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LA STORIA

Rose Busingye, l’infermiera che cura l’Aids con l’amore

Rose Busingye, infermiera ugandese, si è dedicata alla cura delle donne vittime di violenza e ai pazienti affetti da Aids aiutandoli a scoprire il loro valore infinito agli occhi di Dio. Decisivo il suo incontro con don Giussani. Il libro di Davide Perillo, "I vostri nomi sono scritti nei cieli", racconta la sua storia.

Cultura 07_12_2022

I vostri nomi sono scritti nei cieli: un titolo davvero efficace quello del libro di Davide Perillo (edito da Rizzoli), che esprime perfettamente lo sguardo che Rose ha verso tutti coloro che incontra e vuole aiutare nella sua eccezionale esperienza di solidarietà in Uganda, nel cuore del continente africano. Ma ha dovuto cambiare profondamente il suo approccio con la realtà di sofferenza e di morte in cui è nata, per costruire quel miracolo che è oggi il Meeting Point International, che si occupa della cura dei malati e dei loro orfani, di educazione e di assistenza mirata soprattutto alle donne e alle loro famiglie. “Portavamo le medicine ai malati, impostavamo la terapia. Facevamo le schede per loro, e le compilavamo. Ma il giorno dopo tornavi lì, e le medicine erano buttate nella spazzatura. Eppure sapevano a cosa servivano… Ma come è possibile?”, pensava Rose quando era infermiera a Kampala e cercava di aiutare alcune donne malate di AIDS. “Sei malata, stai morendo, io ti porto le medicine che ti salvano la vita e tu le butti via?”. Era chiaro. Non bastavano le medicine, il suo tentativo di aiutare la gente era fallito, Rose avrebbe voluto scappare per non vedere ogni giorno morire qualcuno.

Proprio in quel momento è arrivata una mano tesa verso di lei da un amico conosciuto anni prima: don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione e guida dei Memores Domini a cui lei appartiene. La invita a Milano dove può frequentarlo assiduamente, imparando il suo modo di affrontare le circostanze quotidiane. Pian piano l’infermiera ugandese scopre chi è lei veramente: una donna amata dal Signore. “I problemi non finiscono, ma tu puoi attraversarli. Chi ti dà la vita ora si prenderà sempre cura di te; ci sarà sempre qualcosa o qualcuno che ti aiuterà. Allora il mio compito è solo stare attenta: fare attenzione al Mistero e non dare per scontato ciò che succede nella vita”. La novità dei mesi vissuti con don Giussani dà nuovo slancio e libertà a Rose, che racconta: “Era come se il suo sguardo mi dicesse Tu hai un valore infinito… Ho scoperto che non sono definita dai miei limiti, ma quel rapporto personale con cui Dio mi fa essere mi costituisce come desiderio infinito di Lui”. Così è cambiato anche il suo modo di lavorare. Scoprire il suo valore personale le ha permesso di mettere in primo piano il valore infinito dell’altro, di ogni persona, per riconoscere anche la dignità dell’individuo più derelitto, segnato dalla violenza subita o commessa. Una mutazione profonda che l’ha portata a trattare le persone e le cose in modo diverso.

Ho capito cos’è che non andava nelle donne, perché non prendevano le medicine”. Non avevano capito il loro valore personale. Una delle sue amiche, violentata dai ribelli del Nord, a un certo punto le disse: “Per gli altri, io sembro solo un mucchio di problemi; vengono e mi chiedono cosa mi hanno fatto, dove mi hanno tagliato… Ma io chi sono? Sono come un cestino dove si butta la spazzatura”. Rose, abbracciandola le ha detto: “Sì, tu sei tutto questo dramma, questa faccia sfigurata. Ma hai un valore più grande. Sembri questo, ma per me vali infinitamente di più… Il valore te l’ha dato un Altro. Un Altro vuole che tu ci sia”. Si è trattato per Rose e per chi la circondava di un’autentica rivoluzione culturale nel modo di guardare gli altri, ogni altro, e lo sviluppo e il progresso di un Paese intero. All’infermiera, così rinnovata, viene un’idea: costruire un ospedale. Lo propone alle donne che accompagna nella loro vita ormai piena di valore pur nella sofferenza e nella terribile povertà. “No, niente ospedale. Vogliamo una scuola”. Per le donne di Rose la scuola è una priorità, vogliono un luogo dove i loro figli possano accorgersi che sono un valore. È Rose che le ha educate a questo sguardo che vale ancor più per i loro ragazzi. Dalla compagnia con lei hanno imparato un modo nuovo di affrontare la realtà e di esprimere i loro veri desideri.

Così inizia l’avventura della scuola materna e primaria “Don Luigi Giussani” e della secondaria “Luigi Giussani High School”, alla cui costruzione ha collaborato un gruppo di ugandesi malate di AIDS, mettendo da parte del denaro con il lavoro in una cava di pietra e con la vendita di collane colorate di carta riciclata. Una scuola dove non si picchiano gli alunni, come invece normalmente accade negli istituti africani. E questo anche se all’inizio uno dei più stretti collaboratori di Rose, arrivando all’asilo e trovando distrutti tutti i giochi comprati il giorno prima, aveva esclamato scoraggiato: “Ma come si fa? Sono vandali”. Risposta di Rose: “Tu insegnagli che hanno un valore. Se scoprono che valgono, vedrai che sapranno dare un valore pure ai giocattoli, agli insegnanti, ai compagni”.

Tutto questo - i progetti, il cibo, qualsiasi cosa - lo usiamo per dire a un uomo: Tu sei grande, sei più grande di quello che puoi immaginare, sei responsabile. Questa è la strada imboccata da Rose e dai suoi compagni di avventura del Meeting Point e della Fondazione Avsi; altro che progetti assistenziali che non entrano nella storia e nella carne di chi deve ritrovare innanzitutto dignità e speranza! Oggi le donne di Rose alzano lo sguardo con coraggio e stima di sé, ballano e cantano per esprimere la gioia di aver ritrovato il loro vero volto. È questa probabilmente la vera “Chiesa in uscita” invocata da Papa Francesco, è questo il senso della missione, compito di tutti i cristiani, sia che vivano in Africa o che abitino nelle nostre città in crisi per la mancanza di senso della vita e di speranza. Una storia come quella di Rose ci lancia nella prospettiva dell’amore per noi stessi e per gli altri, uno sguardo capace di rivoluzionare il mondo.