Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Gaudenzio di Brescia a cura di Ermes Dovico
contraddizioni

Per mons. Savino «maschio e femmina li creò» ma anche LGBTQ+

Ascolta la versione audio dell'articolo

Morale cattolica e natura umana falciate dall'intervista del vicepresidente CEI, ennesima pretesa di "fare verità" su transessualismo e dintorni contraddicendo l'insegnamento della Chiesa. Il messaggio che passa è il solito: non convertitevi ma credete all'arcobaleno.

Editoriali 24_10_2025
ANDREA PANEGROSSI - imagoeconomica

«A loro non va negata la possibilità di essere amate e di amare, anche a livello intimo, a livello sessuale. Perché negare quello che io definisco un loro diritto?». A chi si riferiscono queste parole pronunciate da mons. Francesco Savino, vicepresidente della CEI per l’Italia meridionale, in una recentissima intervista? Alle persone con una «identità diversa», che si riconoscono nel mondo cosiddetto LGBTQ+.

Questa quintessenza di negazione radicale della morale sessuale cattolica si colloca all’interno di una più ampia riflessione di Sua Eccellenza relativa alla sua presenza al Giubileo dell’associazione La Tenda di Gionata ed altre affini, in particolare presiedendo la Messa di sabato 6 settembre, nella Chiesa del Gesù, a Roma (nella foto di Imagoeconomica).
Il vescovo di Cassano all’Jonio ha tenuto a precisare di aver voluto assicurarsi del sostegno della Chiesa, domandando a papa Leone XIV se poteva effettivamente presiedere la celebrazione della Messa di un Giubileo tanto contestato. Papa Leone avrebbe risposto: «Lei vada, celebri, stia tranquillo e poi ci informiamo e lei mi informi su questa situazione». Mons. Savino si è sentito così incoraggiato sia da papa Francesco, con il quale aveva già uno scambio sull’argomento, che dall’attuale pontefice.

L’intervista è un potpourri di ovvietà, luoghi comuni, errori madornali, snocciolati uno dopo l’altro senza nessuna premura di argomentare, dimostrare, radicare le proprie affermazioni nell’insegnamento della Chiesa e della Rivelazione, considerata nella sua totalità di Sacra Scrittura integrale e Tradizione della Chiesa. Una frase di don Tonino Bello viene giustapposta ad una di don Milani, un’affermazione di papa Francesco ad una massima di Gramsci, fino ad un elogio sperticato di padre Pino Piva, il padre James Martin italiano, protetto dalle ali del cardinale Zuppi... Tutto fa brodo per sostenere che bisogna accogliere, ascoltare, accompagnare, discernere e integrare. Le parole magiche di Amoris Lætitia, che ormai sostituiscono quel «convertitevi e credete al Vangelo», che disse tempo fa un tale, di cui a certi vescovi non sovviene più il nome, né l’autorità.

Sua Eccellenza ritiene che questa sua posizione sia «un tentativo di fare verità», quella verità che, secondo un suo esplicito richiamo al Vangelo (cf. Gv 8, 32), rende liberi. Ma da dove verrebbe questa verità, secondo cui esisterebbe un diritto di vivere la sessualità indifferentemente con persone dello stesso sesso o del sesso opposto, fuori o dentro il matrimonio, per procreare o semplicemente per un momento di piacere? O quale sarabbe il fondamento dell’affermazione secondo cui omosessualità, bisessualità, transgenderismo, transessualità et alia sarebbero solo identità “diverse”? Sono loro, «le scienze umane dinamiche, in progress», ci rassicura.

Il principio fondamentale della creazione dell’essere umano, «maschio e femmina li creò» (Gen 1,27), che il Signore conferma nel Santo Vangelo (cf. Mt 19,4), sembra essere meno decisivo del parere della nuova divinità adorata da molti ecclesiastici: la Scienza. Nessun sospetto che la conoscenza dell’uomo possa errare, nessun dubbio che la scienza possa essere fortemente compromessa da ingenti pressioni di potere e da fiumi di denaro. L’insegnamento costante della Chiesa, che sempre ha condannato ogni uso della sessualità al di fuori del matrimonio e dei suoi fini, e specificamente il peccato sodomitico come contro natura (i.e., insanabilmente contrario alla verità che la sessualità è per natura volta all’unione di un uomo e una donna, nell’apertura alla procreazione), agli occhi di Savino è stato una bimillenaria negazione nientemeno che dei diritti umani.

Questo “superamento” dell’insegnamento della Chiesa, che ora dovrebbe riconoscere che Dio li creò maschio, femmina e LGBTQ+, e che ciascuno ha il diritto di usare della propria sessualità come meglio gli garba, è accostato da Sua Eccellenza nientemeno che allo sviluppo del dogma dell’Immacolata Concezione. «Il dogma – ci spiega – è il punto di arrivo di un percorso dinamico di conoscenza… Pensiamo al dogma dell’Immacolata Concezione di Maria è stato un punto di arrivo; c’è un cammino che si chiama diacronico, cioè storico, cioè evolutivo, cioè dinamico». Ma il paragone è un “crimine teologico”, che rivela o l’ignoranza abissale di mons. Savino, o la sua malafede. Perché nel primo caso si è passati da un profondo dibattito teologico su un tema su cui la Chiesa non si era ancora espressa, ad una dichiarazione ex-cathedra del supremo Magistero; nel secondo caso, invece, si vuole ribaltare il chiarissimo insegnamento costante della Chiesa sulla verità e il significato della sessualità umana, per introdurre un’affermazione che lo contraddice. E la contraddizione non è sviluppo, ma adulterazione. Perché il problema non è certo l’affermazione della dignità di ogni persona, ma lo scivolamento dalla dignità ontologica all’approvazione di atti che contraddicono radicalmente il senso della sessualità e che sono contrari a questa stessa dignità.

«Il problema è che c’è ancora bisogno di sdoganare culturalmente, antropologicamente, ecclesialmente, questo problema», afferma Sua Eccellenza. Che si propone come paladino di questa “verità” delle scienze umane che contraddice l’insegnamento della Chiesa; perché dopo tutto, ci spiega, anche il Signore è stato «segno di contraddizione, segno di rottura». Un’interpretazione della contraddizione evangelica a dir poco creativa, da lasciare sbigottito persino un bambino al primo anno di catechismo. Quanto alla rottura, Savino ha certamente… rotto.



CHIESA

Trappole arcobaleno. E la comunicazione vaticana dorme

03_09_2025 Nico Spuntoni

Il caso dell'udienza papale a padre James Martin segue di pochi giorni il falso annuncio dell'invito del Papa a una associazione pro-Lgbt. Ma in entrambi i casi la Sala Stampa vaticana non interviene per proteggere il Papa da chi vuole forzargli la mano.

giubileo lgbt

Gay pride a San Pietro, quel pasticcio si poteva evitare

09_09_2025 Nico Spuntoni

Una croce arcobaleno per varcare la Porta Santa, uno zaino inneggiante a «fottere le regole», un esibizionismo prevedibile da chiunque, tranne da chi avrebbe dovuto vigilare per evitare strumentalizzazioni. L'assist papale non c'è stato, ma la macchina vaticana sembra ancorata alle vecchie parole d'ordine e ai silenzi equivoci.

La mascotte delle polemiche

Giubileo, il Vaticano si affida al creativo di Gay pride e sex toys

29_10_2024 Andrea Zambrano

Appena presentata e già nella bufera: la mascotte "Luce" per il Giubileo 2025 non solo assomiglia a Greta Thunberg, ma è stata ideata dal disegnatore Simone Legno, molto attivo con il suo brand "Tokidoki". E che nel suo carnet ha prodotto la gadgettistica dei Gay pride e una linea di vibratori. Possibile che il Dicastero per l'Evangelizzazione di monsignor Fisichella non lo sapesse? 
- BLOG Borgo Pio: La mascotte che sembra Greta Thunberg

nuovo paradigma

Omosessualità contro natura? E Chiodi ridefinisce la "natura"

Per il teologo della PAV occorre ripensare la considerazione etica sulle relazioni omosessuali superando gli assoluti morali (troppo "assoluti"): un vaso di Pandora che legittima tutto all'insegna del soggettivismo.