Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Callisto I a cura di Ermes Dovico
SUOR GLENDA

Quando il canto diventa il tocco di Dio

Atea convertita all'amore di Dio, trascorre vent'anni come insegnante nei collegi cattolici. Poi l'incontro inaspettato con Giovanni Paolo II che cambierà completamente la sua vita. Storia di una suorina cilena che gira il mondo con chitarra e Vangelo, cantando Dio ai vicini e ai lontani. Da domani suor Glenda è in Italia, la Nuova Bq l'ha intervistata.

Attualità 07_03_2019
suor Glenda

Gira il mondo con poco o nulla: la chitarra in una mano e il Vangelo nell’altra. Eppure questa piccola suora cilena con una voce que encanta, riesce a muovere folle di persone, che vengono da ogni dove per sentirla cantare. Ma che cosa ha di tanto speciale la sua musica? “Di mio proprio nulla”, assicura la sorella che, dopo aver trascorso vent’anni nascosta nei collegi della sua congregazione religiosa, un bel giorno si trova catapultata davanti a Giovanni Paolo II e a migliaia di giovani per cantare. L'occasione è la Santa Messa conclusiva della Giornata Mondiale dei Giovani a Toronto, nel 2002. «Ancor oggi quella chiamata rimane per me un mistero, ma grazie al Cielo mi fidai del Signore e rimisi tutta la mia vita nelle Sue mani». Da quel momento la sua esistenza cambiò profondamente, ancora una volta. In realtà ben prima di diventare «la suor Glenda che canta Dio al mondo», il Signore l’aveva conquistata, preparandola, passo dopo passo, per la Sua missione d'Amore.

Suor Glenda sarà in questi giorni in Italia, il primo incontro di preghiera (canto con Adorazione Eucaristica) si terra venerdì 8 marzo, ore 21.00, a Milano presso il santuario di Santa Rita. La Nuova Bq l’ha intervistata.

Suor Glenda, lei oggi vive per cantare Dio al mondo eppure Dio, per molto tempo, fu assai lontano dal suo orizzonte…
Il Signore con la Sua Sapienza mi ha preparata da sempre affinché potessi portare Dio ai vicini e ai lontani. Infatti mi ha pensata figlia di un uomo non credente. Mio padre era un professore ateo molto affascinato da tutte le filosofie antiche, da varie ideologie strane e persino dallo gnosticismo... Ma ciò che più di tutto lo determinava come uomo era il suo profondo dubbio su ogni cosa.  Quando ero piccola, la frase che sentivo ripetere più spesso da mio padre era: "Glenda tu non devi credere a quello che ti dicono!"

Come è arrivata a convertirsi?
Attraverso il dubbio! (ride)

Vuole dirmi che Dio per conquistarla ha usato il linguaggio a lei più familiare?
Esattamente! Lui si è avvicinato a me proprio mettendomi un dubbio. Ero cresciuta con mia madre che diceva che Dio esiste, che Dio è buono, che Dio parla alla nostra storia personale. E con mio padre che diceva che Dio non esiste, che forse ci sono delle energie sopra di noi, ma che nulla è certo... Ad un certo punto è proprio esplosa in me una potente domanda: ma chi ha ragione?! Questa domanda iniziò a bruciarmi dentro come un fuoco e tutta la mia giovinezza la spesi a cercare ovunque una risposta. La nostra città, pur piccola, era piena di fermenti religiosi, di gruppi filosofici, di ideologie nascenti e io ho fatto un vero e proprio tour... Senza contare poi, che erano gli anni del regime Pinochet e io frequentavo una scuola pubblica: mia madre aveva fatto domanda in tutti i licei cattolici, ma alla fine vinse mio padre. Così io mi trovai ancor più sommersa da realtà lontane da Dio. Ma il Signore non aveva alcuna intenzione di arrendersi con me...

E cosa fece?
Ancora una volta, fu Lui a venire verso di me. Fece un altro passo e lo fece attraverso la musica. Dopo essersi inserito nel mio dubbio e averlo trasformato in una domanda sincera, mi parlò con il secondo linguaggio che intendevo in quel momento: la musica. In quegli anni nasceva in Cile la musica di protesta contro la dittatura e un giorno decisi di partecipare a un piccolo concerto organizzato dalla mia chiesa. Ovviamente lo feci per la musica e non certo per la chiesa, però la mia canzone sulla libertà vinse la competizione. Come premio finale, mi diedero una Bibbia. Rimasi indispettita e mi dissi: “Ma che razza di regalo è una Bibbia?”

Se ne sbarazzò?
Macché. La lessi tutta dalla Genesi all'Apocalisse! E più la leggevo, meno ci capivo, e più il mio dubbio diventava un grido del cuore: "Dio, se tu esisti, fa che io ti conosca!". Continuai a leggere senza fermarmi, fino al momento in cui mi trovai al passo del Vangelo di Giovanni, capitolo 3, versetto 16: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna". Fu in quel momento che la presenza del Signore mi invase d’improvviso. Come in un lampo, capii che il Signore esisteva davvero! Io stavo semplicemente leggendo, nulla di più, eppure d'un tratto sentii in me la Presenza viva del Signore che mi riempì completamente. Rimasi immobile e senza parole: ero piena di gioia, di amore e soprattutto ero piena della certezza che Dio esisteva! Quell’uomo era vivo, vivo in mezzo a noi! Fu un'esperienza molto importante che cambiò completamente la mia vita.

Come, suor Glenda?
Io non osai raccontare nulla a mio padre, ma mia madre si accorse subito che qualcosa di fondamentale era accaduto in me. Di nascosto iniziai ad andare alla Santa Messa tutti i giorni, iniziai a sentire il desiderio di aiutare chi era nel bisogno, andavo nei barrios (quartieri poveri, ndr) della mia città, nelle carceri... ma soprattutto questa Presenza mi spingeva fuori da me stessa, mi portava in mezzo alla gente con il desiderio di dire a tutti: Dio esiste! Non potevo più stare ferma, perché ero con Gesù e quando sei con Gesù il tuo cuore non può più dormire, vuole fare sempre qualcosa per Lui!

A un certo punto, quando già era entrata nella congregazione delle Sorelle della Consolazione, lei incontra Papa Giovanni Paolo II. Fu un incontro che cambierà, ancora una volta, la sua vita. Cosa accadde?
La prima volta che vidi Giovanni Paolo II fu durante la sua visita apostolica in Cile: un incontro davvero fondamentale per il nostro popolo. La sua presenza portò la Speranza e fu per noi un grande segno di liberazione dall’oppressione, che non era solo fuori, ma anche dentro al nostro cuore. La sua visita fu per me una vera conferma nella fede: davvero valeva la pena lasciare tutto per seguire il Signore! Dopo qualche tempo poi, accadde che la mia congregazione religiosa mi inviò a Roma per studiare teologia all’Università gregoriana. Durante il mio soggiorno mi trovai a sostituire, per qualche mese, una donna in maternità che faceva la segretaria negli uffici dell’Obolo di San Pietro in Vaticano. Mi trovai perciò a lavorare per conto dello stesso Pontefice. Un giorno dovevo rispondere a una lettera: si trattava di una diocesi molto, molto povera che aveva fatto una donazione molto, molto grande. Giovanni Paolo II mi scrisse di suo pugno indicandomi, nei particolari, come avrei dovuto rispondere a queste persone: lui aveva a cuore di parlare a loro personalmente! E per farlo scrisse a me, una sconosciuta sorellina del Cile! Questa attenzione ai particolari, questo amore alle persone, questa semplicità e umanità del Santo Padre mi colpirono nel profondo.

Poi però lo incontrò anche personalmente…
Tornai in Spagna, passarono diversi anni e un bel giorno arrivò una telefonata dal Vaticano: «Vogliamo che suor Glenda venga a cantare alla Santa Messa della Giornata Mondiale della Gioventù a Toronto». Volevano che durante la Comunione io cantassi dinnanzi al Santo Padre la mia canzone: “Nada es imposibile para Te”. La mia superiora rimase senza parole e non mi voleva dare il permesso per andare:  perché mai – diceva - una suorina sconosciuta dal Cile che fa l’insegnante deve andare a cantare in Canada dal Papa? Per lei era un’assurdità e aveva ragione! Io non ero nessuno, insegnavo in collegio da vent’anni e cantavo per passione ogni tanto, nel mio piccolo: per i ritrovi dei ragazzi o per i momenti di preghiera a scuola, tutto qui.

Fatto sta che poi ci andò, è così?
Telefonarono altre tre volte, insistettero a tal punto che il cardinale con un po’ di ironia disse alla superiora: «Suor Glenda deve venire a cantare durante la Messa. Devo far chiamare il Santo Padre?». Alla fine ricevetti il permesso per andare, ma questo è sempre rimasto per me un grande mistero… Perché? Perché io? Perché in quel momento? Perché a cantare?

Come comprese che il Signore aveva progetti per lei?
Dal momento in cui cantai davanti al Papa e feci ritorno nella mia terra, iniziò un bombardamento di inviti senza fine. Mi invitarono dappertutto, in tutte le chiese del mondo ispanico, dell’America latina, ovunque si parlasse spagnolo o portoghese, ricevevo un invito. Francamente io e le mie sorelle non sapevamo più cosa pensare ed eravamo anche un po’ indispettite dalla situazione: ma cosa sta succedendo? Fu così che ancora una volta arrivò per me il dubbio. Nel mio cuore sento questa domanda: «Glenda dove tu puoi servirmi meglio ora?». Non fu affatto facile rispondere a questa domanda. Erano vent’anni che stavo nella congregazione, avevo speso metà della mia vita a studiare e insegnare nei collegi, lo facevo con amore, tutto quello che stava accadendo mi sembrava una follia, temevo fosse un mio colpo di testa, avevo paura di tradire il Signore nella sua chiamata….  Ci vollero anni e anni di discernimento con le superiore della congregazione e con il Vescovo per comprendere la volontà di Dio. Alla fine nel 2008 si decise che nell’Ordo Virginum, una forma di vita consacrata che dipende direttamente dal vescovo, io avrei potuto continuare la mia vocazione nella mia particolare missione: portare il Signore a tutti con il carisma della musica.

Suor Glenda, un’ultima domanda. Vedere le folle che ci sono in alcuni suoi concerti fa una certa impressione. Ebbene, come suora, come donna di preghiera, di silenzio e di umiltà: non le crea un certo disagio tutto questo?
Ma vede, quando io canto in realtà faccio una cosa molto semplice: metto sulle note dei passi della Bibbia o delle preghiere dei Santi che mi hanno toccato il cuore. Non importa se sono in una stanza o davanti a tante persone: quando io canto è come se parlassi a tu per tu con il Signore, è come se attraverso la musica mi lasciassi consolare e rinvigorire da Lui. Il canto per me è il Signore che tocca il mio cuore, con tanta umiltà e tenerezza. Allora, se insieme a me, Lui entra nel cuore di tantissime altre persone, vicine o lontane: questa è la mia gioia più grande! Ecco la mia missione.