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Medio Oriente

Nuove scaramucce tra Hamas e Israele. E c’è il nodo Cisgiordania

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Dopo l’uccisione di un soldato israeliano, vasta offensiva delle Idf nell’area di Rafah. Le accuse reciproche di violazione del cessate il fuoco sono quasi quotidiane. Colloqui tra Hamas e Fatah. Preoccupa la situazione in Cisgiordania, soggetta a continue incursioni dei coloni.

Esteri 30_10_2025
Danni da bombardamento a Khan Younis (Ap-LaPresse)

Un’offensiva violenta. Decisa dal primo ministro Benjamin Netanyahu, in risposta all’attacco dei miliziani di Hamas che avevano aperto il fuoco e lanciato un missile anticarro contro le truppe israeliane, uccidendo un militare. Ma la fermezza di riprendere gli attacchi è anche per la messa in scena, giudicata da Israele provocatoria, della restituzione delle spoglie mortali di un ostaggio, i cui resti erano già stati consegnati in passato. E così gli aerei da guerra israeliani sono entrati nuovamente in azione, colpendo violentemente l’area di Rafah: più di cento le persone uccise in tutta la Striscia, tra cui diversi bambini. «Le accuse di Israele sono false. Il governo Netanyahu deve rendersi conto che siamo impegnati a rispettare l'accordo e deve smettere di accusarci falsamente di violarlo», ha dichiarato Suhail al-Hindi, membro dell'Ufficio politico di Hamas, aggiungendo che il gruppo sta affrontando «notevoli difficoltà» nel recupero dei corpi degli ostaggi. «Credo che la pace in Medio Oriente resisterà nonostante le scaramucce», ha detto il vicepresidente americano James David Vance, rispondendo a una domanda su Gaza.

Formalmente le armi tra Israele e Hamas dovrebbero tacere. Ma così non è. Le accuse reciproche di violazione del cessate il fuoco sono quasi quotidiane. E mentre le due parti si incolpano a vicenda, si moltiplicano le esecuzioni sommarie da parte dei miliziani palestinesi nei confronti dei presunti collaborazionisti dell’esercito israeliano, appartenenti a gruppi che sarebbero stati armati dalle Idf, con l’intento di contrastare dall’interno il gruppo di Hamas. Nel frattempo, nella Striscia, l’esercito israeliano continua a provocare vittime, giustificando le proprie azioni come offensive antiterroristiche; ma si muore, soprattutto, di fame perché gli aiuti umanitari entrano con il contagocce: al massimo sessanta mezzi al giorno.

Dal Cairo, dove si erano riuniti, gli esponenti di Hamas e Fatah si sono detti d’accordo nell’affidare il governo della Striscia ad un comitato palestinese di tecnocrati indipendenti e contemporaneamente rivitalizzare l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), considerata l’unico rappresentante politico dei palestinesi, di cui Hamas non fa parte. L'obiettivo dichiarato è quello di gestire gli "affari quotidiani" e i servizi essenziali, con la cooperazione di Paesi arabi amici e di agenzie internazionali, come passo preliminare verso la normalizzazione del sistema politico. Si sta, inoltre, valutando la possibilità d’istituire un organismo di controllo internazionale per supervisionare il finanziamento e l'attuazione della ricostruzione.

Un altro passo verso la riconciliazione tra le due anime del popolo palestinese, in vista della realizzazione della pace nella Striscia, è la decisione del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (ANP), Mahmoud Abbas, che ha annunciato che, qualora non fosse in grado di svolgere i suoi doveri politici per motivi di salute, e in assenza di un consiglio legislativo palestinese attivo, il suo posto dovrà temporaneamente essere ricoperto dal vicepresidente dell'OLP, Hussein al-Sheikh. Va sottolineato che il Consiglio legislativo palestinese (il parlamento dell'Autorità nazionale palestinese), le cui funzioni sono quelle di legiferare per Gaza e per la Cisgiordania, è inattivo dal 2007, da quando cioè Hamas prese il potere nella semi-exclave costiera.

La speranza dei palestinesi per una pace duratura è riposta nell’eventuale decisione d’Israele di liberare Marwan Barghouti, il più popolare leader palestinese, in carcere da ben ventitré anni. Nonostante le gravi accuse che ha sempre respinto, dichiarandosi innocente, Barghouti sarebbe l’unico uomo politico in grado di controllare le varie anime palestinesi. Tra la popolazione della Cisgiordania e di Gaza c’è speranza, dopo la dichiarazione del presidente Donald Trump che ha promesso, quanto prima, una decisione su Barghouti.

I palestinesi della Striscia si stanno, comunque, organizzando per autogestirsi, all’interno di uno scenario che prevede una possibile suddivisione della Striscia, esito che porterebbe a rotture e frizioni con i Paesi arabi. Jared Kushner, imprenditore, funzionario e politico statunitense, genero del presidente Trump, nel corso della sua ultima visita in Israele, accompagnando il vicepresidente Vance, avrebbe annunciato che si sta prendendo in considerazione il progetto per iniziare i lavori per la ricostruzione della zona attualmente occupata dall’esercito israeliano. Il timore è che Israele possa ripetere ciò che è già avvenuto in Cisgiordania con gli insediamenti dei coloni. I palestinesi si ritroverebbero a vivere in zone scollegate tra loro, in “città chiuse” e isolate.

In Israele, le famiglie delle vittime coinvolte nell'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 hanno dichiarato che intensificheranno la pressione per la costituzione di una commissione d'inchiesta sulla fallimentare risposta israeliana all'attacco di Hamas. Netanyahu si è rifiutato di riconoscere la responsabilità degli insuccessi e, per oltre due anni, ha respinto la proposta di formazione di una commissione d'inchiesta statale (o qualsiasi altro tipo di commissione). Si vocifera che stia cercando d’istituire un organismo d’indagine, la cui composizione sarà sotto il controllo del governo. C’è preoccupazione nell’esecutivo per i dati che sono stati forniti dal Comando generale dell’esercito e consegnati a tutti i parlamentari della Knesset. Sono numeri che fanno riflettere sulle conseguenze di questa assurda guerra tra Israele e Hamas. Dopo gli oltre sessantamila morti della Striscia, l’esercito ha reso noto che 279 soldati israeliani hanno tentato di togliersi la vita tra gennaio 2024 e luglio 2025. Dei 279 tentativi, 33 sono stati riconosciuti come "gravi", ovvero gesti che avrebbero potuto portare alla morte o a gravi lesioni personali.

Gaza preoccupa, ma quello che crea ancor più apprensione è la situazione della Cisgiordania, i cui abitanti devono subire continue incursioni da parte dei coloni. Ieri, questi ultimi hanno montato una tenda su un terreno di Khirbet Haribat al-Nabi nella regione di Masafer Yatta, a sud di Hebron. A questa tenda, nei prossimi giorni, se ne aggiungeranno altre. È l’inizio della costruzione di un nuovo insediamento su un terreno di proprietà palestinese, con la complicità passiva delle autorità. Anzi, alcuni soldati hanno fatto irruzione nel villaggio palestinese per radere al suolo un piccolo rifugio, realizzato da volontari, destinato ad ospitare una famiglia che giorni prima era stata cacciata dalla propria abitazione, poi distrutta.