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CHIESA IN (LIBERA) USCITA

Omosessualità e contraccezione, l'ok dei vescovi tedeschi

La Commissione episcopale tedesca per il Matrimonio e la Famiglia ha stabilito che l'omosessualità è una normale predisposizione sessuale e ha aperto anche alla legittimazione della contraccezione. Non solo Germania: in Austria, il vescovo nominato di Klagenfurt si è subito schierato per l'abolizione del celibato.

Ecclesia 12_12_2019
Vescovi tedeschi

Lo scorso 1 dicembre la Chiesa in Germania ha aperto il proprio Sinodo, con il chiaro intento (vedi qui) di ribaltare l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità. Il Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca (DBK), il cardinale Reinhard Marx, aveva anche già preparato lo scenario da allestire per poter recitare quella che sembra sempre di più una commedia, anzi un tragedia, già messa nero su bianco in altre sedi, ovvero il confronto con gli inappellabili “risultati scientifici”. Marx aveva appunto messo le mani avanti, affermando che «la teologia e le scienze umane non hanno ancora fornito alla morale sessuale della Chiesa delle informazioni decisive».

Ecco, pare che le informazioni decisive siano arrivate, almeno stando al comunicato stampa della DBK del 5 dicembre scorso, che riporta le conclusioni del consulto della Commissione per il Matrimonio e la Famiglia; gli esperti, tra i quali vi erano diversi prelati, come l’arcivescovo di Berlino, mons. Heiner Koch, e il vescovo di Osnabrück, il noto Franz-Josef Bode, quello di Görlitz, Wolfgang Ipolt e quello di Mainz, Peter Kohlgraf, si sono radunati per riflettere sul tema “La sessualità degli uomini: come analizzarla su base scientifica e teologica e come valutarla dal punto di vista ecclesiastico?”.

Loro, gli esperti, hanno concordato nel ritenere che «la preferenza sessuale dell’essere umano si sviluppa durante la pubertà ed assume una direzione etero o omossesuale. Entrambe le direzioni appartengono alle forme normali delle predisposizioni sessuali, che non possono e non dovrebbero essere cambiate mediante socializzazioni specifiche». Sarebbe questo, secondo loro, gli esperti, il pensiero della Chiesa, allorché essa «condanna ogni forma di discriminazione nei confronti degli omosessuali, come è già stato richiesto da tempo dal magistero e come ha sottolineato papa Francesco in Amoris Laetitia». Sia Bode che Koch erano presenti al Sinodo sulla famiglia del 2014-2015 ed ora si pongono come interpreti dell’Esortazione post-sinodale, sdoganando addirittura l’omosessualità come forma normale di predisposizione sessuale.

Che fine hanno fatto, si chiederanno i lettori, tutti gli insegnamenti della Chiesa sulla sodomia, uno dei peccati impuri contro natura che gridano vendetta al cospetto di Dio? Cosa dire di Persona Humana, del 1974, che scriveva, nero su bianco, che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e che, in nessun caso, possono ricevere una qualche approvazione»? O della Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali del 1986, che definiva gli atti omosessuali un «disordine morale», «un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale», giudizio che porta a considerare «l'inclinazione stessa [...] come oggettivamente disordinata»? Che dire, infine, dell’insegnamento del Catechismo della Chiesa Cattolica, il quale indica nella Sacra Scrittura e nella Tradizione il riferimento sicuro per ritenere gli atti omosessuali «intrinsecamente disordinati», «contrari alla legge naturale», preclusivi del dono della vita e di «una vera complementarietà affettiva e sessuale» (CCC, § 2357), coniugando questo giudizio chiaro e netto con l’esortazione ad evitare di colpire con il «marchio di ingiusta discriminazione» (notare: non ogni discriminazione ma ogni ingiusta discriminazione) le persone con tendenza omosessuali?

Il comunicato stampa ci dice che in effetti si è discusso di questa problematica situazione del Magistero anteriore all’anno zero di Amoris Laetitia; e se ne è discusso insieme ad un altro problemino, che ci si vorrebbe togliere dai piedi al più presto. Infatti, sempre loro, gli esperti, si sono chiesti «se il divieto magistrale di praticare l’omosessualità sia ancora attuale, come anche la domanda se i contraccettivi non naturali siano permessi all’interno del matrimonio e tra coppie non sposate». Questa è la domanda; per la risposta dobbiamo attendere il prossimo forum che si terrà a febbraio 2020. Cosa volete, ogni cosa a suo tempo. Ci sono voluti diversi giorni, in stile Barbalbero, per dirsi guten Tag, poi altri giorni per farsi le domande: ora, bisogna avere molta pazienza per le risposte; «non avere fretta, mastro Meriadoc»... Sarà per questo che il Sinodo durerà ben due anni?

E giusto per non lasciare fuori niente dal ribaltone, Koch e Bode hanno voluto chiarire che, dopo Amoris Laetitia, «non si può più qualificare generalmente come peccato mortale un rapporto sessuale dopo un divorzio o nei divorziati risposati e allo stesso modo non è più prevista l’esclusione generale dal ricevimento della santa Comunione». Ma questa, in Germania, non è una novità.

Se la Germania piange, l’Austria non ride. Nemmeno il tempo di prendere coscienza della nomina a nuovo vescovo di Klagenfurt, che mons. Josef Marketz, attuale direttore della Caritas diocesana, ha già rilasciato due interviste “profetiche”, come si dice oggi.

Marketz, che prenderà possesso della diocesi carinziana il prossimo 2 febbraio, si è detto favorevole all’abolizione del celibato in una intervista alla Kleinen Zeitung. La ragione? Secondo Marketz i motivi sarebbero molti, ma quello pastoralmente più importante è la solitudine dei sacerdoti anziani; il celibato non dovrebbe più essere vincolante «non tanto perché ogni uomo ha necessariamente bisogno di una donna accanto a sé. Vedo l’isolamento di tanti sacerdoti anziani, che spesso non hanno più le proprie famiglie». Si tratterebbe di istituire misericordiosamente una sorte di “perpetue coniugate”, per consolare i poveri preti nella loro vecchiaia. Robe da matti.

Di certo, Mons. Marketz non propone l’abolizione del celibato per far fronte al crollo delle vocazioni sacerdotali, visto il modo con cui pensa di affrontare la crisi. In un’intervista a kath.press, ha voluto anzitutto sollevare i laici dallo stress di andare di qua e di là per partecipare alla Santa Messa domenicale, perché – ha fatto presente - l’amore e non l’andare a Messa è un indicatore della vita cristiana in Austria. E poi ha voluto precisare che, riguardo alle vocazioni, la preghiera non sarà in grado di vincere le condizioni di vita di oggi; occorre perciò dare più possibilità ai laici di assumere compiti nella Chiesa. E soprattutto alle laiche, perché riguardo all’ordinazione delle donne, Marketz non sembra aver molto interesse per la fine della discussione che la Chiesa ha sancito sulla questione; «se una donna – dice il futuro vescovo - mi dice che vorrebbe diventare sacerdotessa, allora posso solo sperare insieme a lei, che questo diventi possibile – lo dico molto sinceramente». E vissero tutti felici e contenti.

A rendere ancora più surreale la nomina di Marketz è il contesto nel quale è avvenuta. La povera diocesi di Klagenfurt era stata di recente colpita dal presunto scandalo del suo vescovo, mons. Alois Schwarz, accusato di una non chiara gestione del patrimonio immobiliare e delle risorse economiche della diocesi e, soprattutto, di una relazione poco osservante del celibato con una donna (vedi qui). La Santa Sede, nominando Marketz, deve aver pensato di risolvere il problema alla radice: anziché “limitarsi” a rimuovere il vescovo, sta cercando di rimuovere il celibato; così la gente finirà una buona volta di gridare allo scandalo.

(Ha collaborato Maria Stolz)