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CONTINENTE NERO

Tanzania, le elezioni sono un ricorrente incubo per gli albini

Gli albini, in molte nazioni dell'Africa orientale, sono considerati uno maledizione per la loro famiglia. Ma i pezzi del loro corpo sono usati per farne amuleti porta-fortuna. Perciò sotto elezioni, come in quelle del Tanzania di fine ottobre, vanno a ruba.

Esteri 30_10_2025

In Tanzania il 29 ottobre si è votato per eleggere il capo dello stato e i membri del parlamento. Si prevede una vittoria schiacciante del partito di governo, il Chama Cha Mapinduzi, e del suo leader, Samia Suluhu Hassan, l’attuale presidente ad interim, in carica dal 2021 in seguito alla morte del presidente John Magufuli di cui era il vice.

Hassan vincerà perché dopo oltre un anno di brutale repressione, con centinaia di dissidenti arrestati, sequestrati, scomparsi e uccisi, i due principali partiti all’opposizione, Chadema e ACT-Wazalendo, sono stati di fatto neutralizzati. Il Chadema non è stato neanche ammesso alla competizione con il pretesto di non aver sottoscritto un codice di condotta richiesto dalla Commissione elettorale. Il leader di ACT-Wazalendo, Luhaga Mpina, candidato alla presidenza, è stato squalificato.

Tundu Lissu, il presidente del Chadema, è stato arrestato, per l’ennesima volta, ad aprile con l’accusa di alto tradimento, un reato per cui è prevista la pena capitale, ed è tuttora in carcere. Stessa sorte o peggiore è toccata a diversi candidati al parlamento. 13 nelle ultime due settimane sono stati sequestrati. Qualcuno è stato rilasciato, di altri si ignora che ne sia stato. 

Ancora una volta in Africa, dunque, i seggi si sono aperti il 29 ottobre per legittimare con un voto estorto cariche e istituzioni che sono meri simulacri di democrazia. Se non altro, però, il voto segna finalmente la fine di un incubo per decine di migliaia di cittadini che per mesi hanno vissuto nella paura. Sono gli albini, per i quali in Tanzania, a ogni tornata elettorale, aumenta il rischio di essere rapiti, mutilati, uccisi perché è convinzione radicata che con il loro organi si possano confezionare i più potenti talismani apportatori di ricchezza e successo: immensamente potenti, e quindi molto costosi, ma per i quali merita spendere tanto se la posta in gioco è un seggio in parlamento, un ministero, la carica di consigliere o di sindaco in una grande città.

L’idea che i talismani realizzati con organi di albini siano i migliori è diffusa anche in altri paesi dell’Africa orientale e non solo: Kenya, Uganda, Burundi, Zambia, Malawi, Mozambico, Repubblica Democratica del Congo… In tutta la regione ce n’è richiesta. Ne esiste un mercato transnazionale. Singole parti del corpo – occhi, arti, pelle, orecchie… – valgono centinaia di dollari: un braccio, ad esempio, anche 2mila dollari, un corpo intero fino a 70-75mila dollari.

Gli albini vengono rapiti su commissione di stregoni capaci di realizzare gli amuleti, ma vengono anche venduti dai famigliari che così se ne liberano e trasformano in profitto il danno e la disgrazia di doversene occupare. Avere un parente albino è visto infatti come uno stigma. I bambini affetti da albinismo non sempre vengono mandati a scuola, curati. In famiglia vivono ai margini, a stento tollerati. Da grandi subiscono ostracismo, discriminazioni di ogni genere, a partire dalle opportunità di lavoro, e questo spesso li costringe a vivere di carità e di espedienti, in solitudine. Neanche da morti possono riposare in pace perché un altro modo di procurarsi i loro corpi preziosi è quello di dissotterrarne i cadaveri subito dopo la sepoltura.

Il traffico non risparmia i bambini, nemmeno i neonati. Anzi i casi di bimbi rapiti sono numerosi. Si approfitta di un momento di distrazione dei genitori impegnati nei campi o si aspetta che siano soli, per strada. A volte gli albini vengono uccisi e poi smembrati. Oppure i rapitori si limitano ad amputare le parti che interessano, da vivi, e poi gettano via “quel che non serve” e allora i poveretti, se trovati e soccorsi in tempo, sopravvivono.

La Bbc in questi giorni, alla vigilia del voto in Tanzania, ha pubblicato alcune testimonianze. Una è quella di Mariam che è stata aggredita di notte, a casa sua, quando aveva 25 anni. Le hanno tagliato il braccio destro fin sopra il gomito e la mano sinistra. Portata in ospedale priva di conoscenza, i dottori l’hanno rimandata a casa dicendo che ormai era morta e che non restava altro da fare che seppellirla. Ma, contro ogni previsione, è sopravvissuta. Però era incinta di cinque mesi e ha perso il bambino. Di Mariamu Emmanuel, di come è stata uccisa quando aveva solo cinque anni, invece parla il fratello maggiore. Lui aveva otto anni e ha visto mentre i criminali le amputavano le gambe, le mani e la lingua.

I governi dei paesi in cui si uccidono gli albini per usarne gli organi da anni provano a impedirlo, ma con scarsi risultati. Il Tanzania nel 2015 ha ordinato ai guaritori tradizionali di sospendere le attività nei mesi precedenti il voto. Prima, nel 2008, l’allora presidente Jakaya Kikwete ne aveva nominato uno alla carica di parlamentare nell’ambito di una campagna contro le discriminazioni e l’ostracismo sociale di cui gli albini sono oggetto. Nel 2010 per la prima volta un altro albino, Salum Khalfani Bar’wani, è stato candidato al parlamento e ha vinto. Sembravano conquiste importanti, ma ancora non bastano. Anche il Malawi nel 2021 ha eletto il primo parlamentare albino, Overstone Kondowe, ma anche li gli albini continuano ad avere paura, soprattutto all’approssimarsi delle scadenze elettorali. In Uganda nel 2021 è stata approvata una legge che per la prima volta proibisce tutti i sacrifici umani e sanziona con pene molto severe chi li compie, chi li commissiona e chi in qualsiasi modo ne trae guadagno.

Combattere la credenza nella stregoneria, affermare il valore di ogni persona, riconoscerle diritti inerenti alla sua condizione di essere umano, universali e inalienabili. Sono necessari cambiamenti profondi, radicali che liberino gli africani dai valori e dalle istituzioni lascito di società tradizionali nelle quali i diritti dipendevano dalla status sociale e dall’appartenenza a una comunità. Senza di ciò nessuna campagna di sensibilizzazione, nessuna legge può salvare gli albini.