«Sud Sudan, conflitti perenni e situazione umanitaria disastrosa»
La fine della guerra civile nel 2018 non ha portato la pace in questo Paese indipendente dal 2011, poverissimo e con una situazione sanitaria gravissima, aggravata dalle recenti inondazioni del Nilo. E a questo scenario si aggiunge la minaccia del fondamentalismo islamico e l'indiscrezione secondo cui Israele vorrebbe deportare qui i palestinesi di Gaza. Parla il vescovo di Bentiu.

Conflitti perenni, carestie, epidemie, inondazioni: il Sud Sudan vive una situazione umanitaria disastrosa, aggravata dall’instabilità politica. E oltretutto ci sono indiscrezioni sul fatto che il governo di Israele pensi proprio a questo Paese disastrato per deportare i palestinesi di Gaza.
Ben altre erano le speranze suscitate dall’indipendenza decisa con il referendum del 9 luglio 2011 dopo due guerre civili con il nord del Sudan, a prevalenza islamica, mentre il Sud è prevalentemente cristiano. Già dopo due anni di indipendenza una guerra civile su base etnica, conclusasi ufficialmente con un accordo di pace nel 2018, dopo centinaia di migliaia di vittime e circa 4 milioni di sfollati.
Attualmente il Paese soffre di instabilità politica, di una grave crisi umanitaria - dovuta alla massiccia presenza di profughi dal Sudan - ed ecologica, causata dalle recenti piene del fiume Nilo La Nuova Bussola Quotidiana ne ha parlato con monsignor Christian Carlassare, religioso comboniano e dal luglio 2024 vescovo della nuova diocesi di Bentiu, intervenuto al Meeting di Rimini.
Eccellenza, la diocesi di Bentiu di cui è vescovo non esisteva prima del 2024. Qual è la sua storia?
La diocesi di Bentiu si trova nel nord del Paese, al confine con il Sudan, ed è stata ricavata dal territorio della diocesi di Malakal. La città di Bentiu è stata rasa al suolo durante il conflitto tra Sudan e Sud Sudan: in quegli anni la regione è stata teatro di forti combattimenti, anche perché i musulmani del Sud Sudan sono concentrati in questa zona, in particolare a Wau e a Malakal. Nel territorio della diocesi vivono circa un milione e 200.000 persone, di cui 800.000 sfollati dal Sudan a causa della guerra. La città di Bentiu ha 30.000 abitanti e nel campo profughi attiguo vivono 140.000 persone, assistite dall'ONU e agenzie correlate. La situazione è stata recentemente aggravata dalle inondazioni del Nilo, che hanno provocato altre migliaia di sfollati. La situazione umanitaria è disastrosa: c'è ancora cibo, ma a livello sanitario c'è un'emergenza grave, molti ospedali sono stati chiusi. All'inizio dell'anno in Sud Sudan c'è stata un'epidemia di colera: su 80.000 persone colpite nel Paese, a Bentiu si sono registrati seicento ammalati, di cui centoventi sono morti, i più fragili: anziani e bambini. Il colera è in una certa misura endemico in Sud Sudan ma quest'anno è stato aggravato dalle inondazioni del Nilo. Inoltre non esiste economia locale e il commercio è totalmente in mano alla componente islamica della popolazione, non solo autoctona ma anche straniera, soprattutto somala.
L’accordo del 2018 non sembra aver riportato la pace.
Il Sud Sudan vive un conflitto perenne. Per dirla con le parole del giornalista Joshua Craze, «sono gli accordi di pace che provocano i conflitti». In Sud Sudan questo meccanismo è diventato quasi un paradigma: si raggiunge un accordo di pace, la fetta di torta del potere necessariamente si restringe e chi rimane fuori dagli accordi comincia lentamente a generare conflitti finché si raggiunge un altro accordo di pace. Al momento siamo nella fase post-accordo di pace del 2018, dopo la guerra interna tra etnie sudsudanesi; se ricorda, nel 2019 i responsabili del conflitto furono invitati in Vaticano da papa Francesco, che baciò loro i piedi.
Quel bacio è stato molto criticato.
Certamente, perché quelle persone hanno responsabilità gravi sulle spalle. D'altro canto è stato anche un gesto profetico, perché come Chiesa in Sud Sudan non abbiamo altri interlocutori.
Com'è al momento la situazione politica?
Complessa. Preoccupante. Dopo l'indipendenza del Sud Sudan si sarebbero dovute tenere le elezioni, ma il Paese non sembra pronto. La consultazione elettorale si sarebbe dovuta tenere nel 2014, ed è appunto scoppiata una guerra per impedirla. Poi sono state riprogrammate elezioni per il 2022 e il 2024, e non ci sono state. Ora sono calendarizzate per il 2026. Del resto, quali elezioni, per votare chi? Oltre a quello governativo, non ci sono partiti politici. Ma la cosa più grave è che il governo non riesce a disarmare i civili, dunque notevoli sacche di violenza attraversano il Paese. La parte più calda è nella regione dell'alto Nilo, a Malakal, ma l'insicurezza regna ovunque a causa della massiccia presenza di armi.
Qual è il quadro del Paese a livello religioso?
Nel Sud Sudan l'8% sono musulmani, il 60- 65% cristiani, di cui metà cattolici e metà protestanti di varie confessioni; i cattolici dunque sono il gruppo più numeroso. Invece nel Sudan la maggioranza della popolazione è musulmana. Il conflitto tra Sudan e Sud Sudan è stato fatto passare come una guerra di religione tra islamici e cristiani, ma non si è trattato affatto di un conflitto religioso, ma politico ed identitario: i signori della guerra hanno cavalcato la religione per giustificare il conflitto. Tra l'altro, cristiani e musulmani si sono sempre reciprocamente tollerati. Da non trascurare il movente economico: il Sud Sudan era la miniera del Sudan in quanto ricco di minerali e petrolio oltre che di terre vergini, arabili – i sud sudanesi sono pastori seminomadi che non coltivano la terra, mentre i sudanesi sono agricoltori. Ora che il Sud Sudan è indipendente, le sue terre sono ambite da Paesi stranieri come la Cina.
In Medio Oriente e nel continente africano si assiste a una rifioritura dell'estremismo islamico, che ha recentemente colpito i cristiani di Nigeria e Congo. Com'è la situazione in Sud Sudan?
Poiché il governo è debole, la preoccupazione è che i jihadisti penetrino attraverso i confini. Il fenomeno dell'estremismo islamico non è sconosciuto nemmeno in Sud Sudan.
Recentemente si parla di pretese israeliane sul Sud Sudan.
Israele e il Sud Sudan hanno rapporti da molto tempo. Per la creazione dello Stato indipendente del Sud Sudan è stato fondamentale il supporto di Israele, in funzione anti-islamica, a coloro che ora sono al governo. Di conseguenza il Sud Sudan non è ora in condizione di dire di no alla richiesta di inviare palestinesi nel Paese o altro. E questo è un crimine, perché ferisce la dignità del Paese. La comunità internazionale si dovrebbe opporre.
Sud Sudan, alle origini di un conflitto tutto africano
La missione del Papa in Africa si conclude nel Sudan del Sud. Lo accoglieranno a Juba, la capitale, il presidente Salva Kiir e il vicepresidente Riek Machar, uniti solo in questa occasione, ma nemici implacabili. La guerra etnica fra Dinka e Nuer, scoppiata nel 2013, è un conflitto con quasi mezzo milione di morti.
Carlassare, un vescovo nella guerra tribale del Sud Sudan
Sopravvissuto all'attentato di Rumbek, nel Sud Sudan, il vescovo Christian Carlassare conferma l'ipotesi di un attentato di matrice tribale. Parroco di uno Stato a maggioranza Nuer, una volta nominato vescovo, è finito nel mirino dei Dinka.
Monsignor Carlassare torna nell'inferno del Sud Sudan
Monsignor Carlassare, ferito in un attentato, torna nella sua diocesi di Rumbek, del Sud Sudan, dilaniato da nove anni di guerra civile, con centinaia di migliaia di morti. Era stato colpito da una fazione, per odio etnico. Era considerato troppo vicino ai Nuer, etnia di minoranza. È la violenza tribale quella che dilania il Sud Sudan e tutta l'Africa.