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PRISMA

Quale Europa?

L’Unione Europea è un punto di forza delle tendenze neo-autoritarie che, percorrono il nostro tempo. Sarebbe pertanto ora di cominciare a parlarne...

Prisma 11_12_2010
L’Unione Europea è un punto di forza delle tendenze neo-autoritarie che, anche nei Paesi di democrazia consolidata percorrono il nostro tempo. Sarebbe pertanto ora di cominciare a parlarne rompendo il muro di consenso acritico che circonda l’Unione e le sue istituzioni. Occorre sfuggire alla tagliola concettuale secondo cui chi è contro questo tipo di Europa allora ipso facto è “euroscettico”, insomma anti-europeo. Una tagliola concettuale che somiglia molto a quella che nel Risorgimento Cavour fece scattare purtroppo con successo a vantaggio dell’Italia che voleva fare lui, ovvero un’imitazione tarda e provinciale dello Stato francese; e con i risultati  che oggi sempre più si vedono e che nessun lustrino ufficiale del Centocinquantesimo dell’Unità d’Italia basta a coprire.

Il dibattito va aperto, e se lo si apre a mio avviso non si può che condividere quanto Joseph Weiler, il celebre studioso di diritto europeo, disse a conclusione della lectio magistralis che tenne a Milano il 7 maggio 2009 appunto su tale tema: “(…) l’Unione Europea è un fenomeno curioso: proclama nobili valori come democrazia, prosperità e solidarietà, diritti umani, Stato di diritto, cittadinanza europea. (…) ma nel suo modus operandi curiosamente milita contro le stesse virtù che ne sono necessariamente sia la causa che l’effetto. Che cosa ne è stato del famoso aforisma di Monnet, ‘’Nous ne coalisons pas des Etats, nous unissons des hommes’’? Da un punto di vista materiale l’Europa è un grande successo; dal punto di vista spirituale invece i suoi risultati sono molto più controversi” (cfr. Confronti 2/2009 in <www.regione.lombardia.it>).

Le istituzioni europee nascono, come noto, al termine della seconda guerra mondiale per concorde opera di tre statisti, il tedesco Adenauer, il francese Schuman e l’italiano De Gasperi, legati anche dal fatto di essere tutti e tre cattolici, tutti e tre nati e cresciuti in territori dove era sensibile l’eredità del Sacro romano impero e tutti e tre in tutto o in parte di cultura tedesca.  Schuman perché nato e cresciuto nella Lorena allora inclusa nel Reich germanico e De Gasperi perché nato e cresciuto nell’odierno Trentino quando era ancora parte dell’Austria-Ungheria e divenuto anche deputato della sua terra nella Dieta imperiale austriaca. In origine il richiamo al Sacro romano impero era stato evidente, come ancora appare dal nome del primo palazzo eretto a Bruxelles per ospitare gli  uffici delle istituzioni europee e dal nome del  maggiore premio d’onore che l’Unione concede, che in entrambi i casi è “Carlo Magno”.

In seguito, e segnatamente dall’entrata nell’Unione della Gran Bretagna in avanti,  lo sviluppo di tali istituzioni ha preso tutt’altra via lasciando uno spazio sempre maggiore a filosofie politiche di tipo massonico e neo-autoritario “illuminato”. In tale prospettiva la battaglia contro la citazione delle radici cristiane nella Costituzione europea (un mostro giuridico poi provvidenzialmente naufragato) non è un incidente e nemmeno uno sbandamento. E’ piuttosto la logica conseguenza di premesse che erano state poste con forza ormai da anni. Il dibattito, dicevamo, va allora aperto; ed è questa una delle richieste da porre con fermezza a chi nel Parlamento europeo ha tale sensibilità, o almeno dovrebbe averla in forza di chi lo ha votato.