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VITA E VOTO

Polonia, l'aborto infiamma la campagna elettorale

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Un'abortista polacca di fama internazionale Justyna Wydrzyńska è stata condannata a otto mesi di lavori socialmente utili per aver aiutato una donna ad abortire, contro la legge polacca. Sostenuta da Ue e associazioni abortiste internazionali, il suo farsi vittima ha infiammato la campagna elettorale, in vista del voto. 

Vita e bioetica 18_03_2023
Polonia, protesta abortista

Un'abortista polacca di fama internazionale Justyna Wydrzyńska, per la quale si era raccolto denaro a Londra lo scorso anno durante la Quaresima come avevamo descritto su LaBussola, è stata condannata per il reato di "aiuto all'interruzione di gravidanza" per aver inviato pillole abortive a una donna incinta. Il processo, iniziato un anno fa, ha attirato l'attenzione internazionale, con gruppi di organizzazioni abortiste e membri del Parlamento europeo che hanno criticato le autorità polacche per aver perseguito l'accusa. Il verdetto di colpevolezza emesso il 14 marzo dal Tribunale di Varsavia è stato condannato, tra gli altri, da Amnesty International, da IPPF, dal Center for Reproductive Rights e addirittura dagli ‘esperti’ della Commisssione Onu per i Diritti Umani di Ginevra che ne hanno chiesto l'annullamento e la dichiarazione di completa innocenza per la Wydrzyńska. Justyna Wydrzyńska, è membro di un collettivo noto come ‘Abortion Dream Team’ che aiuta le donne polacche che vogliono interrompere la gravidanza, pur sapendo che in moltissime circostanze compiono un reato perseguito penalmente per leggi polacche.

Nel caso di specie, una donna incinta di 12 settimane, chiamata solo Anna, aveva contattato il gruppo chiedendo aiuto per recarsi all'estero per abortire. Il marito, che non voleva che ella abortisse, l'aveva invece convinta a rimanere in Polonia e così Wydrzyńska ed il suo collettivo avevano fornito ad Anna delle pillole abortive. La Wydrzyńska è stata quindi incriminata in base a una legge del 1997 che prevede il reato di "fornire a una donna incinta aiuto per interrompere la gravidanza o indurla a farlo". Chiunque venga riconosciuto colpevole può rischiare fino a tre anni di carcere.  Nella sentenza emessa martedì, il tribunale distrettuale di Varsavia ha dichiarato la Wydrzyńska colpevole e l'ha condannata (solo) a otto mesi di lavori socialmente utili. Gran parte del processo si è svolto a porte chiuse per evitare schiamazzi, incidenti e proteste delle organizzazioni abortiste.

La Wydrzyńska è stata invece assolta da una seconda accusa, quella di "possesso di prodotti medici con l'intento di immetterli sul mercato", che avrebbe potuto comportare una pena detentiva fino a due anni. Insomma, la paladina ed eroina degli abortisti internazionali, la cui condanna ha provocato proteste ed articoli sui maggiori quotidiani di sinistra mondiale, rischiava sino un massimo di 5 anni (3+2) di carcere per le accuse che le erano state rivolte, il Tribunale l’ha graziata e ha sentenziato solo una pena di 8 mesi. In tribunale l'attivista ha sostenuto la sua innocenza: "È lo Stato a essere colpevole: ha deluso me, Anna e milioni di donne", ha dichiarato, mentre il pubblico ministero, aveva sostenuto che Wydrzyńska aveva violato la legge con "intento diretto" e che le sue azioni avevano causato un "grado significativo di danno sociale, tenendo conto della vita prenatale violata". Per altro verso, l'organizzazione cattolica  ‘Ordo Iuris’ ch'era parte civile contro  Wydrzyńska, aveva chiesto che le fosse concessa la sospensione della pena. "Raramente si vede una persona che si vanta di un crimine commesso", ha dichiarato Magdalena Majkowska di Ordo Iuris durante l'arringa finale in tribunale. 

Dal gennaio 2021 in Polonia, l'aborto è consentito solo nei casi in cui la gravidanza è il risultato di un atto criminale o quando minaccia la vita o la salute della madre, è invece vietato ogni altro aborto, incluso quello eugenetico, ciò a seguito della sentenza della Corte costituzionale dell'ottobre precedente, descritta su LaBussola, che aveva vietato per l’appunto l’aborto eugenetico. La scorsa settimana il Parlamento, incluse diverse forze di maggioranza, ha respinto la richiesta di discutere e votare la proposta di legge popolare che criminalizza coloro che "promuovono o invitano pubblicamente all'aborto" o che forniscono informazioni su come le donne possono abortire. Questa idea che il promotore dell’omicidio dell’innocente sia la vittima ed invece la vittima dell’omicidio, il bimbo che dovrebbe esser abortito, sia il colpevole, la cui esistenza limiti la libertà di ucciderlo, è una follia totale, soprattutto il Polonia dove secondo la Costituzione (oltrechè la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo), ogni bambino "ha bisogno di tutele e cure speciali, compresa la protezione legale, sia prima che dopo la nascita".

La Commissione europea e il Presidente del Parlamento europeo ancora sino a giovedi 16 marzo avevano dichiarato di non voler commentare la decisione del tribunale polacco di condanna della promotrice delle ‘kill pills’ abortive, dimostrando rispetto nei confronti delle legislazioni nazionali, della separazione di poteri e della magistratura nazionale dei singoli paesi. Non così  alcuni parlamentari europei che hanno organizzato una conferenza stampa con la colpevole e condannata Justyna Wydrzyńska proprio al Parlamento europeo mercoledì, il giorno successivo alla sentenza. Un evento pubblico nel quale l’abortista colpevole ha giocato la carta della vittima e, sostenuta da diversi parlamentari europei pro aborto, ha dichiarato tutta la sua fierezza: "Quello che ho sentito ieri è che sono colpevole di aiutare, di avere empatia, di dare un abbraccio a un'altra persona… Non mi sento affatto colpevole, come ho detto molte volte, so di aver fatto bene". Ecco la follia occidentale in tutta la sua cruda realtà, sentirsi bene nell’aiutare l’omicidio dell’innocente.

Ovviamente la sinistra e i centristi polacchi, alleati in vista delle prossime elezioni politiche di novembre, soffiano sul fuoco delle polemiche sulla sentenza di colpevolezza della Wydrzyńska, ma si trovano invece divisi davanti all’incredibile dileggio sistematico che da settimane vuole infangare, come descritto da LaBussola,  Karol Woijtyla, San Giovanni Paolo II e l’intera tradizione cattolica del paese, con lo zampino degli USA. Il Governo e i partiti conservatori si mostrano invece compatti sia nel difendere la vita del concepito, sia nel condannare duramente ogni tentativo di infangare la memoria di Woijtyla e strappare la tradizione cattolica polacca. La campagna elettorale polacca è iniziata e non sarà a colpi di fioretto.