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la lettera

Servono paletti se le notizie false danneggiano i più deboli

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La proposta di legge sulla diffamazione giornalistica richiama alla mente il "caso" costruito sulla Comunità Shalom: un esempio di giornalismo che punta alla gogna mediatica più che all'informazione. A danno degli stessi ragazzi in cura.

Attualità 15_04_2024

Carissimi on. Salvini e on. Tajani,
sono suor Rosalina, Responsabile della Comunità Shalom.
Alcuni miei volontari mi hanno segnalato che alcuni giornali hanno pubblicato la proposta di legge riguardante le notizie “false” o di provenienza “illecita”. Da alcuni giornali la proposta di legge viene definita come “un colpo di sole”!

Personalmente non voglio “spedire” nessuno in carcere ma, di fronte a palese e falsa diffamazione …beh, un serio paletto ci dev’essere! Lo dico perché la sottoscritta, e tutta la Comunità Shalom, è stata sottoposta ad una gogna mediatica non per ferirci, ma per metterci “a morte”!  Gogna basata sulla totale falsità costruita ad arte.
In un articolo di un giornale di tiratura nazionale leggo che gli onorevoli Salvini e Tajani con i loro rispettivi gruppi politici, tentennano nel dare alla proposta una forte accentuazione!
Per questo motivo mi rivolgo particolarmente a loro.

Ora, brevemente espongo il “mio” e “nostro” caso che, visto il modo in cui siamo stati trattati, non mi sembra necessiti di cortesi convenevoli; ma chiariamo due punti.
Primo punto: il principale obiettivo quotidiano, per la maggioranza delle tv, dei giornali e delle riviste, non è informare correttamente il pubblico, bensì di attirare, più degli altri, l’attenzione di chi guarda e ascolta.
Secondo punto: scrivere “fantastiche storie” (facendone un abuso vero e proprio), sulle persone che hanno abbandonato le cure della Comunità, mettendo in ridicolo alcune regole della Comunità stessa, è sufficiente per distruggere non solo dal punto di vista morale, ma anche umano, la Comunità e gli ospiti stessi che erano e sono tuttora in cura.

Tenendo conto delle storie travagliate e dolorose dei ragazzi e delle ragazze presenti in Comunità e pensando ancor più al loro futuro, credo, carissimi onorevoli, che ho e abbiamo il diritto e il dovere di proteggerli.
Certo, non abbiamo mai chiuso la porta a nessun visitatore, a prescindere dal suo ruolo, nemmeno a chi ci vuole male o entra nella nostra casa col solo obiettivo di “farci del male”. Ma ci sono, o esistono, regole che il giornalista deve rispettare? È più facile inventarsi dettagli drammatici con i quali far presa sugli ascoltatori o sui lettori, vero?

Noi siamo incappati in un giornalismo (certamente come tanti altri) tinto di menzogne! Abbiamo assistito ad uno spirito di parte incredibile, ad una certa presunzione di giudicare persone, fatti, relazioni, da rasentare il settarismo. Nel nostro caso, una giornalista si è introdotta in Comunità operando una sostituzione identitaria, cioè, letteralmente sostituendosi ad un’altra persona (fatto verificabile e tracciabile, oltre che denunciato). Ha intervistato tutte le ragazze, omettendo tutte le interviste per mandarne poi in onda solo due fatte a ragazze con forti profili di disturbo psichiatrico e tutelate legalmente da un tutore o amministratore di sostegno nominato dai tribunali di provenienza. Anche nei tribunali queste persone non possono essere sentite senza la presenza di uno psichiatra o uno psicologo!

È o non è discutibile (sia dal punto di vista etico che professionale) una tale modalità di approccio che ha “abusato” della persona debole?  E questa giornalista, se proprio vogliamo dircela tutta, aveva le informazioni, le conoscenze fondamentali e necessarie per scrivere di argomenti così delicati e approcciarsi a persone così psichicamente fragili?
Fra l’altro, questa giornalista, presentatasi sotto falso nome, era stata “riconosciuta” da una nostra ospite in quanto, alcuni anni fa, diceva di aver condiviso con lei, per un certo periodo, un ricovero in una clinica per disturbi alimentari. La giornalista ha negato di essere quella che diceva la nostra ospite, creando nella nostra ragazza uno scompenso psicologico durato mesi. È questo un modo onesto di fare giornalismo?

Oltre a tutto ciò che ho descritto, è stato poi fatto passare in tv un filmato – che agli spettatori poteva sembrare girato da un “giornalista infiltrato” – che “confeziona” la cosa, fingendo di “riprendere di nascosto” gli “operatori” che commettono abusi fisici e psicologici sui ragazzi. Invece, era semplicemente un nostro ex che con il suo “cellulare” ha creato le scene bruttissime e violente che tutti abbiamo visto, facendole credere vere a chi le ha viste – e facendo credere ai ragazzi che si sono prestati come “attori di scena” che fosse tutto uno scherzo, tanto per ridere.

La verità: non c’è mai stato nessun giornalista infiltrato nella sezione maschile e il filmato è stato girato e studiato tutto a tavolino, pagando il ragazzo di colore, che si è prestato alla scena, con due sigarette! Al tempo dei fatti, il ragazzo di colore, era stato dichiarato dal Tribunale di Brescia “incapace di intendere e di volere” per i reati commessi. A girare il filmato era lo stesso personaggio, un mio ex, spacciato come giornalista, uscito con un lavoro e con la festa di fine percorso!
Anche la scena della finta sodomizzazione è stata girata con la connivenza di un altro soggetto psicologicamente fragile e pure quello pagato con due sigarette (ancora attualmente in Comunità).
Nel servizio mostrato in tv, tutto è stato professionalmente confezionato perché il duro lavoro della Comunità sembrasse violento, equivoco e disonesto, oltre che anti-terapeutico (vedi sciocchi e vuoti bla-bla degli specialisti intervistati).

Questo è il metodo giornalistico di accertamento della verità? Questo servizio giornalistico ha procurato alla sottoscritta e alla Comunità intera insulti inesprimibili e continuativi, oltre che gravi minacce, anche di morte, tutti denunciati. Spero che il buon senso e il bisogno di verità prevalgano.                                                                                                          


Responsabile della Comunità Shalom - Palazzolo sull'Oglio (BS)
 



LA LETTERA

Minacce e calunnie contro la Shalom, la sorte del cristiano

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TV DEGLI ORRORI

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- Suor Rosalina: le menzogne chiedono una giustizia che viene dal cuore

LETTERA

Shalom, le menzogne chiedono una giustizia che viene dal cuore

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ESCLUSIVO

«Ma quali vittime di Shalom, eravamo d'accordo a fare quei video»

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- DOSSIER: Shalom, verità vs menzogna