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CHIESA

Trappole arcobaleno. E la comunicazione vaticana dorme

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Il caso dell'udienza papale a padre James Martin segue di pochi giorni il falso annuncio dell'invito del Papa a una associazione pro-Lgbt. Ma in entrambi i casi la Sala Stampa vaticana non interviene per proteggere il Papa da chi vuole forzargli la mano.

Ecclesia 03_09_2025
Matteo Bruni - LaPresse

Il clamore dell'udienza a padre James Martin e le sue dichiarazioni su un Leone XIV pronto a continuare «con la stessa apertura che Francesco ha mostrato verso i cattolici Lgbtq» confermano che le insidie maggiori per il pontificato prevostiano verranno dalla comunicazione. La mezz'ora di ascolto che gli ha dedicato il Papa non può essere stata sufficiente a rassicurare il gesuita americano sulla presunta continuità con l'agenda Bergoglio a proposito di una delle materie più divisive nella Chiesa. E Martin non può contare su conoscenze pregresse dal momento che, come ammesso a chi scrive la sera dell'elezione, lui Prevost lo conosceva ben poco.

Tuttavia l'impatto mediatico dell'incontro è bastato a rafforzare la campagna monotematica del religioso pro-lgbt e a rinfocolare polemiche «congelate» dopo l'8 maggio. La questione arcobaleno è un terreno minato anche per il nuovo Papa perché rischia di finire strattonato da una parte e dall'altra e di alimentare speranze illusorie nell'opinione pubblica «laica».
Difficile che durante il pontificato di un uomo prudente come Prevost possano ripetersi i pasticci visti per la promulgazione di «Traditionis custodes» o per gli spezzoni «fantasma» di interviste finiti chissà come in documentari a sostegno delle unioni civili. Questo perché l'uomo è di idee e di stile molto diversi rispetto al suo predecessore, ma la macchina comunicativa resta però la stessa che non è riuscita a «proteggere» il vulcanico Francesco da facili strumentalizzazioni e azzardi.

Finché tutto resta com'è in quel settore, Leone XIV non è immune dalle trappole «mediatiche» su argomenti particolarmente scivolosi. Prima dell'udienza a Martin, un'avvisaglia c'era già stata il 14 agosto quando l'Ansa aveva battuto questa notizia: «Il Papa riceverà associazione pro Lgbt e donne preti». L'agenzia aveva dato il là al prevedibile cancan mediatico e c'era stato persino chi, sbagliando anche giorno dell'udienza, l'aveva interpretata come uno schiaffo ai conservatori.

Mentre la notizia faceva il giro del mondo, una testata notoriamente ben poco conservatrice come Fanpage si era scomodata per sentire una rappresentante dell'associazione in questione, la «Noi siamo Chiesa», raccogliendo l'ammissione che in realtà le cose stavano molto diversamente. «Sono girate notizie parzialmente vere - aveva detto la co-coordinatrice italiana Elza Ferrario - alcuni hanno titolato ‘Il Papa invita esponenti di Noi Siamo Chiesa', ma in realtà non è un invito che è venuto dal Papa». Grazie alla sua versione si è potuto ricostruire che otto membri dell'associazione avevano fatto richiesta per iscriversi online al Giubileo delle equipe sinodali nella sezione «per singoli fedeli» e non ricevendo risposta avevano scritto alla Segreteria del Sinodo ottenendo un riscontro positivo allargato anche a tutto il resto del programma del Giubileo in questione, compresa l'udienza con il Papa.
Insomma, chi ha letto Fanpage si è reso conto di quanto possa essere stato non corretto scrivere che Leone XIV avrebbe ricevuto l'associazione pro Lgbt e pro donne preti dal momento che l'incontro era parte di un evento giubilare non collegato all'associazione e che i suoi membri avrebbero partecipato non in quanto «Noi siamo Chiesa» ma come singoli pellegrini del Giubileo delle equipe sinodali. Ma tutti gli altri che hanno appreso la notizia altrove, invece, sono rimasti dell'idea che il Papa abbia voluto ricevere un'associazione con queste posizioni.

Questo perché la Sala Stampa della Santa Sede, nonostante la circolazione mondiale della notizia, non ha sentito il bisogno di diffondere alcuna smentita o precisazione. Verrebbe da chiedersi cosa ci stia a fare se nemmeno di fronte ad un «equivoco» di queste proporzioni che tira in ballo il Papa in persona ritenga opportuno intervenire per fare chiarezza.

La comunicazione vaticana può diventare il tallone d'Achille di questo pontificato e con un Papa come Prevost, autore di discorsi coraggiosi come quello ai politici francesi sulla coerenza tra vita pubblica e fede, non ci si può assolutamente permettere che il dicastero più oneroso della Santa Sede stia in letargo.

Il problema era già emerso nelle congregazioni generali e La Nuova Bussola Quotidiana lo ha affrontato già diverse volte (qui, qui e qui). Avevamo parlato, ad esempio, del malcontento di molti vaticanisti per la gestione della prima udienza del Papa con la stampa. Nei giorni scorsi sulle pagine del quotidiano Il Tempo invece sono finite nel mirino le modalità di partecipazione a determinati eventi - solitamente i più interessanti da seguire - regolati in regime di Pool. A questi eventi è ammesso un numero limitato di giornalisti accreditati. Chi vuole iscriversi e sperare di essere selezionato, però, deve fare richiesta a Valentina Alazraki, presidente dell'Associazione Internazionale dei Giornalisti Accreditati in Vaticano (Aigav).
 

Dal momento, però, che solo una parte dei giornalisti accreditati sono iscritti all'Aigav sarebbe buon senso che a gestire questa selezione fosse il direttore della Sala Stampa Matteo Bruni. Non si capisce bene perché non sia lui a prendersene carico e quindi consenta che un giornalista regolarmente accreditato ma legittimamente non iscritto ad Aigav debba necessariamente scrivere alla presidente di un'associazione privata per chiedere il permesso di fare il proprio lavoro in presenza.
Peraltro, pur volendo, l'iscrizione ad Aigav non sembra essere così scontata a leggere la testimonianza data da Francesco Capozza che nell'articolo già citato uscito su Il Tempo sostiene di essere stato «rifiutato». Questa possibilità di selezione concessa all'associazione piace sempre di meno a molti addetti ai lavori ma il direttore Bruni al momento sembra non avere intenzione di intervenire. Insomma, con un Papa amante dei motori e che adora guidare appena può, la comunicazione vaticana fa sempre più la figura del Romano Prodi imitato da Corrado Guzzanti: «Gli altri si agitano, io sono sempre qui, fermo, come un semaforo: rosso, verde, giallo. Sempre fermo».



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