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L'ANNIVERSARIO

Oggi come ieri: la "giusta" dozzina che disse no al Duce

Esattamente 90 anni fa il governo emanava il Decreto Legge in cui i docenti erano obbligati a giurare fedeltà al Fascismo. Su 1200 professori soltanto 12 si ribellarono. La storia si ripete oggi che il generale Figliuolo haordinato l'elenco di tutti gli insegnanti vaccinati per scovare i renitenti. Dopo novant’anni anche nella scuola della repubblica italiana, cosiddetta democratica, saranno davvero pochi i docenti capaci di anteporre la propria coscienza a qualunque considerazione di carattere pratico, e a non chinare la testa davanti ad un ordine ingiusto.

Editoriali 29_08_2021

Con piglio militaresco il generale Figliuolo ha ordinato l’elenco di tutti gli insegnanti vaccinati, al fine di scovare i renitenti all’iniezione. Ordine perentorio entro il 20 agosto 2021. Pare che il militare abbia ottenuto i dati richiesti. E pare anche che gli stessi abbiano confermato una cosa già ampiamente nota: superano il 90% gli insegnanti che hanno puntualmente obbedito alle disposizioni impartite e, quindi, in grado di ottenere la tessera verde che consentirà loro di poter lavorare. Una percentuale più che bulgara. Plebiscitaria.

Qualcuno si è meravigliato della solerte e zelante diligenza con cui i signori docenti si sono subito adeguati alle disposizioni ministeriali. Evidentemente, chi è rimasto sorpreso non conosce la storia.

Proprio novanta anni fa, il 28 agosto 1931, infatti, il governo italiano emanava il Decreto Legge n.1227, recante «disposizioni sull’istruzione superiore». Erano norme che riformavano la scuola superiore, istituendo, tra le tante cose, anche la figura dei presidi.

Interessante è l’art. 18 di quel decreto legge che imponeva ai professori il giuramento di fedeltà al regime. Ogni docente di scuole superiori e università doveva pronunciare la seguente formula: «Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante ed adempiere a tutti i miei doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti la cui attività non si concilii con i doveri del mio ufficio».

Quanti furono quelli che aderirono? Ora, prima di rispondere a questa domanda facciamo una doverosa premessa: lasciamo perdere i professori liceali e degli istituti superiori che, tenendo famiglia, erano costretti a pronunciare il giuramento per necessità. Consideriamo, invece, i docenti universitari, a cominciare dai baroni, che per condizioni economiche e per prestigio potevano permettersi il lusso di essere licenziati. Ebbene, su 1.250 docenti universitari solo dodici rifiutarono di giurare e persero il posto.

Oggi, dopo novant’anni, meritano di essere ricordati:
Ernesto Bonaiuti, professore di cristianesimo all’Università di Roma;
Mario Carrara, medico legale e docente all’Università di Torino;
Gaetano De Sanctis, docente di storia antica all’Università di Roma, che rifiutò con queste parole: «Il mio atto non vuole avere alcuna portata e alcun significato politico; è semplicemente un atto di ossequio all’imperativo categorico del dovere»;
Jacob Benedetto Giorgio Errera, professore di chimica a Pavia, autore di importantissime ricerche nel campo della chimica organica;
Giorgio Levi Della Vida, orientalista, storico delle religioni, semitista, ebraista, arabista e islamista italiano;
Fabio Luzzato, avvocato e professore di diritto civile all’Università di Macerata, nonché docente di diritto agrario alla Scuola superiore di agricoltura a Milano;
Piero Martinetti, docente di filosofia teoretica e morale all’università di Milano, fu il solo filosofo universitario che rifiutò il giuramento; nella sua lettera di comunicazione del rifiuto al Ministro dell’Educazione scrisse: «Così ho sempre insegnato che la sola luce, la sola direzione ed anche il solo conforto che l’uomo può avere nella vita è la propria coscienza; e che il subordinarla a qualsiasi altra considerazione, per quanto elevata essa sia, è un sacrilegio. Ora col giuramento che mi è richiesto io verrei a smentire queste mie convinzioni ed a smentire con esse tutta la mia vita; l’Eccellenza Vostra riconoscerà che questo non è possibile. Con questo non intendo affatto declinare qualunque eventuale conseguenza della mia decisione: soltanto sono lieto che l’Eccellenza Vostra mi abbia dato la possibilità di mettere in chiaro che essa procede non da una disposizione ribelle e proterva, ma dalla impossibilità morale di andare contro ai principî che hanno retto tutta la mia vita»;
Bartolo Nigrisoli, medico e professore di chirurgia all’Università di Bologna, che nel 1938 si dimise da tutte le associazioni mediche che praticavano l’epurazione degli ebrei;
Francesco e Edoardo Ruffini, padre e figlio, il primo docente di diritto ecclesiastico a Torino, il secondo divenne docente di Storia del diritto nel 1926 all’Università di Perugia; col rifiuto del giuramento entrambi posero fine alla loro brillante carriera universitaria, e in una lettera con severa onestà e franchezza affermarono che per loro non fu difficile la scelta del rifiuto dato il privilegio di vivere in «una sia pur modesta agiatezza»;
– Lionello Venturi, docente di storia dell’arte a Torino, noto nazionalista che aveva partecipato come volontario alla Prima Guerra Mondiale, nel corso della quale fu ferito ad un occhio;
– Vito Volterra, docente di matematica a Roma, fu tra i fondatori dell’analisi funzionale e della teoria delle equazioni integrali; nel 1903 fece parte della Commissione regia per l’istituzione del Politecnico di Torino, di cui divenne Regio commissario l’anno dopo, e nel 1905 fu nominato senatore del Regno per i suoi meriti scientifici e nel 1907 divenne preside della facoltà di Scienze dell’Università di Roma.

Eh sì, la storia si ripete. Dopo novant’anni anche nella scuola della repubblica italiana, cosiddetta democratica, saranno davvero pochi i docenti capaci di anteporre la propria coscienza a qualunque considerazione di carattere pratico, e a non chinare la testa davanti ad un ordine ingiusto, illegittimo e contrario alla legge naturale. Onore in anticipo a simili professori!