Müller: nessun Papa può disporre dei sacramenti
È uscito ieri in Germania il nuovo libro del Prefetto della Congregazione della Fede, il card. Gerhrard Ludwig Müller, intitolato Il Papa – Missione e Mandato. Non è solo un libro di storia, ma è anche autobiografico ed è un importante intervento nel dibattito sul matrimonio e l'eucarestia, generato da Amoris Laetitia.
Ieri, 20 febbraio, in Germania è uscito per i tipi della Herder Verlag il nuovo libro del Prefetto della Congregazione della Fede, il card. Gerhrard Ludwig Müller, intitolato Der Papst – Sendung und Auftrag (Il Papa – Missione e Mandato). In più di 600 pagine il porporato offre un accurato esame del ruolo e della figura del pontefice, sin dai primordi dell’era cristiana. Le origini, il suo sviluppo dai tempi degli Apostoli, la sua missione, la relazione con l’episcopato cattolico, la sua autorità magisteriale, l’infallibilità e altri aspetti ancora.
Un’ampia parte dell’opera è dedicata a un excursus biografico del cardinale stesso, in particolare al suo rapporto con i sette pontefici nel regno dei quali ha vissuto sino ad ora. In questo capitolo, una sezione di cinque pagine (100-105) è dedicata al pontificato in corso; non è esaustiva, nel senso che più avanti nell’opera verranno trattati con cura due documenti papali, la Evangeli Gaudium e la Laudato Sì.
La prefazione dell’opera porta la data del 22 febbraio 2016; ma Maike Hickson, di OnePeterFive, afferma, dopo aver sentito il dott. Stephan Weber, della Herder Verlag, che il testo è stato completato alla fine dell’estate-inizio dell’autunno dell’anno scorso. Cioè quando il dibattito sulle contrastanti interpretazioni dell’Amoris Laetitia (pubblicata l’8 aprile) erano già in pieno corso. Müller ricorda il suo contributo al Sinodo dei Vescovi che in due momenti successivi ha trattato del problema della Famiglia. Appare chiaro che fare opera di memoria adesso su quei temi in questi giorni acquista un’attualità dirompente.
Il cardinale ricorda che il matrimonio “non è puramente un ideale umano”, ma “una realtà indistruttibile creata da Dio”. Il legame matrimoniale, secondo il Prefetto, è analogo al legame che esiste fra Cristo e la Sua Chiesa. Cita i benefici del matrimonio, secondo Sant’Agostino (bonum fidei, bonum prolis et bonum sacramenti) e afferma che il senso più completo del matrimonio è “la santificazione degli sposi nel loro cammino comune fino alla vita eterna con Dio”.
Il matrimonio, spiega Müller, viene ad esistere per virtù di una consacrazione, e fa sì che vi sia una partecipazione alla nuova creazione, al Regno di Dio. Ecco perché il matrimonio è qualcosa di diverso dalla semplice benedizione di persone. L’indissolubilità del matrimonio sacramentale e gli altri benefici del matrimonio sono essenziali, e inerenti a questa consacrazione.
Fatta questa premessa, il cardinale ricorda che neanche la più alta autorità ecclesiale non può intervenire “nella sostanza di un sacramento”. La Chiesa ha preferito, e anche ora preferisce, andare incontro a severe difficoltà piuttosto che sciogliere anche un solo matrimonio valido sacramentalmente, sia nel caso di dispute con i governanti, o con l’opinione pubblica prevalente (per esempio lo scisma della Chiesa cattolica inglese da Roma al tempo di Enrico VIII). La Chiesa, ricorda il porporato, deve obbedire a Dio più che agli uomini, e non può sacrificare la Verità o il Vangelo, che supera la mera ragione naturale, al puro calcolo umano.
Il Prefetto della Fede parla poi della debolezza umana, che resta anche dopo il battesimo, e in particolare della concupiscenza; che non può essere usata come pretesto per relativizzare i Comandamenti divini, e il dovere di vivere una vita cristiana in base ai sacramenti. E’ una dottrina cattolica irreversibile: l’uomo, giustificato da Cristo può, con l’aiuto della Grazia, adempiere ai comandi del Decalogo e alle richieste etiche dei sacramenti.
Come tutti i cristiani, le persone sposate devono vivere una vita alla luce della Croce, portare lealmente ciascuno la sua croce personale, “da cui nessuno è esente, di fronte alle molteplici sfide della nostra vita mortale”. Con un riferimento indiretto ad Amoris Laetitia M?ller afferma: “La misericordia di Dio non può essere interpretata come un’ignoranza del peccato, o, qui in particolare, come un permesso per un secondo legame di tipo matrimoniale quando secondo gli standard umani la vita matrimoniale è diventata insopportabile o fastidiosa”.
Stiamo assistendo in queste settimane a contrastanti interpretazioni dell’Amoris Laetitia, alcune delle quali aprono la strada ai sacramenti a persone il cui primo legame sacramentale è ancora valido. E’ forse anche alla luce di questa situazione che il Prefetto della Fede ha scritto: “La Chiesa deve restare fedele alla parola di Dio nella Scrittura e nella Tradizione e nell’interpretazione cogente del Magistero – altrimenti si renderà colpevole riguardo alla salvezza delle anime. In Cristo – il Maestro della Verità e il Buon Pastore – l’insegnamento e la vita della Sua Chiesa sono inseparabili”.
E aggiunge: “Se la Chiesa dovesse offrire i sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucarestia solo allo scopo di non disturbare il sentimento di inclusione – senza indicare gli ostacoli oggettivi e insuperabili per la ricezione dei sacramenti – darebbe alla gente una falsa sensazione di una salvezza essenzialmente certa… Il sacramento della Riconciliazione non è qui per condurre le persone fuori della loro consapevolezza del peccato, ma piuttosto per risvegliare in loro il pentimento e la risoluzione a modificare la propria vita, così che, nell’assoluzione, il peccato è realmente cancellato”.
Per quanto riguarda il Magistero, in un altro punto del libro ricorda che anche il Papa può sbagliare, per esempio se manca di insegnare la fede. Un papa non può cambiare “i criteri inerenti di ammissione ai sacramenti”, e “dare l’assoluzione sacramentale e permettere la Santa Comunione per un cattolico che è in stato di peccato mortale senza pentimento o la ferma risoluzione di evitare d’ora in poi quel peccato, senza di conseguenza peccare egli stesso in relazione alla verità del Vangelo e alla salvezza di quei fedeli che sono così condotti nell’errore”.
Müller ricorda Pio XII come il papa della sua fanciullezza. La famiglia del cardinale, profondamente cattolica e anti hitleriana, ha formato “dolcemente” i quattro figli (due maschi e due femmine) alla religione. Müller ha parole di gratitudine per i sacerdoti che lo formarono da bambino, e per il vescovo della sua città, Magonza. Sin da allora gli fu insegnato a distinguere fra la figura e il ruolo del papa, come San Pietro e i suoi successori, e il papa come persona, che può commettere errori e avere debolezze. Durante il pontificato di Giovanni XXIII lesse per la prima volta Henri de Lubac SJ, che lo aiutò a “trovare la mia strada fra l’opposizione distruttiva fra l’integralismo e il modernismo”, che definisce “entrambi ideologici, distruttivi e sterili”, analoghi a una forma di auto salvezza gnostica. Un capitolo particolare è dedicato al ruolo che ha avuto nella sua formazione il cardinale Karl Lehmann, che è stato suo docente per tredici anni e la sua guida nell’Abilitazione post-dottorale.
Sono noti i rapporti teologici di Müller con il teologo della Liberazione Gustavo Gutierrez. Egli stesso indica poi nel libro le persone che hanno contribuito a formare il suo pensiero: Erich Przywara (1889–1972); Gustav Siewerth (1903–1963); Karl Rahner (1904–1984); Hans Urs von Balthasar (1905–1988); Jean Daniélou (1905–1974); Henri de Lubac (1896–1991); Yves Congar (1904–1995); and Louis Bouyer (1913–2004). Durante il pontificato di Benedetto XVI Müller ha collaborato con il Papa emerito per raccogliere ed editare l’Opera Omnia di Ratzinger, che descrive come “Uno dei grandissimi teologi sulla Cattedra di Pietro”.