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Regolamento Oms, il no dell’Italia è un no alla tecnocrazia sanitaria

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Il Governo Meloni ha respinto gli emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale, che introducono la categoria di «emergenza pandemica» dando all’Oms poteri straordinari, compreso quello di censurare le informazioni. Bene ha fatto l’esecutivo a dissociarsi.
- Un no in accordo con la DSC, di Stefano Fontana

Editoriali 23_07_2025
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci (LaPresse)

L’Italia ha ufficialmente respinto gli emendamenti del 2024 al Regolamento Sanitario Internazionale (RSI), adottati nella 77ª Assemblea Mondiale della Sanità (l’organo legislativo dell’Oms) con la risoluzione WHA77.17. La decisione, comunicata il 18 luglio 2025 dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, al direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, è stata formalizzata tramite una lettera che invoca l’articolo 61 del Regolamento, esercitando il diritto sovrano degli Stati di rifiutare le modifiche entro i termini previsti. Gli emendamenti, che sarebbero entrati in vigore il 19 settembre 2025 per i Paesi non dissenzienti, sono stati rigettati in toto.

È un segnale molto importante nei confronti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che è l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa appunto di questioni sanitarie. In occasione della pandemia di Covid-19, l’Oms ha assunto un ruolo di rilievo, le sue prese di posizione sono state rilanciate dai media. Tra le sue attività, l’Oms definisce linee guida su questioni sanitarie globali, fornisce assistenza tecnica agli Stati membri, svolge attività di monitoraggio sulle tendenze in ambito sanitario.

Nel caso di questi emendamenti respinti, l’Italia ha fatto una scelta coraggiosa: quella di difendere la propria sovranità sanitaria, che non è un’espressione di nazionalismo, ma ha precisi fondamenti scientifici, perché la situazione sanitaria di ogni Paese ha le proprie peculiarità e specificità.

Dal punto di vista politico, l’Italia ha scelto di stare con gli Stati Uniti di Trump e Kennedy e non con l’Europa della von der Leyen. Il 17 luglio 2025, il segretario di Stato, Marco Rubio, e il ministro della Salute, Robert F. Kennedy junior, avevano annunciato il rifiuto degli emendamenti, criticandoli per l’eccessiva autorità conferita all’Oms e per l’inclusione di concetti come “solidarietà ed equità”, ritenuti politicizzati. Entrambi i Paesi sottolineano la priorità della sovranità nazionale, opponendosi a vincoli internazionali che interferiscano con le politiche sanitarie interne.

Gli emendamenti proposti dall’Oms introducono infatti una nuova categoria, quella della cosiddetta «emergenza pandemica», distinta dall’esistente «emergenza di salute pubblica di rilevanza internazionale», al fine di consentire «risposte rapide e coordinate a eventi sanitari globali». Un concetto, questo di «emergenza pandemica», piuttosto vago dal punto di vista scientifico e arbitrario dal punto di vista procedurale. Questi emendamenti inoltre conferivano all'Oms il potere di esercitare un controllo sull'informazione in ambito sanitario. Una censura senza precedenti. Infine, questi provvedimenti avrebbero dovuto essere assunti da ogni Paese senza alcun dibattito parlamentare.

In virtù di questa scelta, l’Italia continuerà ad applicare il Regolamento precedente, senza che questo crei vuoti normativi, come hanno subito lamentato i fedelissimi dell’Oms, tra cui le virus-star che abbiamo imparato a conoscere durante il Covid. Il rifiuto degli emendamenti ha delle conseguenze importanti: ad esempio il nostro Paese potrà decidere autonomamente riguardo ai certificati vaccinali, e questo potrà evitare che si impongano in un eventuale futuro misure liberticide come i cosiddetti green pass.

Il Governo Meloni ha compiuto un atto storico: in qualche modo ha sfidato una organizzazione sovranazionale, autoreferenziale, che nel corso degli ultimi anni aveva accresciuto in modo esponenziale la propria influenza e il proprio potere. La posizione del Governo italiano non è solo un atto amministrativo: è una dichiarazione di principio, una presa di posizione netta contro la tecnocrazia sanitaria, contro la gestione delle emergenze fatta a colpi di decreti e ordinanze, senza passaggi parlamentari, senza ascoltare i cittadini, senza rispettare le garanzie costituzionali. Per la prima volta un Paese dell’Unione Europea si dissocia apertamente dalla narrativa dominante e riafferma la propria sovranità in materia sanitaria. Una scelta all’insegna della difesa della libertà della persona, e dell’appropriatezza scientifica.