Minnesota: truffa dei somali, soldi ai terroristi. E punizione collettiva
Maxi truffa nella comunità somala del Minnesota, lo Stato di Tim Walz (vice di Kamala Harris). Soldi del welfare pubblico finiti anche nelle tasche dei terroristi somali al Shabaab. Trump annuncia un giro di vite sull'intera comunità somala.
Il 2 dicembre ha fatto scalpore in tutto il mondo, un discorso di Donald Trump contro la comunità somala, durante una riunione di gabinetto. Non si trattava solo di una sparata gratuita: alle parole sono seguiti i fatti e gli agenti dell’Ice, la polizia di frontiera, stanno iniziando a compiere retate a Minneapolis e in tutto lo Stato del Minnesota, dove risiede la più grande comunità somala d’America. Gli agenti dell’Ice cercano immigrati illegali. Ma le parole di Trump farebbero presagire anche la possibilità di revocare la cittadinanza agli immigrati legali.
Perché proprio i somali? Perché, con molto meno clamore nella stampa internazionale, nel Minnesota sono somali i protagonisti di una delle più grandi truffe ai danni del contribuente nella storia recente americana. Il City Journal, testata conservatrice, a seguito di un’indagine condotta dal procuratore generale dello Stato, scriveva: «Il Minnesota sta annegando nelle frodi. In molti casi, la frode è stata perpetrata da membri della numerosa comunità somala del Minnesota. Fonti federali antiterrorismo confermano che milioni di dollari di fondi rubati sono stati rispediti in Somalia, dove sono finiti nelle mani del gruppo terroristico Al-Shabaab. Come ha affermato una fonte confidenziale, ‘il principale finanziatore di Al-Shabaab è il contribuente del Minnesota’».
Come è stato possibile? La causa è l’avvio del programma Medicaid Housing Stabilization Services del Minnesota (Hss), il primo negli Usa, inaugurato nel 2020. Lo scopo era quello di aiutare anziani, tossicodipendenti, disabili e malati mentali a trovare un alloggio. È stato progettato con “barriere di accesso basse” e “requisiti minimi per il rimborso”. Quindi è stato più facile compiere frodi e i risultati si sono visti già nei primi anni. I costi sono rapidamente andati fuori controllo. Nel 2021, il programma ha pagato più di 21 milioni di dollari in richieste di rimborso. Negli anni successivi, i costi annuali sono saliti a 42 milioni di dollari, poi a 74 milioni e infine a 104 milioni. Finché lo scorso 1 agosto, il Dipartimento dei Servizi Sociali del Minnesota ha deciso di abolire il programma a causa di «accuse credibili di frode».
Un mese e mezzo dopo, il 18 settembre sono stati incriminati per frode otto persone di cui sei della comunità somala. La maxi truffa è avvenuta quasi interamente all’interno della loro comunità. «Nella maggior parte di questi casi, a differenza di molti casi di frode Medicare e Medicaid a livello nazionale, non si tratta solo di fatturazione gonfiata – dichiara l’ufficio della procura generale - Spesso si è trattato di creare società puramente fittizie esclusivamente per frodare il sistema». Quasi sempre erano finte aziende sanitarie o assistenziali che erogavano inesistenti servizi.
Il caso più eclatante è quello della Ong Feeding our Future: utilizzando conteggi falsi dei pasti, registri di presenza manipolati e fatture inventate, gli autori della truffa hanno affermato di servire migliaia di pasti al giorno, sette giorni su sette, a bambini poveri. Nel 2021, Feeding Our Future ha ricevuto quasi 200 milioni di dollari di finanziamenti. La Ong era estremamente ammanicata con la politica dei Democratici. Diverse persone coinvolte nel programma Feeding Our Future erano donatori di Ilhan Omar, la deputata di origine somala di Minneapolis. Omar Fateh, ex senatore statale e candidato a sindaco di Minneapolis alle ultime elezioni, faceva lobbying presso il governatore Tim Walz a sostegno del programma.
Kayseh Magan, un somalo-americano che ha lavorato come investigatore antifrode presso l'ufficio del procuratore generale del Minnesota aveva avvertito: «Dobbiamo affrontare una realtà scomoda ma vera: quasi tutti gli imputati nei casi che ho elencato provengono dalla mia comunità. La comunità somala».
Ma il problema vero è la parte di truffa che è andata ad arricchire il terrorismo. Nello specifico il terrorismo di Al Shabaab, branca somala di Al Qaeda, operativa in Somalia e in Kenya. Secondo diverse fonti del City Journal, la comunità somala del Minnesota ha inviato fondi nell’ordine di milioni di dollari ai terroristi somali, attraverso una rete di “hawala”, spedizionieri informali che agiscono nell’ambito dei clan.
Di qui l’ira funesta del presidente Trump: «Non li voglio nel nostro Paese, sarò onesto con voi... c’è un motivo per cui il loro paese non funziona», ha detto Trump durante una riunione di gabinetto alla Casa Bianca il 2 dicembre. Poi ha aggiunto che il Paese «prenderebbe la strada sbagliata se continuassimo ad accogliere spazzatura (sic!) nel nostro Paese».
L’amministrazione Trump ha posto fine allo Status di Protezione Temporanea (un programma per gli immigrati provenienti da Paesi in crisi) per i residenti somali che vivono in Minnesota. E l’Ice si è messa subito all’opera per cercare immigrati illegali in tutto lo Stato.
Per colpa di qualcuno, non si fa credito a nessuno, si direbbe in Italia. Certo, nella comunità somala del Minnesota, anche la maggioranza assoluta dei suoi membri, che non ha commesso alcuna frode, inizia a serpeggiare la paura. «Quando sei preso di mira dal presidente degli Stati Uniti, non è proprio una bella sensazione», ha detto alla BBC Aj Awed, direttore esecutivo del Cedar-Riverside Community Council. Jamal Osman, membro del Consiglio comunale di Minneapolis, si è trasferito negli Stati Uniti quando aveva 14 anni ed è un cittadino naturalizzato: «Chiunque mi assomigli in questo momento ha paura», ha dichiarato alla CBS News. «La mia comunità è sconvolta. Sì, ci sono persone che commettono crimini, ma non si può incolpare un'intera comunità per le azioni di alcuni individui».

