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America Latina

Papa Leone XIV ricorda i martiri di Chimbote

I tre missionari furono uccisi in odium fidei da Sendero Luminoso in Perù e la loro causa di beatificazione si è conclusa nel 2015

 

 

 

Papa Leone XIV ha ricordato il 5 dicembre, a dieci anni dalla loro beatificazione, i tre missionari martiri uccisi nel 1991 in Perù, nella diocesi di Chimbote, da Sendero Luminoso, la guerriglia maoista fondata nel 1960 da un gruppo di docenti e studenti universitari per imporre con la lotta armata il socialismo nel paese. Michal Tomaszek e Zbigniew Strzalkowski erano frati francescani polacchi. Svolgevano la loro attività pastorale in 22 villaggi della diocesi. Furono rapiti da Sendero Luminoso il 9 agosto 1991 e uccisi a colpi di fucile. Sui loro cadaveri, rivenuti il giorno successivo dietro il muro del cimitero di Chimbote, i terroristi avevano lasciato un cartello con su scritto: “Così muoiono in lacche dell’imperialismo”. Avevano entrambi 33 anni. Alessandro Dordi era un sacerdote diocesano italiano. A commento della morte dei due missionari polacchi aveva detto: “il prossimo sarò io”. A un amico aveva scritto: “in questi giorni siamo particolarmente angosciati e preoccupati. Sicuramente hai saputo come il 9 di agosto Sendero Luminoso ha ammazzato due sacerdoti della Diocesi di Chimbote. Sono due francescani polacchi che lavoravano in una vallata come la mia. Puoi immaginare la situazione di ansia in cui viviamo; ci sono inoltre delle minacce chiare di prossime uccisioni. Sendero Luminoso, che con il terrore vuole arrivare al potere, ha preso di mira la Chiesa. La situazione del Perù è angosciosa. Ogni giorno ci chiediamo: a chi toccherà oggi?” Il 25 agosto insieme a due catechisti tornava da una celebrazione eucaristica in un villaggio. A un certo punto la strada era bloccata da grosse pietre. Quando sono scesi dalla macchina per spostarle, due uomini armati e incappucciati li hanno aggrediti. Hanno ucciso ucciso padre Alessandro risparmiando i due catechisti. In un messaggio diffuso dalla Sala Stampa del Vaticano, il Papa ha scritto: “avendo servito anche in quell’amato Paese, trovo in loro qualcosa di profondamente familiare per chi ha vissuto la missione e, al tempo stesso, essenziale per tutta la Chiesa: la comunione che nasce quando storie così diverse si lasciano riunire da Cristo e in Cristo, di modo che ciò che ciascuno è e apporta — senza smettere di essere proprio — finisce col confluire in un’unica testimonianza del Vangelo per il bene e l’edificazione del popolo di Dio”. Riflettendo sui martiri molto diversi per provenienza, storia e temperamento, il Papa ha aggiunto: in Perù condivisero “la stessa dedizione e lo stesso amore per la gente — in particolare per i più bisognosi — portando nel cuore, con affetto pastorale, le preoccupazioni e le sofferenze degli abitanti di quelle terre. Anche per questo le loro vite, così come il loro martirio, possono essere oggi un invito all’unità e alla missione per la Chiesa universale. Perché in un tempo segnato da sensibilità diverse in cui facilmente si cade in dicotomie o dialettiche sterili, i Beati di Chimbote ci ricordano che il Signore è capace di unire ciò che la nostra logica umana tende a separare”.