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TESTIMONIANZA

Nella vigna di suor Margherita, la "Signora del vino"

Davanti all’isola del Vento Cattivo, Malu Ventu in sardo, a nord del golfo di Oristano ha sede l’azienda vinicola delle Figlie del Sacro Cuore Evaristiane. Il ricavato serve per sostenere la comunità che ospita disabili psichici, orfani o privi di un sostegno famigliare adeguato. Insomma tutti quelli che nessuno vuole.

Ecclesia 18_09_2015
Le suore evaristiane di Putzu Idu, in Sardegna

Davanti all’isola del Vento Cattivo, Malu Ventu in sardo, a nord del golfo di Oristano, troviamo Putzu Idu dove ha sede l’azienda vinicola delle Figlie del Sacro Cuore Evaristiane, suore che vendemmiano, vinificano, imbottigliano vini bio di qualità da vendere. Il ricavato serve per sostenere la Comunità di cui fanno parte persone con disabilità intellettiva, orfani o privi di un sostegno famigliare adeguato. Insomma tutti quelli che nessuno vuole. «Dopo i 18 anni i giovani senza famiglia non ricevono più assistenza dal Comune. E allora interveniamo noi a dar loro vitto, alloggio, ma soprattutto affetto e attenzioni», racconta la grintosa suor Margherita Piludu, responsabile delle Evaristiane. 

La sua è una voce calma, chiara, la voce di chi ha conosciuto di persona la dimensione del miracolo. «Non dovrei essere qui a parlare: più di sessanta anni fa ero in fin di vita, avevo una tubercolosi ossea che bloccava ogni mio movimento. I miei genitori erano distrutti dal dolore: i medici continuavano a ripetere le loro infauste diagnosi. Solo Evaristo Madeddu, uomo di grande fede che insieme a Beniamina Piredda ha fondato la Compagnia del Sacro Cuore nota in Sardegna per le sue opere di bene a favore degli ultimi, era convinto del contrario». Lui diceva che là dove non poteva il medico sarebbe arrivato il Signore. E nel caso di suor Margherita la madre presto avrebbe toccato con mano questa verità! «Solo Evaristo Madeddu ha visualizzato per me un ottimistico futuro prefigurando la mia guarigione, il mio regolare sviluppo, l’attività di studio, una vita intensa. Si è verificato esattamente ciò che questo grande della spiritualità cristiana ha detto: ce l’ho fatta, ho studiato fino a diplomarmi. Ho trascorso le mie prime vacanze al Tancato di Serramanna, una palude bonificata». 

Suor Margherita veniva da una famiglia credente e laboriosa, aveva un’idea di quanto fosse grande l’amore di Dio e di come sia faticoso lavorare in campagna. Ma l’esperienza con Evaristo al Tancato l’ha profondamente trasformata: quell’estate è avvenuta la decisione di prendere i voti e di seguire la traccia del suo Maestro cioè utilizzare il lavoro nei campi per aiutare i più bisognosi. In realtà avrebbe voluto fare la missionaria in Africa, ma poi si è accorta di quanto fossero numerose le persone da sostenere nel suo paese e ha deciso di entrare a far parte delle Evaristiane: è diventata suora a 18 anni e quest’anno compie 60 anni di professione.

Senza aiuti istituzionali, con le elemosine che latitano sempre più bisogna ingegnarsi per trovare i fondi. «Ma qui», dice, «abbiamo una grande risorsa: la terra. É fertile, ventosa e il clima è semi-arido: questi elementi sono ideali per la produzione di vini come il Cannonau, il Vermentino, il Monica, il Passito. E allora perché non impegnarsi per produrre ciò che la zona offre quasi spontaneamente?». Detto fatto con l’aiuto di esperti si è messa al lavoro. All’inizio la produzione era modesta e spesso bastava solo all’uso interno. Ma suor Margherita non si è persa d’animo e ha chiesto aiuto ai contadini locali. Attualmente si avvale della professionalità di un giovane enologo che si sta dimostrando capace di fare un vino genuino dal bouquet molto interessante. E tutto questo è possibile sapendo utilizzare al meglio il dono del creato: in quest’area vicina al mare gli aromi sono più definiti e quindi non c’è bisogno di ricorrere ad alcun tipo di additivo.  La produzione, ora, varia tra le 15 e le 20 mila bottiglie l’anno, più 30 mila litri da vendere sfusi. E in progetto c’è anche uno spumante. 

Suor Margherita lavora sistematicamente come una manager, ma non vuole essere scambiata per una donna d’affari. «Con l’aiuto di Dio e seguendo il carisma di Evaristo Madeddu lavoro per il bene delle persone vicino a me e che sento come figli cercando di valorizzarle. Per me preghiera e lavoro sono grandi alleati, anzi, forse sono un po’ la stessa cosa», spiega. Attraverso l’esperienza con gli ultimi ha compreso che la preghiera ha il potere di liberarci da una pericolosa illusione, quella di ritenere più ricchi solo i momenti esplicitamente religiosi. In realtà la preghiera ci invita a prendere coscienza che ci sono spesso situazioni quotidiane dalle quali viene una grande fecondità. Pregare significa uscire dal vago, dall’indeterminato, da un amore verso il prossimo che si colora di velleitarismo. Amare Dio è amare l’uomo, è far propria la sua causa, è uscire da se stessi per andare verso gli altri. Il cardinal Carlo Maria Martini diceva che l’invocazione deve passare dalla testa al cuore, entrare nel ritmo del respiro e invadere la nostra persona, chiarirci che siamo tutti figli di Dio. È possibile, dunque, con l’aiuto della preghiera guardare all’altro, al bisognoso non più come un peso, ma un fratello da sostenere e aiutare se è nella difficoltà.

«Dio è grande, ma anche immensamente piccolo da stare nel mio cuore in un’armonia perfetta tra soprannaturale e umano. E la grandezza di Dio la scopro ogni giorno sempre di più». Oggi con il loro modesto lavoro le Evaristiane riescono a sostenere 15 ragazzi orfani e abbandonati più 18 residenti nelle case protette. Si tratta di persone con problemi psico-mentali che hanno bisogno di cure e assistenza continua. Un impegno non indifferente anche dal punto di vista economico.Ma suor Margherita Piludu non ha paura delle imprese sfidanti, la accompagna una certezza: c’è la Provvidenza che non abbandona mai e che soprattutto nei momenti più bui arriva in modo davvero incisivo. «Nel 1995», racconta, «avremmo dovuto chiudere e invece arrivò per caso qui da noi un gruppo di alpini di Trento. Si resero immediatamente conto delle enormi difficoltà economiche che stavamo attraversando e ci aiutarono con i loro camion, materiali edili e attrezzature a rimettere in sesto la casa. Da allora gli alpini sono nostri amici e vengono sempre in vacanza qui con la famiglia». 

L’aiuto provvidenziale è fantasioso, energico. Sempre nuovo. Presto suor Margherita e sua sorella, suor Emanuela, metteranno sul mercato un vino di qualità superiore, nei prossimi mesi batteranno all’asta una “magnum” e con il ricavato finanzieranno la costruzione di un progetto di agricoltura sociale per i ragazzi. Nulla chiedere, niente rifiutare: questo è il motto della vulcanica suor Margherita. Certo, tutto questo è vero, ma bisogna tener presente che la Provvidenza arriva se con il lavoro, la creatività, la preghiera, la gioia la invochiamo ogni istante.