Tra Iran e Israele il vincitore è Trump
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Conclusa la "guerra dei 12 giorni", sia Netanyahu che gli ayatollah cantano vittoria, ma il vero protagonista della vicenda è il presidente americano, che ha probabilmente avuto l'appoggio della Russia.

Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha annunciato ieri «la fine della guerra di 12 giorni imposta da Israele» celebrando la vittoria e rinnovando la disponibilità dell’Iran a negoziare ma non a essere sottomessi. A Tel Aviv anche Benjamin Netanyahu ha cantato vittoria poiché grazie ai raid americani il programma nucleare iraniano è stato azzerato.
Il fatto che la tregua stabilita ieri sia stata annunciata da Donald Trump e poi dai governi di Teheran e Tel Aviv, mostra chi sia in realtà il vero vincitore del conflitto scatenato da Israele con l’obiettivo di trascinare gli Stati Uniti nella guerra con l’Iran. Obiettivo fallito dal momento che i raid americani sui siti nucleari iraniani erano stati anticipati a Teheran, che infatti aveva sgombrato personale, macchinari e oltre 400 chili di uranio arricchito.
Gli ultimi sviluppi del conflitto sembrano indicare che Trump abbia permesso a Netanyahu di salvare la faccia offrendo una via d’uscita a Israele ormai a corto di armi antimissile di fronte ai continui lanci di missili balistici iraniani: una soluzione più politica che militare. USA e Israele hanno annunciato la "missione compiuta” dicendosi certi della totale distruzione del programma nucleare iraniano nonostante non vi siano certezze circa i danni inflitti ai bunker sotterranei, alcuni dei quali peraltro non noti, e nonostante non vi sia traccia di 408 chili di uranio arricchito di cui ora anche l’agenzia dell’ONU per l’energia atomica (AIEA) vorrebbe avere informazioni.
Mohammad Eslami, capo dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran, ha dichiarato che Teheran sta «valutando la possibilità di riparare e rilanciare le parti danneggiate degli impianti nucleari». Il sito di Fordow ha subito solo «danni parziali a seguito dell’attacco statunitense di domenica sera e la situazione nell’area è tornata alla normalità», ha riferito ieri l’agenzia di stampa ufficiale iraniana Tasnim citando le autorità locali.
Ieri il portavoce della Commissione affari esteri del parlamento iraniano, Abbas Golru, ha detto che è in valutazione l’uscita dal Trattato di Non Proliferazione nucleare (TNP), da cui restano fuori Israele e Corea del Nord, togliendo la base legale per le ispezioni dei tecnici dell’AIEA.
Mosca ha ammesso che Putin e Trump avevano parlato al telefono della guerra tra Iran e Israele ma il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, ha smentito che il presidente americano avesse comunicato quando avrebbe attaccato i siti nucleari. Appare in ogni caso evidente la regia russo-americana per gestire la fine del conflitto e dare vita a negoziati di pace che potrebbe vedere Mosca e Washington tornare a cooperare in modo ufficiale.
Anche l’Iran doveva “salvare la faccia” dopo i raid americani che Teheran non ha peraltro neppure tentato di contrastare. Una risposta era doverosa e lunedì i pasdaran hanno lanciato una dozzina di missili balistici verso la base americana in Qatar di al-Udeid, che era stata evacuata da aerei e personale in previsione dell’attacco. Doha ha affermato di aver intercettato tutti i missili iraniani tranne uno, caduto nella base aerea senza causare vittime mentre i pasdaran hanno dichiarato che sei missili hanno colpito la base statunitense.
Ma l’aspetto che conferma come il botta e risposta tra USA e Iran sia stata una messa in scena è emerso quando Trump ha reso noto che non era prevista nessuna rappresaglia contro l’Iran e successivamente ha persino ringraziato il governo iraniano. «Voglio ringraziare l’Iran per averci avvisato tempestivamente, il che ha permesso di non perdere vite umane e di non ferire nessuno. Forse l’Iran può ora procedere verso la pace e l’armonia nella regione e incoraggerò con entusiasmo Israele a fare lo stesso», ha scritto ieri su Truth.
Fonti del New York Times avevano riferito subito che l’Iran aveva avvisato in anticipo le autorità del Qatar per minimizzare il rischio di vittime, dimostrando che l’azione aveva un carattere simbolico e calcolato che non voleva innescare ulteriori rappresaglie. Infatti in poche ore si è giunti al cessate il fuoco dopo che già domenica sera da Israele erano giunte offerte all’Iran di concludere le ostilità dopo i raid statunitensi sui centri nucleari.
Trump ha annunciato che Israele e Iran hanno concordato un cessate il fuoco «completo e totale», che porterà alla fine della guerra e si è complimentato con Iran e Israele per la scelta fatta. «Questa è una guerra che sarebbe potuta durare anni e distruggere l’intero Medio Oriente, ma così non è stato e mai lo sarà».
A Mosca il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha affermato che «non sono stati forniti documenti che dimostrino che l’Iran intendesse attaccare Israele», aggiungendo sul cessate il fuoco che «è ancora presto per trarre conclusioni, ma noi sosteniamo la pace. Tentare di assassinare militari e scienziati (14 quelli uccisi dai raid israeliani) nella regione è un atto pericoloso che potrebbe portare a importanti cambiamenti e conseguenze in Medio Oriente».
Se Israele ha dichiarato vittoria per lo smantellamento (rivendicato ma non confermato) del programma nucleare iraniano, l’Iran celebra la sconfitta di Israele che ha scatenato la guerra e poi ha chiesto il cessate il fuoco.
Tutti vincitori quindi? Israele è indebolito sul piano economico e militare. Netanyahu ha il fiato corto, ha provato a trascinare in guerra Trump ma ora deve accettare i diktat della Casa Bianca.
Anche l’Iran ha subito danni, uccisioni di leader e batoste con la distruzione di una parte del suo apparato militare. Un contesto che rende Teheran più accondiscendente con Mosca, come confermano gli incontri di ieri in Russia tra i due ministri degli Esteri e il colloquio telefonico tra i due ministri della Difesa.
Nonostante la contrarietà degli europei legata al conflitto in Ucraina, Mosca è il migliore negoziatore possibile tra Israele e lran. Ha buoni rapporti con lo Stato ebraico (dove molti abitanti sono di origine russa o ex sovietica) ed è uno stretto alleato dell’Iran. La Russia ha sostenuto il programma nucleare civile iraniano a cui ha fornito tecnici e la centrale atomica di Busher: per questo ha piena consapevolezza dei piani atomici di Teheran e potrebbe offrire assicurazioni a Israele che l’Iran non si doterà di un arsenale nucleare autonomo.
Al tempo stesso potrebbe garantire a Teheran la protezione del suo ombrello nucleare se venisse attaccata da Israele che è una potenza nucleare accreditata di circa 200 testate atomiche.
Uno scenario che darebbe stabilità alla distensione in Medio Oriente e godrebbe del sostegno dei paesi arabi oltre a dare piena sostanza al riavvicinamento tra Washington e Mosca.
Smentendo le sue stesse dichiarazioni dei giorni precedenti, Trump ha dichiarato ieri di essere contrario al rovesciamento del regime iraniano, avvertendo che tali iniziative porterebbero al caos e che la leadership iraniana ha fatto marcia indietro sulle sue ambizioni nucleari.
Che la tregua non sia casuale ma rientri in un programma predisposto per chiudere il conflitto mediorientale sembrerebbe indicarlo anche la notizia giunta ieri dal Qatar, dove il premier e ministro degli Esteri, Mohammad bin Abdulrahman al-Thani, ha auspicato di riprendere i negoziati tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco a Gaza entro due giorni.