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CHIESA INDIANA

Test di paternità "truccato". Cardinale Gracias nei guai

Nella bufera il cardinale Gracias, dopo che è girato l’audio di una telefonata di due anni fa in cui cerca di convincere il vescovo Antony – sospettato di aver avuto figli da quattro amanti – di fare un test di paternità in un ospedale cattolico, così da “controllare” medici e media. Il porporato si difende e annuncia di voler rendere pubblico l’audio integrale.

Ecclesia 12_08_2022
Il cardinale Gracias e il vescovo William Antony

Un nuovo porporato nella bufera. E non uno qualunque perché Oswald Gracias, arcivescovo metropolita di Bombay, siede nel Consiglio dei cardinali istituito da Papa Francesco per aiutarlo nel governo della Chiesa.

Il potente prelato indiano è finito nei guai dopo che sui social media ha cominciato a circolare il contenuto di una sua telefonata con monsignor Kannikadass William Antony, vescovo di Mysore, destinatario da più parti di accuse pesanti di cattiva condotta morale ed economica. Il discusso presule è sospettato di aver avuto figli dalle sue quattro amanti. Nella conversazione registrata, svoltasi il 15 agosto 2020, Gracias ha provato a convincere il suo interlocutore a sottoporsi ad un test di paternità per smentire i suoi detrattori e ha cercato di rassicurarlo, proponendo di realizzare il test in un ospedale cattolico così – si sente dire nell’audio – «possiamo controllare i media, controllare i medici, controllare la pubblicità data all’intera faccenda». Parole che, secondo l’ex giudice Michael F. Saldanha, testimonierebbero un tentativo di «cospirazione criminale» per fabbricare una prova finta in grado di mettere a tacere le voci su William Antony.

Nella telefonata, l’arcivescovo di Bombay ha sostenuto di aver discusso della questione con il nunzio apostolico, monsignor Leopoldo Girelli, che però si sarebbe rivelato «titubante» nell’avanzare lui stesso la richiesta. Gracias, inoltre, ha svelato al vescovo di essersi mosso dopo aver ricevuto «indicazioni da Roma» e di aver preannunciato a William che, se dovesse uscire pulito dal test, «allora possiamo pubblicizzarlo e ne uscirai come un eroe e un martire».

Una volta che è emerso il contenuto di questa registrazione, sui media nazionali e non solo si sono diffuse le accuse di insabbiamento nei confronti del cardinale che pochi giorni fa ha deciso di rispondere con un video pubblicato sul sito dell’arcidiocesi. L’arcivescovo ha esordito, spiegando: «Durante quella conversazione ho esortato il vescovo William a fare un test di paternità per lui. Gli ho fatto capire che molte persone che conosco sono state disturbate dalle voci che circolano. Questo non è stato un bene per la Chiesa e il modo migliore per porre fine alla controversia era fare questo test. L’ho detto due anni fa e lo penso ancora». Si è difeso, inoltre, sostenendo che l’audio non era integrale ma riportava solo alcune parti della conversazione e che avrebbe insistito per far fare il test di paternità nell’ospedale cattolico St. John’s non allo scopo di fabbricare il risultato, ma in virtù della credibilità della struttura che agli occhi di William poteva essere una garanzia. Il cardinale ha anche annunciato di aver dato il via libera ai suoi collaboratori per rendere pubblico l’intero contenuto della telefonata.

L’ex giudice Saldanha, autore di un’inchiesta indipendente sulla condotta del vescovo di Mysore, ha già scritto una lettera al nunzio apostolico per chiedere le dimissioni del cardinale spiegando che l’unica autorità autorizzata a condurre un test sulla paternità è il National Forensic Institute di Hyderabad. «Ho indagato su questa accusa in modo indipendente e ho scoperto che è totalmente accertato che William è il padre del ragazzo in questione», ha scritto Saldanha nella sua lettera a monsignor Girelli.

Questa è solo l’ultima ombra che aleggia sul conto del vescovo consacrato nel 2017: le prime accuse risalgono a tre anni fa, quando 37 sacerdoti della diocesi scrissero un appello direttamente a Papa Francesco per denunciare la presunta corruzione e le presunte relazioni sessuali del loro superiore. Negli anni successivi sono morti 4 di questi 37 preti in circostanze che hanno alimentato i sospetti (le cause sarebbero due omicidi, un incidente e un’impiccagione), come ha riconosciuto William nella telefonata con Gracias, lamentandosi delle «persone che vogliono farmi vergognare, accusandomi di omicidio». Ad aprile scorso ci sarebbe stata un’ulteriore sollecitazione d’intervento da parte di 11 sacerdoti della diocesi di Mysore e un laico che hanno chiesto un incontro a Nuova Delhi con il nunzio apostolico. In precedenza, anche una donna che lavorava in una chiesa della diocesi aveva accusato William di aver coperto un sacerdote, don Leslie Morris, dopo che quest’ultimo le avrebbe fatto avance sessuali per non licenziarla.

Basterà il videomessaggio del cardinale Gracias pubblicato in questi giorni per spegnere le polemiche e allontanare gli imbarazzi della Chiesa cattolica in India?