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La figura

San Luigi Gonzaga, un modello contro la promiscuità odierna

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La vita di san Luigi Gonzaga, patrono dei giovani e dei malati di Aids, amante della castità e della penitenza, è da modello per esercitarsi nel dominio delle passioni carnali disordinate, veicolo di malattie fisiche e spirituali.

Ecclesia 22_03_2024

San Luigi Gonzaga, nato nel 1568, è stato un nobile italiano che ha rinunciato alla sua eredità e alle ricchezze per dedicarsi alla vita religiosa ed è morto aiutando gli ammalati di peste. Era il primogenito di Ferrante Gonzaga, marchese di Castiglione delle Stiviere.

Luigi era un bel giovinetto, ricco e molto intelligente, ma diverso dagli altri. I suoi coetanei adolescenti di nobili natali, inebriati dai piaceri della vita, giocavano a carte, si ubriacavano e, dilettandosi un po’ troppo con fanciulle di dubbia moralità, si infettavano di sifilide e altri sgradevoli inconvenienti causati da una condotta affettiva non proprio indice di rigore morale.

Giovanni Boccaccio e François Rabelais, nelle loro opere, ci parlano della vita dissoluta dei giovani altolocati di quei tempi che, tra tresche, balli, sessualità disordinata e “poliamori” si divertivano nel vizio, esattamente come fanno certi giovani di oggi, con l’unica differenza che non possedevano Instagram per condividere col pubblico le loro “prodezze” sessuali o ludiche.

Luigi, al contrario, mostrò fin da giovanissimo un forte interesse per la vita spirituale e, nonostante le obiezioni del padre, entrò nella Compagnia di Gesù all'età di 17 anni. La sua vita è stata caratterizzata da una profonda devozione religiosa e da un rigore morale eccezionale. Egli, morto precocemente in seguito alle sue azioni caritatevoli, venne beatificato 14 anni più tardi, il 19 ottobre 1605, da Paolo V. Il 31 dicembre 1726 venne canonizzato da Benedetto XIII. Lo stesso papa, nel 1729, lo dichiarò «protettore degli studenti».

Data la giovane età ed essendo stato un brillante allievo del cardinale Roberto Bellarmino, il santo che ebbe un ruolo importantissimo nell’analizzare i testi di Galileo Galilei e Giordano Bruno alla ricerca di fatti incompatibili col magistero, nel 1926 fu proclamato patrono della gioventù cattolica da Pio XI. Grazie al suo autocontrollo, all’ascetismo e al fervore con cui si dedicava alla continenza, nel 1991 Giovanni Paolo II, impegnatissimo nella lotta contro la mentalità sessantottina e artefice di splendide catechesi sulla Teologia del corpo, lo nominò patrono dei malati di Aids. Le epidemie di malattie veneree non possono essere combattute solo per mezzo delle medicine e dei vaccini, fatti alle ragazzine di 11 anni, contro il Papilloma Virus: vanno prevenute grazie ad un’adeguata educazione affettiva nei giovani. Gli adolescenti hanno bisogno di essere educati al valore del rispetto del proprio corpo, dovrebbero praticare e valorizzare la continenza; inoltre, per essere più sereni, dovrebbero desiderare un matrimonio bello e stabile e disprezzare teorie come il “poliamore” o “le coppie aperte”, altrimenti il rischio di contrarre brutte malattie – senza dimenticare i danni spirituali – è alto.

Il rigore morale di Luigi Gonzaga è un prezioso esempio di castità e verginità a cui gli adolescenti (e gli adulti!) di oggi possono ispirarsi per vivere la quotidianità seguendo le virtù cristiane, e in particolare la continenza. Il suo impegno costante nella penitenza, che giungeva sino all’estremo gesto della mortificazione col flagello a nove code, lo aiutava a domare la concupiscenza. Il suo esempio, nel dominio delle passioni e delle pulsioni della carne, è utile per non cascare nelle insidie di una sessualità disordinata, portatrice di malinconia e tristezza e, nei peggiori casi, di morbosità poco eleganti.

San Luigi Gonzaga è morto di peste a soli 23 anni ed è rappresentato con un giglio, indice di purezza, e un teschio in mano, simbolo del suo impegno nella penitenza in vista dei beni eterni. «Ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai».