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Open day ed Eduscopio, l'educazione vale più di un punteggio

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Per gli studenti delle medie è tempo di scegliere dove continuare gli studi e insieme alla "vetrina" offerta dagli istituti stessi ci sono le misurazioni effettuate dalla Fondazione Giovanni Agnelli. Strumenti utili per la scelta, ma da usare con cautela per non cedere a una logica che riduce tutto a risultati e produttività. 

Educazione 11_12_2025
CARLO CARINO BY AI MID - imagoeconomica

Dicembre: tempo di Open Day  per le scuole superiori di tutta Italia, statali e paritarie. Si tratta di un fenomeno relativamente recente, nato alla fine del secolo scorso per dare modo agli studenti dell’ultimo anno di scuola media di esplorarne l'offerta formativa e ai genitori di farsi un'idea delle strutture, dei programmi di studio e delle attività aggiuntive messe in campo da ogni scuola. Oggi, ormai, è una prassi consolidata ed estremamente affinata nelle sue modalità di realizzazione. Ogni scuola cerca, ovviamente, di offrire la migliore immagine di sé, perché da un buon numero di iscrizioni dipendono tanti altri aspetti importanti per la vita e la gestione di un istituto scolastico. Tanto più che il pesante inverno demografico ha prodotto una sorta di gara ad “accaparrarsi” gli studenti, pena la riduzione degli organici, il declassamento dell’istituto fino, addirittura, al suo accorpamento.

Da alcuni anni, le famiglie hanno a disposizione per la loro scelta non solo gli open day, ma anche le misurazioni effettuate dalla Fondazione Giovanni Agnelli, che raccoglie ed elabora i risultati degli studenti dopo la maturità. Eduscopio (così si chiama il portale online) analizza le loro performance universitarie e lavorative, e sulla base dei risultati ottenuti stila le graduatorie nazionali e locali, dandone notizia a tutti gli organi di stampa così che le famiglie possano identificare le scuole “migliori”. E i titoli che appaiono sui giornali non lasciano scampo: “Eduscopio 2025: ecco le migliori scuole d’Italia” ; “il miglior Liceo classico della Provincia di….; “ecco il miglior Istituto Tecnico della città”. È un dato ormai assodato che questo tipo di indagine può influenzare la scelta della scuola da parte delle famiglie e degli studenti: dalla sua nascita a oggi, oltre 3 milioni di utenti unici hanno visitato il portale consultando circa 15 milioni di pagine.

In ogni caso, così come occorre cautela nei confronti degli open day, che possono essere veri e propri “specchietti per le allodole”, può essere utile qualche “nota bene” anche su Eduscopio, per evitare di assolutizzare ciò che è solo parziale e potenzialmente fuorviante. Ci troviamo, infatti, su un campo minato, che è quello della educazione-formazione. E quando si parla di “risultati”, dobbiamo prestare attenzione alla complessità della sostanza, che ha mille sfaccettature. Siamo proprio sicuri che la scuola migliore sia quella che ottiene i punteggi più alti in ordine ai risultati universitari e all’inserimento lavorativo? È necessario tenere sempre presente, infatti, che l’orizzonte di una scuola deve essere educativo (cioè di maturazione della persona tout court), prima ancora che didattico. Ed è estremamente difficile – se non impossibile – sapere se quello che viene seminato oggi, si tradurrà in “risultati”. E poi, in quali risultati? Il successo negli studi è solo uno dei possibili frutti di un percorso scolastico, ma la persona – realtà complessa e misteriosa – sfugge a qualsiasi categorizzazione a priori. 

Per esempio, una delle più grandi doti che un giovane può “portare a casa” da un percorso educativo valido, è quello di imparare il valore della fatica e del sacrificio (che sempre occorrono per studiare) o di saper accettare i propri limiti e insuccessi, come pure di avere scoperto alcuni suoi talenti, che magari possono trovare un ambito di sviluppo al di fuori dei percorsi tradizionali; oppure, di aver fatto degli incontri decisivi per la sua vita e la sua vocazione. E tanto altro ancora. L’orizzonte culturale entro cui si muove Eduscopio è quello, invece, del successo secondo categorie produttive ed economicistiche.

È naturale: genitori e i giovani desiderano la realizzazione; ma cosa sia davvero la realizzazione di “quella particolare persona lì”, è cosa che sfugge alle categorie del mondo. I tempi di maturazione sono soggetti a numerose variabili, per cui un giovane può ricevere un’ottima educazione (e anche formazione culturale) che darà i suoi frutti quando... Dio vorrà. Magari non subito, nei primi anni dopo il diploma, ma in altri tempi e in altri contesti.  Come ha magistralmente spiegato Elisabetta Frezza nel suo recente intervento alla XIV edizione di Euro, mercati, democrazia (Montesilvano, 8 e 9 novembre 2025), «chiunque abbia avuto a che fare con un soggetto in crescita sa bene come cambi taglia d’improvviso, come basti un niente per accendere una scintilla, per suscitare una passione o provocare una svolta. Come ogni scivolone sia una medaglia al valore, e possa aprire la strada a conquiste preziose. Come il tempo lungo della maturazione non sia mai lineare, mai prevedibile né replicabile, e in questo risieda la sua infinita ricchezza».
Alcune scuole, poi, che un dato anno erano in testa alle classifiche, l’anno dopo si trovano scese in graduatoria. Cosa è successo? È cambiato tutto al loro interno, non sanno più fare, si sono perse per strada? Oppure, semplicemente, a parità di metodi e strumenti, sono cambiati i ragazzi? Siamo proprio sicuri, allora, che sia necessario che qualcuno ci dica dove è meglio mandare i nostri figli, suggerendoci i criteri di scelta?

È rischioso, pertanto, dare un peso eccessivo ai risultati di Eduscopio, perché si rischia di cedere a una logica che non è, né deve essere, quella che muove le scuole. La persona, infatti, è più del successo negli studi o nel lavoro, è più di ogni insuccesso o fallimento; è un bene misterioso da scoprire e far venire a galla, nei tempi e nei modi che non possiamo stabilire noi, e in questo sta la vera sfida dell’educazione, fermo restando che resta sempre necessario far tutto il possibile per offrire luoghi e occasioni di crescita della persona e di apprendimento qualitativamente elevati.
Di fronte al crescente disagio che si manifesta nelle nuove generazioni e all’evidente fallimento di una  cultura che punta tutto sul successo mondano,  è tempo di tornare a chiederci seriamente quale sia il bene vero per i nostri figli e, di conseguenza, quali scuole e in che modo possono concorrere e conseguirlo. Quelle sono le scuole “migliori”.



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