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rito di immissione

Montecassino accoglie il nuovo abate

Con il giuramento e la professione di fede ha avuto inizio l'abbaziato cassinense di dom Luca Fallica. Tra un mese l'iter culminerà con la benedizione abbaziale.

Borgo Pio 18_03_2023

Dalla Lombardia, come il predecessore dom Ogliari, il neo-abate e neo-sacerdote dom Luca Fallica, nominato lo scorso 9 gennaio, è giunto a Montecassino ed ha così avuto inizio l'iter di insediamento nella sala capitolare della "capitale" benedettina. 

Il rito di immissione si è svolto giovedi 16 marzo, a una settimana dall'ordinazione presbiterale conferita dall'arcivescovo Delpini nell'abbazia milanese di Sant'Ambrogio – e a poco più di un mese da quella diaconale ricevuta "in casa" nella comunità monastica di Dumenza (Varese) da cui proviene dom Fallica. Quindi, giovedì scorso, a Montecassino, il nuovo abate ha pronunciato il giuramento e la professione di fede davanti all’abate presidente della congregazione Sublacense Cassinese, dom Guillermo Leòn Arboleda Tamayo, e di dom Mauro Meacci, abate di Subiaco e visitatore della provincia italiana. 

Dom Tamayo ha imposto zucchetto e croce pettorale al 193° abate di Montecassino, che  è entrato in carica invocando «lo sguardo paterno e benedicente di San Benedetto». Nel suo saluto alla comunità monastica – riportato nel sito dell'abbazia (da cui sono tratte le foto) – dom Fallica ha ricordato che «tra i segni che hanno caratterizzato il breve rito di oggi c’è anche la consegna della croce, che mi ricorda il modo nel quale sono chiamato a vivere il mio impegno, non anteponendo nulla all’amore di Cristo». Riecheggia quel «nihil amori Christi praeponere» che richiama a sua volta «nihil operi Dei praeponatur», due passi della Regola benedettina riferiti rispettivamente all'amore e all'adorazione di Dio.

Tra un mese l'iter culminerà con la benedizione abbaziale, dopo Pasqua, per invocare – nel corso di una celebrazione solenne –  la grazia divina sul nuovo abate. È una benedizione (un sacramentale), non una consacrazione (un sacramento) per cui l'abate non diventa automaticamente vescovo, tuttavia ne indossa alcune insegne – la mitria, l'anello e il pastorale – che ne simboleggiano il ruolo di guida e custodia della comunità a lui affidata dal Signore, a cui – ricorda il Pontificale romano – «dovrai render conto nell'ultimo giorno».