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DOPO LA BREXIT

Nuova intesa sull'Irlanda. Pace salva, ma guai in vista

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La Brexit non può dirsi completa finché rimane aperta la questione della frontiera irlandese. Con il Windsor Framework, adottato dal premier Rishi Sunak e da Ursula von der Leyen, lo stallo si è risolto. La pace in Irlanda è per ora salva. Ma l'opposizione cresce: di fatto l'Ue impone una dogana interna al Regno Unito. 

Esteri 01_03_2023
Merci sbarcate in Irlanda del Nord

La Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, non può dirsi completa finché rimane aperta la questione della frontiera irlandese. È l’unico confine di terra con l’Unione, di cui la Repubblica di Irlanda è ancora membro, mentre l’Irlanda del Nord (essendo parte del Regno) no. Lunedì, il premier conservatore Rishi Sunak e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen hanno raggiunto un accordo nuovo, il Windsor Framework, che rinnova e migliora il Protocollo sull’Irlanda del Nord entrato in vigore dopo la Brexit. La buona notizia è che la pace in Irlanda è (per ora) al sicuro, perché il fallimento del negoziato avrebbe potuto contribuire a far scoppiare di nuovo la guerra civile, 25 anni esatti dopo l’Accordo del Venerdì Santo del 1998. La cattiva notizia è che lo stesso partito di governo e il partito unionista nord-irlandese, direttamente interessato, potrebbero respingere queste proposte e provocare una crisi di governo.

Il rischio di una recrudescenza di guerra civile ci sarebbe, se venisse ripristinata una frontiera di terra “rigida”, con controlli doganali, fra Repubblica di Irlanda e Irlanda del Nord. L’appartenenza di entrambe all’Unione Europea aveva infatti permesso di rimuovere del tutto le barriere e consentito una piena libertà di movimento fra le due “irlande”, contribuendo notevolmente alla distensione. Questo era uno dei presupposti dell’Accordo di Venerdì Santo, che ha posto fine a decenni di conflitto fra repubblicani (favorevoli all’unificazione del Nord con la Repubblica d’Irlanda) e unionisti (fedeli alla corona di Londra) nell’Irlanda del Nord. La Brexit ha riaperto la ferita, dividendo di nuovo le due comunità, ma finora la frontiera è rimasta comunque aperta, al prezzo di limitare fortemente il commercio fra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito, per rispettare le regole doganali europee. Di fatto, il Protocollo rendeva l’Irlanda del Nord un pezzo di Unione Europea incastonata nel Regno Unito.

Fino al Windsor Framework, in Irlanda del Nord era vietata l’importazione di salsicce di carne fresca inglesi, semi di patate scozzesi, medicinali prodotti nel Regno Unito considerati a rischio nell’Ue, si applicava l’Iva europea sui prodotti sdoganati e la regolamentazione europea sugli alcolici, si imponevano certificati e altri controlli burocratici per ogni spedizione e persino per ogni singolo pacco acquistato online. Il Windsor Framework elimina tutti questi controlli sulle merci che sono destinate al mercato interno britannico e dunque restano entro i confini dell’Irlanda del Nord. Per i prodotti britannici destinati alla Repubblica di Irlanda, invece, vengono ancora applicate le regole di importazione europee. Il commercio con l’Irlanda del Nord sarà dunque diviso in due corsie: una verde per i prodotti destinati al mercato britannico e una rossa per quelli del mercato comune europeo. Per distinguere meglio le due categorie, gli operatori del mercato interno britannico dovranno essere registrati come tali.

Sicuramente non è un sistema facile e il rischio di contrabbando è altissimo. Ma gli imprenditori locali sono i più soddisfatti. I politici locali, molto meno. All’interno del Partito Conservatore c’è una forte fronda ostile a questo accordo e il Partito Unionista nordirlandese, il Dup, ieri è apparso inizialmente diviso e incerto sulla reazione. Dopo le ultime elezioni del 2022, rifiuta di partecipare ad un governo di unità con il Sinn Fein, partito cattolico repubblicano irlandese che in questa legislatura ha la maggioranza parlamentare. Anche dopo l’annuncio del Windsor Framework, il Dup non ha ancora sciolto la sua riserva.

Lo scetticismo è dovuto, in parte, ai termini dell’accordo, considerati ancora troppo favorevoli all’Ue, ma soprattutto per una questione di principio. Con il Windsor Framework restano in vigore quasi tutti i sussidi europei per l'Irlanda del Nord. L’Iva sarà ancora quella decisa in Ue, salvo che per i prodotti “immobili”, inclusi in una lista speciale, che sicuramente non sono destinati a passare la frontiera dell’Ue perché devono essere installati nel territorio dell’Irlanda del Nord. La clausola di veto, secondo cui bastano 30 voti del parlamento locale per bloccare la legislazione europea in Irlanda del Nord, è rimasta ma è limitata solo a casi particolari e gravi, per bocciare emendamenti o aggiunte alla legislazione in vigore che la modifichino in modo sostanziale. Infine anche lo schema adottato per il commercio, con la divisione in corsie rosse e verdi, può essere bloccato dall’Ue, se Bruxelles ritiene di non disporre di sufficienti informazioni in tempo reale sul commercio in corso fra Gran Bretagna e Irlanda. La questione di principio è dunque chiara: l’Ue è stata ancora in grado di imporre, di fatto, una frontiera interna al Regno Unito. È una divisione meno netta rispetto al precedente Protocollo, visto che è stato accettato uno schema molto più pragmatico. Ma per chi sperava di liberarsi del tutto dall’Ue e dai suoi vincoli, è una delusione.