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Trinità, modello della relazione uomo-donna - Il testo del video

Il sesto comandamento trova fondamento nell'essere dell'uomo - maschio e femmina - a immagine e somiglianza di Dio. L'unica natura umana è data in una differenziazione binaria, non esistono altri "generi". La castità è la caratteristica propria dell'essere umano.

Catechismo 22_01_2023

La scorsa lezione abbiamo chiuso la questione relativa al quinto comandamento e con la lezione odierna iniziamo il sesto comandamento, che viene enunciato secondo diverse forme: Non commettere adulterio, non fornicare o non commettere atti impuri.
Da sempre la tradizione della Chiesa - e il Catechismo conferma - vede in questo comandamento tutto ciò che comprende la dimensione e la sfera della sessualità umana.

Il Catechismo, al n. 2331, esordisce con un testo che è tratto da Familiaris Consortio, 11, e che dà il tono di tutta la trattazione:

“Dio è amore (1Gv 4,8) e vive in se stesso un mistero di comunione personale d'amore. Creandola a sua immagine e continuamente conservandola nell'essere, Dio iscrive nell'umanità dell'uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell'amore e della comunione (cfr. «Gaudium et Spes», 12). L'amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano”.

Questo passo, che costituisce un commento del Magistero, contiene due riferimenti biblici fondamentali, che si ritrovano subito dopo nello stesso articolo 2331

- il testo di Gn 1, 27: “Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”.

- il testo di Gn 5, 1-2: “Quando Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati”.

Perché è così importante questo primo articolo del Catechismo? Perché è tutto centrato sull'idea dell'uomo, maschio e femmina, come immagine di Dio. Questa imago Dei è intesa nei capitoli che seguono in due direzioni fondamentali

1- La più “classica” indica che l'immagine di Dio Santissima Trinità è impressa nell'umanità. Che sia maschio o femmina, l'essere umano esprime questa immagine. Tradizionalmente ci sono due linee interpretative: la prima, di sapore agostiniano, vedeva nella tripartizione dell'anima in memoria, intelletto e volontà la specificità dell'immagine di Dio. L'uomo è intelligente e dunque libero, ad immagine del suo Creatore.

2- L'altro filone interpretativo vede il segno della Trinità nelle tre dimensioni dell'uomo, ovvero corpo, anima e spirito.

Nel numero 2334, il Catechismo dice: “Creando l’uomo ‘maschio e femmina’, Dio dona la dignità personale in egual modo all’uomo e alla donna’ (Familiaris Consortio, 22). ‘L’uomo è una persona, in eguale misura l’uomo e la donna: ambedue infatti sono stati creati ad immagine e somiglianza del Dio personale’ (Mulieris Dignitatem, 49)”.

In quanto essere umano, l'uomo è dunque a immagine di Dio. Questa idea è ben chiara nel testo biblico, le cui traduzioni nel testo moderno hanno un po' perso questo significato; laddove il testo dice che la si chiamerà donna perché è stata tratta dall'uomo, si perde quell'elemento verbale del testo ebraico, il quale utilizza la seguente terminologia: ish - per l'uomo - e ishàh - per la donna. Che è esattamente la stessa radice con un maschile ed un femminile. Questo è importante per dire proprio che c'è l'uomo, in quanto tale, che poi è uomo maschio e uomo femmina. A volte si insiste così tanto sulla differenza sessuale, perdendo di vista che c'è una umanità comune alla base ed è da questo essere uomo in senso più generico che deriva la somiglianza di Dio.

Ci sono alcuni testi di san Paolo che hanno portato qualcuno a ritenere che l’Apostolo affermasse invece una inferiorità della donna rispetto all'uomo. Tratteremo poi questo aspetto per fugare ogni dubbio a riguardo.

Un primo filone interpreta questa immagine e somiglianza con Dio in quanto a umanità, all'essere umano. Ed è assolutamente corretto.

C'è un secondo filone che è complementare e che dice che l'immagine di Dio Trinità è impressa anche nella coppia primordiale, cioè non solo nell'essere uomo, ma nell'essere maschio e femmina. Non perché in Dio vi sia una differenziazione sessuale, come se Dio fosse uomo donna, padre o madre, etc…; in Dio non vi è questa differenziazione.

La differenziazione sessuale emerge come una differenza nella stessa natura umana. Per analogia, e non per uguaglianza, il Figlio è generato dal Padre ed il Figlio e il Padre appartengono all'unica natura divina e sono l’unico Dio. Per quanto riguarda l'uomo, invece, noi abbiamo una stessa natura, ma siamo individui diversi, c'è una pluralità negli uomini che in Dio non c'è.

Torniamo all’analogia. Come il Figlio è generato dal Padre, così la donna è generata dall'uomo, proviene dall'uomo. Il riferimento è al racconto di Genesi (2, 21-23) dove si dice che la donna è tratta dal fianco dell'uomo. Ishàh perché viene da ysh. In questa “derivazione” della donna dall’uomo abbiamo un elemento importante che rispecchia l'immagine trinitaria: non è solo l'essere umano in quanto tale, ma anche la differenziazione sessuale rispecchia quella generazione eterna del Verbo dal Padre, e analogamente della donna dall'uomo. Stessa natura e stessa dignità, ma c'è un generante e un generato.

Qui introduciamo i misteriosi passi di san Paolo, il quale nella 1Corinzi, 11, 8 dice:

"l'uomo non viene dalla donna, ma la donna dall'uomo".

Ecco che, alla luce di ciò che abbiamo detto sino ad ora, la frase di san Paolo non rappresenta una visione maschilista, come erroneamente qualcuno ha detto. Ma la suddetta frase, per comprenderla, può essere completata così: "Non il Padre viene dal Figlio, ma il Figlio viene dal Padre". Non è l'affermazione di un'inferiorità della donna rispetto all'uomo, ma un rispecchiamento dell'ordine trinitario della generazione.

Paolo non dice mai che l’uomo è a immagine di Dio e la donna è a immagine dell'uomo, perché maschio e femmina sono ad immagine di Dio. Paolo dice invece che la donna è gloria dell'uomo; si usa la parola doxa, in greco, che indica lo splendore, il fulgore. Anche qui, sempre nell'analogia, abbiamo un riferimento trinitario: come il Figlio è Luce da Luce, "lumen et splendor Patris", analogamente la donna è lo splendore dell'uomo, la gloria dell'uomo.

La vita intra-trinitaria è feconda per un altro fondamentale aspetto: la processione dello Spirito Santo, procedente dal Padre e dal Figlio. La diversità della persona dello Spirito Santo nell’unità divina è il fondamento, il primo “analogato”, della generazione umana. Come la coppia maschio e femmina, rispecchia la generazione del Figlio dal padre, così la generazione umana è immagine ed ha il suo primo analogato nella “generazione” dello Spirito Santo, cioè nella sua processione. Processione che indica la diversità della persona nell’unica natura divina e, analogamente, il frutto dell'unione tra l'uomo e la donna è una persona distinta della stessa natura dei propri genitori (con tutte le differenze che l’analogia conserva).

C'è un passo nella Lettera alle Famiglie, del 1994 di san Giovanni Paolo II che insiste su questo aspetto, su come la famiglia trovi il suo fondamento nella Trinità:

"Il ‘noi’ divino costituisce il modello eterno del ‘noi’ umano, di quel ‘noi’ innanzitutto che è formato dall'uomo e dalla donna, creati ad immagine e somiglianza divina".

Il Catechismo parte con un aspetto splendido e di una profondità unica: il mistero dell'alterità sessuale nell'unica natura umana, come il mistero della generazione dall'uomo e dalla donna di un figlio, trovano il loro punto di riferimento nella vita trinitaria, questo è il punto da tenere fermo, tenendo sempre presente che si tratta di analogia e non di identità.

Da qui si traggono tre considerazioni:

1- L'unica natura umana è data in una differenziazione binaria: Dio crea l'uomo maschio e femmina. Non è data una terza possibilità. Questo va detto in tutta onestà: non esistono “generi” diversi da quelli caratterizzati dalla differenziazione sessuale voluta e creata dal Creatore. Questo significa che affermare il contrario non è carità, ma è lasciare le persone perché continuino a deragliare in una strada impossibile, fuori dal progetto di Dio, e quindi dalla possibilità di bene e di felicità. Essere maschio e femmina è ciò che Dio ha voluto e che ha donato a ciascuno in modo specifico. Non vi è la possibilità di manipolare o ampliare la gamma dei sessi.   

2- La fecondità umana è frutto di una donazione reciproca e stabile. Come nello Spirito Santo il riferimento è al Padre e al Figlio, dove i Tre formano una comunione stabile, così analogamente il figlio è il frutto di quella unione dell'uomo e della donna, una unione che è ad immagine della donazione trinitaria del Padre al Figlio e del Figlio al Padre, da cui la processione dello Spirito Santo. Dunque la donazione mutua dell’uomo e della donna, se è veramente tale, deve avere le caratteristiche di una donazione totale, stabile e di un legame indissolubile.

3- Questa donazione è una donazione propriamente umana, è una donazione di e tra persone; non è solo la donazione di una parte fisica, biologica, ma è un atto non semplicemente di uomini, ma un atto umano, un atto della persona. Questo cosa vuole dire? Che la castità è la caratteristica propria dell'essere umano, della persona. La castità non è una scelta di alcuni, ma è il modo proprio dell'essere umano, che caratterizza la donazione attraverso la sessualità. Detto in altre parole: proprio perché la donazione è tra persone, umana e non solo di uomini, ciò significa che la sessualità deve essere pienamente integrata nella persona; se è un atto istintivo non è umano, ma solo fatto da uomini.

L’articolo 2337 afferma: “La sessualità, nella quale si manifesta l'appartenenza dell'uomo al mondo materiale e biologico, diventa personale e veramente umana allorché è integrata nella relazione da persona a persona, nel dono reciproco, totale e illimitato nel tempo, dell'uomo e della donna”.

La castità è il dominio di sé che fa integrare la sessualità nella dimensione della persona e non semplicemente in una dimensione puramente biologica. La castità si declina in maniera diversa rispetto gli stati di vita a cui si è chiamati, ma la castità è la dimensione dell’uomo; un uomo non casto non vive più la sua dimensione propriamente umana della sessualità.