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Pillole abortive, lo studio: complicazioni gravi per una donna su dieci

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Uno studio condotto negli USA su oltre 865 mila pazienti ha trovato che il 10,93% delle donne soffre di almeno «un evento avverso grave» entro i 45 giorni successivi all'assunzione del mifepristone per la procedura dell’aborto chimico. L’ennesima conferma sui danni delle pillole abortive.

Vita e bioetica 01_05_2025

L’aborto procurato è sempre un male assoluto, l’omicidio di un bimbo innocente in utero, ma quello ottenuto con le pillole abortive può portare spesso a complicazioni per la madre e, in alcuni casi, anche alla sua morte. Gli ultimi dati sul tema dicono che le complicazioni della pillola abortiva sono 22 volte maggiori di quanto riportato dagli studi scientifici degli scorsi anni. La scoperta sconcertante e, per molti versi, ovvia, viene da uno studio unico nel suo genere ed elaborato negli Stati Uniti che analizza i dati delle assicurazioni sanitarie pubbliche.

Dallo studio emerge che più di una donna su dieci che assume il mifepristone per l’aborto chimico soffrirà di gravi complicazioni di salute durante la procedura. Lo studio, condotto tra il 2017 e il 2023 su 865.727 pazienti, è stato pubblicato dall'Ethics and Public Policy Center (EPPC) il 28 aprile scorso. I ricercatori hanno scoperto che il 10,93% delle donne soffre di almeno «un evento avverso grave» entro i 45 giorni successivi all'assunzione di mifepristone per un aborto. «Non si tratta di vane speculazioni o polemiche pretestuose, lo studio si basa sul più ampio set di dati mai fatto in precedenza», ha dichiarato Ryan T. Anderson, presidente dell'EPPC e uno degli autori dello studio. Oltre il 4,7% delle donne sono state costrette a recarsi al pronto soccorso a causa dell'aborto chimico, oltre il 3,3% hanno avuto un'emorragia e oltre l'1,3% hanno contratto un'infezione. Migliaia di donne sono state ricoverate in ospedale. Più di mille hanno avuto bisogno di trasfusioni di sangue e centinaia hanno sofferto di sepsi. Quasi duemila hanno avuto un altro evento avverso potenzialmente letale. Inoltre, nel 2,84% dei casi, l'aborto chimico non ha raggiunto il suo scopo ed è stato successivamente completato con un aborto chirurgico. In alcune migliaia di casi, una gravidanza extrauterina non è stata individuata.

Come sottolinea lo studio, la Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia del farmaco degli Stati Uniti che spesso viene emulata da quella europea e dalle agenzie nazionali dei Paesi occidentali, aveva deregolamentato il mifepristone nel 2016, a seguito anche delle pressioni dell'amministrazione del presidente Barack Obama; la stessa agenzia, nel 2023, sotto l'amministrazione Biden ha ulteriormente liberalizzato le pillole abortive. La FDA ha così ridotto il numero di visite mediche di persona per ottenere il mifepristone da tre a una nel 2016 e poi a zero nel 2023. Nel 2016, la FDA aveva anche rimosso l'obbligo di dispensazione dei farmaci da parte di un medico e di assunzione in ambulatorio, eliminando la regola della visita di controllo e la segnalazione obbligatoria degli eventi avversi, eccettuata la morte. Nel 2023, poi, l’agenzia aveva autorizzato la spedizione postale dei farmaci, eliminando anche la regola che ne imponeva la distribuzione in ambulatorio. Sino al 2016 il mifepristone poteva essere utilizzato solo durante le prime sette settimane di gravidanza, termine spostato a 10 settimane dopo le decisioni prese sotto l’amministrazione Obama. Ora, azzerati controlli e con la spedizione postale, di fatto, l’assunzione della “kill pill” è incontrollata. Tutto ciò spiega come mai ben oltre la metà degli aborti effettuati a livello nazionale vengono eseguiti con il mifepristone.

«L'industria dell'aborto dice alle donne che la pillola abortiva è sicura quanto il Tylenol», un semplice antidolorifico, ma questo è «fondamentalmente falso e le donne meritano la verità. Poiché alla maggior parte delle donne viene negata la verità sui farmaci abortivi, sono terribilmente impreparate alle complicazioni successive» hanno dichiarato gli autori dello studio Ryan Anderson e Jamie Bryan Hall, direttore dell'analisi dei dati presso l'EPPC. «Questo studio è l'equivalente statistico di un uragano di categoria 5 che si abbatte sulla narrativa prevalente dell'industria dell'aborto. Rivela, sulla base di dati reali, il numero scioccante di donne che subiscono gravi conseguenze mediche a causa della pillola abortiva. La FDA di Trump dovrebbe agire immediatamente per proteggere la sicurezza delle donne americane, ripristinando le norme di sicurezza che le Amministrazioni Obama e Biden hanno rimosso», concludono gli autori, ricordando che Danco Laboratories, l’azienda farmaceutica che distribuisce il mifepristone con il marchio Mifeprex, vanta che più di cinque milioni di donne statunitensi hanno usato la sua pillola abortiva da quando è stata approvata nel 2000. Uno studio britannico della fine dell'anno scorso aveva anticipato molte delle conferme emerse nello studio americano, con molte donne che avevano riferito di non essere state preparate al dolore provato dall'aborto chimico. Quasi la metà di loro aveva provato più dolore del previsto e alcune avevano segnalato che i livelli di dolore sono stati "minimizzati" o "addolciti" durante le visite. In Italia, Eugenia Roccella e Assuntina Morresi, con il loro ampio studio del 2005, confluito nel volume La favola dell’aborto facile, avevano mostrato il pericolo mortale delle pillole abortive e i rischi tremendi, anche per le donne, che derivano appunto dalla banalizzazione dell’aborto farmacologico.

Christina Francis, ginecologa ostetrica e direttrice generale dell’Associazione americana delle ostetriche e dei ginecologi pro vita (American Association of Pro-Life OBGYNs), ha dichiarato alla Catholic News Agency che i dati dell'EPPC «confermano ciò che stiamo osservando nel mondo reale» e che «anche solo in base alla mia pratica clinica» lei sa che «questi farmaci non sono sicuri». Padre Tadeusz Pacholczyk, esperto di etica presso il National Catholic Bioethics Center (NCBC), ha dichiarato alla stessa CNA che la ricerca «ci ricorda ancora una volta come questi agenti tossici non appartengano nemmeno al campo della medicina, che in sostanza è un ministero di guarigione, poiché prendono di mira direttamente la vita dei pazienti umani non ancora nati».

Trump ha promesso in campagna elettorale che non avrebbe vietato la pillola abortiva, ma non aveva escluso la possibilità di regolamentarla e i dati che sono emersi ora dovrebbero richiamare al realismo e scacciare le ideologie e gli interessi dell’industria dell’aborto. In molti ora confidano nel ripristino di regole più ferree da parte della FDA e che abbiano seguito al più presto le dichiarazioni di inizio 2025 del segretario alla Salute, Robert F. Kennedy junior, relative ad una approfondita indagine sulle pillole abortive e sui problemi di sicurezza ad esse legati.



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