Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Angelo di Sicilia a cura di Ermes Dovico
SCHEGGE DI VANGELO

Riconoscere la giusta penitenza

Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato Lc 23, 41)

Schegge di vangelo 24_11_2019

In quel tempo, dopo che ebbero crocifisso Gesù, il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio. tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». (Lc 23, 35-43)

Alle provocazioni dei capi e dei soldati, Gesù non risponde nulla. Le uniche Sue parole sono invece rivolte al secondo condannato che, riconosciuta giusta la pena per il male compiuto (la pena di morte), supplica Gesù di ricordarsi di lui quando sarà entrato nel Regno dei Cieli. La richiesta è accolta, perché in essa c’è sia il riconoscimento umile della giusta penitenza (la pena di morte), sia l’affidamento alla misericordia divina ("ricordati di me"). Dall’alto delle nostre croci, come al buon ladrone, anche a noi non resta che affidarci alla potenza di Gesù per respingere l’ultima tentazione della disperazione e partecipare alla Sua salvezza.