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L'ANNUNCIO

Nuovi cardinali tutti di "osservanza" bergogliana

Il coinvolgimento in temi particolarmente cari a questo pontificato - migranti, dialogo con l'islam e lotta alle ingiustizie sociali - sembra essere il filo comune dell'elenco dei 13 nomi scelti per la porpora annunciati ieri da Papa Francesco. 
- PER ZUPPI FA FESTA IL PD: “ABBIAMO UN CARDINALE” di Andrea Zambrano

Ecclesia 02_09_2019

Gli 80 anni compiuti il 16 agosto da Sean Baptist Brady, creato nel Concistoro del 24 novembre 2007 da Benedetto XVI, aveva ridotto la rosa dei cardinali elettori a 118 cardinali elettori. Un numero destinato a ridursi ulteriormente nel corso dell'anno, con altri quattro porporati prossimi a superare i limiti d'età per partecipare ad un eventuale Conclave. Paolo VI, con la "Romano Pontifici Eligendo" fissò a 120 il numero massimo dei cardinali elettori. Ieri Francesco ha annunciato durante l'Angelus la convocazione di un nuovo Concistoro fissato per il 5 ottobre prossimo. Le dieci new entry sono tutte considerate vicine alla sensibilità ecclesiale di papa Bergoglio.

Il coinvolgimento in temi particolarmente cari a questo pontificato - quali migranti, dialogo con l'Islam e lotta alle ingiustizie sociali - sembra essere il filo comune dell'elenco dei nomi scelti per la porpora. C'è monsignor Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Giacarta e presidente della Conferenza episcopale dell'Indonesia, il Paese islamico più popoloso del mondo. Sotto la sua guida, l'arcidiocesi locale ha lanciato la campagna Più fedeli al cristianesimo, più coinvolti socialmente nello spirito di fratellanza, più compassionevoli con il prossimo, dedicata a sensibilizzare la comunità cattolica locale sull'impegno da mettere in atto in favore dei migranti provenienti da Myanmar e Bangladesh, tra cui migliaia di Rohingya che arrivano sui barconi e per la cui sorte lo stesso Francesco si è speso più volte arrivando persino a chiedere perdono a nome dei persecutori.

Sarà cardinale anche lo spagnolo Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat che nel recente passato si è distinto per i duri giudizi sulla politica dei porti chiusi ("atteggiamenti che mi rattristiscono") e la difesa delle Ong ("è triste che si criminalizza quelli che fanno il bene. Ho vergogna della mia Europa"). Sostenitore del motto "cuori aperti, porte aperte" sul fenomeno migratorio, il salesiano iberico ha definito "ipocriti ed egoisti" i giovani europei, mentre è solito predicare una linea più 'aperturista' anche nel dialogo con l'Islam, con il quale - ha sostenuto in un'intervista - "si può costruire insieme un mondo più misericordioso". Una convinzione maturata nella sua già precedente esperienza come direttore di una scuola salesiana a Kenitra nella quale ha introdotto la proclamazione del Corano ogni venerdì alla quale lui stesso partecipava pregando per conto suo. Spagnolo e attento agli stessi temi è anche Miguel Angel Ayuso Guixot, che solo pochi mesi fa Francesco aveva messo a capo del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.

Il missionario comboniano è uno dei massimi studiosi dell'Islam e da preside del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica commentò con favore l'avvio delle cosiddette Primavere arabe in Nordafrica; egli è stato, inoltre, uno degli uomini che ha lavorato al Documento sulla Fratellanza Umana di Abu Dhabi. Dopo la recente morte del cardinal Ortega, Cuba avrà di nuovo un suo rappresentante nel Sacro Collegio: è monsignor Juan de la Caridad García, arcivescovo di San Cristóbal de La Habana, considerato dai media locali un "vescovo del popolo" e al centro, all'indomani della sua nomina a capo dell'arcidiocesi, di una polemica su alcune dichiarazioni fatte in cui sosteneva di non volere il capitalismo a Cuba, ma piuttosto "un socialismo che progredisce".

Altra porpora centroamericana sarà monsignor Alvaro Ramazzini Imeri, un altro presule molto impegnato sulla questione migratoria e che non ha risparmiato critiche alla politica della presidenza Trump accusata di provocare "conseguenze inimmaginabili". L'azione pastorale del vescovo del Guatemala si è contraddistinta in questi anni per lo spazio dato all'opzione preferenziale per i poveri, con la continua denuncia delle disuguaglianze sociali esistenti nel suo Paese.

Il prossimo Concistoro vedrà anche la nomina di un cardinale non consacrato vescovo. Anche Giovanni Paolo II aveva elevato a tale rango Leo Scheffczyk e Robert Avery Dulles, privi di consacrazione episcopale, ma si trattava di due teologi molto anziani al momento della nomina. Padre Michael Czerny, invece, entrerà nel Collegio da elettore: il gesuita ricopre l'incarico di sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati, voluta da Francesco che ha scelto di guidarla in prima persona. Il collaboratore del pontefice si è speso in questi anni in giro per il pianeta per ricordare in incontri pubblici ed in sedi istituzionali come i migranti siano una priorità per la Chiesa ed è stato scelto anche come segretario del Sinodo sull'Amazzonia.

L'altro gesuita della lista di Francesco per il 5 ottobre è monsignor Jean-Claude Höllerich, arcivescovo di Lussemburgo, presidente della Comece ed autore del manifesto anti-sovranista pubblicato sulla Civiltà Cattolica in occasione delle ultime elezione europee.

L'arcidiocesi di Bologna, che lo era stata per cinque secoli fino al 2015, torna a essere sede cardinalizia con l'elevazione alla porpora di monsignor Matteo Maria Zuppi. La notizia è stata accolta con un tweet entusiasta da parte di padre James Martin, il gesuita che ha scritto “Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone Lgbt” di cui Zuppi ha realizzato la prefazione alla versione italiana, ma anche dai fedeli di Santa Maria in Trastevere e dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela di cui Zuppi fu parroco per molti anni.

L'assistente ecclesiastico della Comunità di Sant'Egidio, anch'egli sostenitore di una "Chiesa aperta e solidale" ma non ostile al confronto con chi coltiva sensibilità diverse dalla sua, è l'unico italiano nell'elenco e sarà anche l'unico cardinale romano del Sacro Collegio; l'ultimo porporato capitolino era stato il cardinal Angelini morto ormai nel 2014.

Gli ultimi due nomi dei cardinali elettori scelti da Francesco sono quelli del congolese Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa dal 2018, difensore del processo democratico nella Repubblica Democratica del Congo, e del portoghese José Tolentino Calaça de Mendonça, poeta di fama internazionale che Bergoglio volle, elevandolo a dignità episcopale, come Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa nel 2018 dopo aver ascoltato e apprezzato la sua predicazione degli esercizi spirituali alla Curia.

Oltre ai dieci cardinali elettori, nel Concistoro del prossimo 5 ottobre saranno creati altri tre cardinali ultraottantenni, scelti in base alla tradizionale formula secondo cui si sarebbero "distinti per il loro servizio alla Santa Sede e alla Chiesa". Si tratta dell'italiano Eugenio Dal Corso, vescovo emerito di Benguela e a lungo missionario in Angola, dove ha subito anche un'aggressione in sagrestia a colpi di calci e pugni nel 2005; del lituano Sigitas Tamkevičius, gesuita e vescovo emerito di Kaunas che patì le sofferenze della prigionia negli anni dell'occupazione sovietica; del britannico Michael Louis Fitzgerald, arcivescovo emerito di Nepte.

In merito a quest'ultima nomina, nelle ore successive all'annuncio di Francesco, non pochi hanno fatto notare come l'ex segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso fosse stato sostituito da quest'incarico da Benedetto XVI nel 2006. In un articolo dell'epoca di Andrea Tornielli, ai tempi vaticanista de "Il Giornale" ed oggi direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, si interpretava quella del curiale inglese spedito in Egitto nelle vesti di nunzio apostolico senza la porpora fino ad allora prevedibile come una "rimozione" del "vescovo del dialogo con l'Islam" perché "secondo fonti accreditate, Benedetto XVI non avrebbe gradito una certa gestione del consiglio per il dialogo interreligioso". Ratzinger, infatti, avrebbe di lì a poco accorpato il dicastero del dialogo interreligioso a quello della cultura, lasciando intendere che il confronto con l'Islam lo concepisse solo all'interno dei confini culturali. Nei mesi scorsi monsignor Fitzgerald ha accolto con grande favore la firma del Documento di Abu Dhabi, giudicandolo "in linea con lo spirito di San Francesco". Papa Bergoglio, dunque, ha deciso di "premiare" il suo servizio per la Chiesa con la porpora che l'ex segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso si vide sfumare 13 anni fa.