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INTERVISTA

«“Opposizione totale” vuole il male della Polonia»

“Opposizione totale” è il termine nato negli ambienti liberal polacchi che hanno perso, dopo anni al potere, le elezioni del 2015. Lavorano per creare conflitti sociali e dare un’immagine negativa del Paese all’estero. La Bussola intervista Jacek Karnowski, redattore capo di “Sieci”

Esteri 21_09_2020 English Español

Non si può capire fino in fondo tutto quello che succede in Polonia dal 2015 senza conoscere il ruolo dell’opposizione che si autodefinisce “l’opposizione totale”. Per spiegare questo fenomeno alle persone che seguono la situazione polacca dall’esterno, la Nuova Bussola ha chiesto delle spiegazioni ad un esperto, Jacek Karnowski, redattore capo del prestigioso settimanale conservatore “Sieci”.

Karnowski, può spiegarci perché in Polonia si parla di “opposizione totale”?
“L’opposizione totale” è il termine nato negli ambienti che hanno perso le elezioni presidenziali e parlamentari nel 2015: è stato coniato dalla stessa opposizione, dall’allora capo del partito Piattaforma Civica, Grzegorz Schetyna. Si trattava degli ambienti liberali che dominavano la scena politica in Polonia dal momento del crollo del comunismo e della trasformazione democratica del 1989 e che si sentivano minacciati di perdere la loro posizione dominante nel Paese. Per la prima volta la destra polacca è arrivata al potere dopo una vittoria netta e decisa, ottenendo il mandato di cambiare il Paese. In questa situazione l’opposizione, irritata e profondamente frustrata, pretendeva di negare ai nuovi eletti il diritto di governare.

I democratici che accettano le regole democratiche solo quando vincono…
Appunto. È la mentalità di certi ambienti che pensano che soltanto loro hanno il diritto di governare. Se al potere vanno gli altri, allora è la fine della democrazia. Per questo le forze d’opposizione hanno fatto di tutto per sabotare il lavoro del governo, per creare, anche in modo artificiale, i conflitti sociali.

Questa opposizione totale ha usato il metodo chiamato “ulica i zagranica”, che si può tradurre come “le piazze e l’estero”.
È vero. Da un lato ogni pretesto era buono per organizzare delle dimostrazioni nel Paese, dall’altra parte le forze dell’opposizione hanno lavorato per creare un’immagine negativa della Polonia all’estero, per spacciare le notizie - completamente infondate - del pericolo del fascismo. Si è chiesto addirittura l’intervento dall’estero.

Chi fa parte dell’“opposizione totale”?
Prima di tutto i partiti politici, i media che prima del 2015 esercitavano un’enorme influenza sulla politica in Polonia, gli ambienti del business che guadagnavano lavorando con e per lo Stato e certe forze che dipendono dall’estero, come vari “think tank” e anche partiti che hanno legami internazionali, specialmente con la Germania. Allora tutte queste realtà si sono sentite minacciate e hanno sferrato un terribile attacco al governo. A dicembre 2016 si è provato addirittura a bloccare i lavori del parlamento: una cosa inconcepibile nella vita democratica, e questo è stato il culmine di questa prima fase d’attacco al governo in carica. Dopo questo incidente una parte dell’opposizione ha capito che questa strada era sbagliata. Ma, purtroppo, si è formato già un gruppo consistente di oppositori che ormai non sa agire diversamente…

Nell’opposizione hanno agito dei personaggi molto conosciuti all’estero come Donald Tusk e Lech Walesa. Come questo fatto ha influito sull’immagine della Polonia all’estero?
Bisogna chiarire che Tusk ha perso nel 2015 e per di più ha lasciato il suo partito indebolito, anche dai grandi scandali, con il nuovo segretario senza personalità. Da presidente del Consiglio Europeo doveva essere “super partes”: invece, rompendo ogni standard, ha agito contro il proprio Paese per gli interessi del proprio ambiente politico.

E Lech Walesa?
All’estero Walesa è visto come l’icona del sindacato Solidarnosc, un simbolo storico. Purtroppo, in Polonia non è più preso sul serio, nemmeno dall’opposizione stessa. Vuole rimanere ad ogni costo al centro dell’attenzione ma tutto quello che dice è grottesco, lancia dei progetti irrealizzabili, si contraddice. Purtroppo, viene utilizzato in modo strumentale dall’opposizione per criticare la Polonia all’estero perché tutti i giornalisti stranieri si sentono in dovere d’intervistare “il fondatore di Solidarnosc”. Ovviamente nessuno nega il suo ruolo negli anni Ottanta, ma oggi non ha nessuna influenza sulla vita pubblica nella Polonia di oggi.

Conosco tanti giornalisti che dagli incontri con Walesa sono usciti delusi o addirittura amareggiati.
Perché il Walesa di oggi è la caricatura di sé stesso.

Può parlarci in concreto delle azioni dell’“opposizione totale”?
Da quando ha perso il potere, ogni anno l’opposizione trova un nuovo slogan, attorno al quale cerca di cambiare la situazione. In primo luogo, c’è stata un’opposizione contro alcuni cambiamenti di giudici nel Tribunale costituzionale imposti dalle scadenze previste dalla stessa Costituzione, dopo un tentativo di bloccare la necessaria riforma della magistratura e, infine, sono state lanciate delle minacce circa una possibile “Polexit” (l’uscita della Polonia dall’Unione Europea).

Si notano sempre di più le azioni contro il piano religioso. Chi ha l’interesse di dividere ulteriormente la società polacca?
Le azioni offensive di questo tipo provengono solo dalla sinistra. Si compiono profanazioni del Santissimo Sacramento e dell’immagine della Madonna di Częstochowa, parodie delle Messe, si “decorano” i monumenti con bandiere ‘arcobaleno’: recentemente hanno avvolto nella bandiera Lgbt la monumentale statua di Cristo Re nel centro di Varsavia, sopravvissuta miracolosamente all’insurrezione durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli attivisti di sinistra provocano costantemente i poliziotti, in cerca di scontri fisici, per presentarsi come vittime dello Stato: tutto questo nel tentativo di rovinare l’immagine delle autorità polacche. In questa situazione, lo Stato agisce in modo molto prudente e cauto, ricorrendo a misure coercitive dirette solo quando è necessario, ad esempio quando gli agenti di polizia vengono attaccati. Ma anche in quei casi queste persone di solito vengono assolte perché i giudici sono politicizzati e sono spesso di sinistra.

Negli ultimi tempi si nota un’intensificazione delle azioni provocatorie degli ambienti Lgbt. Come mai?
Queste azioni servono per spingere il governo sulla difensiva. Gli ambienti Lgbt vogliono spingere il dibattito sulle questioni ideologiche, per creare un “argomento sostitutivo”, per impedire il dibattito incentrato sui risultati sociali o economici del governo, che sono notevoli. In questo modo si vuole anche dare l’impressione che la Polonia - Paese caratterizzato da un pluralismo mediatico unico in Europa e da un dibattito libero e completamente aperto - sia percepita come un Paese dove la libertà è minacciata. Questo è ovviamente falso, ma, se viene ripetuto all’infinito, alla fine viene accettato da una parte della società polacca e, soprattutto, percepito all’estero come una realtà. È la minoranza la fonte delle tensioni in Polonia oggi, è quella minoranza che si sforza di intimidire e dividere la maggioranza.

Invece chi rema contro la Polonia all’estero?
La Polonia ha avuto sempre dei problemi con i vicini. Anche oggi abbiamo dei vicini interessati all’indebolimento della sua posizione. Bisogna spiegare che la Polonia è diventata un Paese in rapida crescita, non è più il Paese debole di un tempo. La disoccupazione è una delle più basse in Europa. Abbiamo addirittura il problema della manodopera: per questo motivo abbiamo dato i permessi di lavoro a più di un milione di ucraini che emigrano dal loro Paese. Questo vuol dire che la Polonia viene percepita da certi Paesi europei come un concorrente che va ostacolato: i conflitti sociali spesso sono manipolati dall’esterno.

Comincia il secondo mandato della presidenza di Andrzej Duda. Anche in questo quinquennio dobbiamo aspettarci le stesse azioni da parte dell’“opposizione totale”?
Nel breve periodo non possiamo contare su cambiamenti di strategia dell’“opposizione totale”: è difficile che ammettano di aver agito per anni contro gli interessi del proprio Paese. Ma dobbiamo sottolineare che la rielezione di Duda è un fatto straordinario: è stato rieletto - malgrado un’enorme mobilitazione di tutte le forze avverse, compresi i potenti media - con il più grande numero di voti nella storia della Polonia (10,5 milioni di polacchi hanno votato per lui). Questo vuol dire che il presidente Duda ha un forte mandato per governare e, prima o poi, anche l’“opposizione totale” dovrà riconoscere questo fatto.