornale economico, la Russia avrebbe chiesto aiuti militari alla Cina fin dai primi giorni dell’invasione dell’Ucraina. Si consolida così l’idea che il regime di Pechino fosse, non solo informato, ma anche complice dell’avventura militare di Vladimir Putin. Se la Repubblica Popolare dovesse aiutare la Russia, sostiene la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki: “è chiaro che vi sarebbero conseguenze”. Senza specificare quali.

“Vi sarebbero conseguenze”, in caso di sostegno cinese a Mosca è anche il succo del messaggio di Sullivan. Il contenuto del lungo colloquio a Roma è ancora riservato. Sono fonti statunitensi del Wall Street Journal che parlano di “molta tensione in questi momenti”, perché “siamo molto preoccupati per l’allineamento della Cina con la Russia negli ultimi tempi e il Consigliere per la sicurezza nazionale è stato molto esplicito su questo e sulle potenziali implicazioni e conseguenze di certe azioni”. Parrebbe, insomma, che, più che un dialogo fra le due potenze vi sia stato uno scambio di accuse e di avvertimenti sull’Ucraina.

Da parte cinese, Yang Jiechi afferma che il suo Paese è impegnato a promuovere i negoziati per la pace in Ucraina, secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg. Dagli articoli e dalle interviste del Global Times, comunque, si può apprendere che anche Pechino non abbia alcuna intenzione di cambiare rotta. L’incontro di Roma “non può essere sfruttato dagli Stati Uniti per seminare discordia tra Cina e Russia”, si legge sul quotidiano in lingua inglese del Partito. Diao Daming, professore dell’Università Renmin di Pechino, nella sua intervista, spiegava in anticipo che: “l’incontro di lunedì non è stato fissato con urgenza in risposta a un’emergenza, ma è stato pianificato con largo anticipo dalle due parti secondo i propri programmi”. Quindi, si legge fra le righe, il pubblico occidentale non dovrebbe illudersi: nessuna corsa per arrivare alla fine della guerra, la Cina tira dritto nel suo sostegno alla Russia.

Nonostante il vertice si sia tenuto nella capitale italiana, il ruolo del nostro governo compare appena nei titoli di coda. Luigi Di Maio, ospite di Non è l’Arena, ha dichiarato che: “se gli Usa e la Cina si parlano vuol dire che si sta andando avanti sulla linea che il governo italiano sta incoraggiando in tutte le sedi: bisogna parlare con tutti per arrivare a una tregua umanitaria e a un accordo pace”. Dopo il lungo colloquio con Yang Jiechi, Sullivan incontrerà questa mattina Luigi Mattiolo, consigliere diplomatico di Mario Draghi.