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il pre conclave

Situazione complicata, se Parolin salta pronte le "seconde linee"

Le utlime dal pre conclave: Semeraro e Stella sono i grandi sponsor di Parolin, ma se la sua candidatura dovesse naufragare alle prime votazioni, l'apparato di curia scalda Aveline e de Mendonça. Per questo motivo il "tesoretto" dei 20 voti di Erdo fa gola all'ex Segretario di Stato.  

Ecclesia 03_05_2025

Nella giornata in cui è stato montato l'iconico comignolo sul tetto della Cappella Sistina sono diventate febbrili le grandi manovre dei gruppi per l'elezione del nuovo Papa. Non c'è solo quello che è stato discusso nell'ottava congregazione, ma anche l'intenso scambio di informazioni che avviene tra i cardinali al di fuori delle mura dell'Aula del nuovo Sinodo. Impossibile non cominciare dalla candidatura di Pietro Parolin, segretario di Stato uscente e uomo su cui una parte della Curia ha scommesso per archiviare il pontificato di Francesco ma senza troppi traumi.

I suoi grandi sostenitori nel sacro collegio sono il prefetto uscente del dicastero per i santi Marcello Semeraro e l'ultraottantenne Beniamino Stella che nelle congregazioni si è fatto notare per un intervento piuttosto critico nei confronti del metodo di governo di Francesco. Non una novità per chi conosce il porporato veneto che, dopo una fase di entusiasmo iniziale per le politiche bergogliane, subì nel 2021 l'umiliazione della visita apostolica alla Congregazione per il clero proprio mentre era in fase di pensionamento.

Le alternative a Parolin si chiamano soprattutto Jean-Marc Aveline, il «Giovanni XXIV» di Marsiglia e il poeta portoghese José Tolentino de Mendonça. Questi due nomi sono riusciti a raccogliere in questi giorni di lavori un inaspettato numero di consensi dagli altri cardinali. Sono due profili piuttosto simili dal punto di vista dell'orientamento ecclesiale che, semplificando, potremmo definire progressisti. Il blocco dei conservatori continua a scommettere sulla figura del canonista ungherese Peter Erdo, arcivescovo metropolita di Esztergom-Budapest e con un passato da presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee. È lui l'uomo a cui anche diversi cardinali non elettori vorrebbero affidare il compito di mettere ordine nel cantiere lasciato da Francesco con la sua tendenza ad «aprire processi».

Al momento il cardinale ungherese potrebbe contare su circa una ventina di voti, un tesoretto che farebbe gola ai sostenitore della candidatura Parolin. I «tifosi» del Segretario di Stato uscente vorrebbero puntare il tutto per tutto sin dalla prima votazione del 7 maggio e dare una dimostrazione di forza che induca altri confratelli a convergere su Parolin per affrettare l'elezione del successore di Francesco. Davanti alle candidature di due progressisti come Aveline e Tolentino de Mendonça, ai «paroliniani» verrebbe più facile rivolgersi ai conservatori presentando il proprio candidato come un centrista in grado di dare determinate garanzie in fatto di dottrina.

Pesa però il ruolo di potere svolto dal prelato veneto nei dodici anni di Bergoglio e alcuni provvedimenti da lui ispirati, come l'accordo sulla nomina dei vescovi con Pechino. L'esposizione di Parolin gli ha procurato anche diversi nemici in Curia ed è in questi ambienti che sta maturando la «carta» Robert Francis Prevost, l'americano «meno americano» di tutti. Agostiniano, moderatamente progressista, il prelato nato a Chicago è stato prefetto del dicastero per i vescovi e in questa veste ha conosciuto molti elettori. Oltre a un pezzo di Curia, su di lui ci sarebbero diversi cardinali sudamericani ed in particolare il pope maker di Bergoglio, Óscar Rodríguez Maradiaga. 

Oltre a Parolin, c'è un altro «papabile» tra gli italiani ed è Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme voluto soprattutto dai rappresentanti delle Chiese orientali.  Nonostante la giovane età (ha solamente 60 anni) e l'appartenenza ad un ordine religioso (molti pensano che sia meglio evitare dopo il precedente del gesuita Bergoglio), il prelato lombardo può diventare un nome caldo in una situazione di stallo. Intanto perchè è conosciuto da tutti grazie alla sua lunga presenza in Terra Santa e poi per via delle doti diplomatiche dimostrate nella delicata situazione mediorientale. I conservatori non avrebbero problemi a convergere su di lui e non è da escludere che la sua candidatura possa piacere anche ad altri cardinali moderati attualmente più convinti dalle ipotesi Parolin e Aveline. In ogni caso, nonostante diversi elettori abbiano pronosticato un conclave breve, al momento la situazione è ancora complessa e si è ben lontani dall'aver raggiunto una quadra su una figura che possa essere eletta già alla prima votazione.