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USA

Militari, mastini e il Doge: il nuovo governo Trump prende forma

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Le prime nomine del governo Trump rivelano già la piega che prenderà la prossima amministrazione Usa. Dura con l'immigrazione illegale, nemica della Cina in politica estera e pronta a ridimensionare il potere dello Stato.

Esteri 14_11_2024
Transizione: l'incontro di Donald Trump con Joe Biden (La Presse)

Il prossimo governo di Donald Trump  ancora in fase di formazione. La transizione è appena incominciata, con il primo incontro, alla Casa Bianca, fra il presidente eletto Donald Trump e l'uscente Joe Biden. Della futura amministrazione mancano ancora caselle importanti da riempire e soprattutto, per quelle già riempite, i nomi possono cambiare. Non solo il presidente eletto può cambiare idea, ma il Congresso potrebbe non confermare i candidati ministri. Tuttavia, la scelta delle persone da parte di Trump già dà delle indicazioni sulla sua futura politica.

Il primo nome che è emerso è quello di Tom Homan, non un ministro (segretario, secondo il vocabolario politico americano), ma uno “zar”, dunque un funzionario dotato di pieni poteri su una determinata questione. Tom Homan, ex direttore dell’Ice, l’agenzia per la sicurezza delle frontiere, sarà lo zar del confine meridionale, lo stesso ruolo che tuttora è ricoperto da Kamala Harris (che è vicepresidente e anche “zarina” del confine meridionale). Homan è il contrario della Harris ed ha la fama di "mastino". Nella precedente amministrazione Trump ha usato il pugno duro contro il traffico di esseri umani ed è considerato il responsabile della politica di separazione dei figli dai genitori immigrati illegalmente. Interrogato in merito da Alexandria Ocasio Cortez, deputata dell’estrema sinistra del Partito Democratico, Homan aveva replicato che tutti i criminali vengono separati dai loro figli, non solo gli immigrati illegali. Giusto per rimarcare il concetto che l'immigrazione illegale è un crimine.

A gestire la Sicurezza Interna sarà la governatrice del South Dakota, Kristi Noem. Considerata papabile vicepresidente, prima della scelta di Vance, ex reginetta di bellezza, cacciatrice, molto conservatrice, si era distinta per la sua politica estremamente libertaria durante l’epidemia del Covid-19: niente lockdown, niente obbligo di mascherina, niente passaporti vaccinali. Sul fronte dell'immigrazione e law and order, anche lei ha la fama di "mastino". La sua carriera rischiava però di essere stroncata, quest’anno, dalla pubblicazione della sua autobiografia, in cui ammette di aver abbattuto una sua cagna da caccia, perché stava divorando le galline di un vicino. Scene di un’America rurale dura, ormai d’altri tempi, anche se si parla appena di una ventina di anni fa, che hanno fatto inorridire tutti gli americani contemporanei. La scelta di Trump va controcorrente ed è motivata non solo dalla fedeltà di Kristi Noem alla causa, ma anche alla sua fama di donna dura.

Sono dei veri duri anche gli uomini scelti da Trump per condurre la politica estera e di difesa. La nomina più sorprendente è quella di Marco Rubio, senatore della Florida, quale possibile Segretario di Stato (equivalente del nostro Ministro degli Affari Esteri). Se infatti Nikki Haley era stata scartata perché “neoconservatrice” e quindi “guerrafondaia”, Marco Rubio appartiene alla stessa famiglia politica. Cubano-americano, è particolarmente sensibile alla causa democratica nel Sud America ed è un convinto sostenitore del ruolo degli Usa come poliziotto del mondo. Se dovesse essere confermato, sarebbe il primo Segretario di Stato sottoposto a sanzioni cinesi e col divieto di mettere piede nella Repubblica Popolare. Alla Difesa, invece, Trump ha scelto un altro uomo sorprendente: Pete Hegseth, noto al grande pubblico solo come commentatore televisivo su Fox News. Ma è anche un militare di carriera, decorato, veterano dell’Afghanistan e dell’Iraq. E non è solo uomo d’azione: ha una solida formazione economica ed ha laurea e dottorato (conseguito mentre prestava servizio nell’esercito). Il terzo uomo che completa il quadro della politica estera e di difesa è Mike Waltz, anch’egli militare di carriera (26 anni di servizio), ex Berretto Verde (l’élite dei ranger) e già in posizioni apicali nel Pentagono durante le due amministrazioni di George W. Bush. Il tratto comune di questi tre uomini è di essere duri con la Cina e con l’Iran che potrebbero essere i due obiettivi principali della nuova amministrazione.

Ha suscitato non poche perplessità, invece, la nomina di Tulsi Gabbard alla testa dell’Intelligence Nazionale. Ex militare, decorata, rappresentante del Partito Democratico delle Hawaii, si era distinta per le sue battaglie pacifiste, soprattutto contro ogni proposta di intervento in Siria. Nel 2024 è passata in campo repubblicano e ha fatto campagna per Trump. Il presidente eletto doveva dunque premiarla in qualche modo. Ma per il ruolo di capo dell’Intelligence Nazionale pesano le sue sparate complottiste sul presunto programma segreto di armi biologiche americane da produrre in Ucraina, che però non è mai stato scoperto. Ora, dalla sua futura posizione, se confermata nel suo ruolo, potrebbe indagare e scoprire lei stessa se ha affermato il vero o il falso.

All’Onu andrà Elise Stefanik, altra scelta che ha fatto sollevare più di un sopracciglio: la battagliera rappresentante repubblicana, infatti, non ha alcuna esperienza in politica estera. È nota solo per la sua audizione in cui ha esposto le ipocrisie delle presidi delle maggiori università americane (Harvard, Mit e Pennsylvania) che di fronte a un’ondata antisemita senza precedenti, nelle occupazioni del 2023, non riuscivano a condannare l’odio anti-ebraico. Ora, forte della stessa carica polemica, andrà a combattere la stessa battaglia all’Onu? Ci riuscirà?

Un’altra tendenza della prossima amministrazione sarà quella di ridurre il potere dello Stato e soprattutto impedire l’uso arbitrario che i Democratici avevano fatto delle sue agenzie, che erano diventate armi politiche. Su questa logica si spiega la nomina di Matt Gaetz a Procuratore Generale. Oggetto di investigazione lui stesso, il rappresentante repubblicano ha sempre condannato l’uso politico dell’Fbi e del Dipartimento di Giustizia contro Trump.

Ma soprattutto, per ridimensionare il peso dello Stato, al di fuori del governo federale sarà istituita una commissione apposita, chiamata con l’acronimo Doge (Department of Government Efficiency, dipartimento per l’efficienza del governo), con lo scopo preciso di tagliare la burocrazia. Il nome, Doge, già indica chi ne è l’ideatore: Elon Musk che, anni fa, aveva lanciato, più per scherzo che per affari, la sua criptovaluta chiamata, appunto, Doge Coin, con un cane di razza Shiba Inu quale simbolo. Assieme a Elon Musk alla guida del dipartimento ci sarà anche Vivek Ramaswamy, imprenditore di origine indiana, di idee libertarie ed ex candidato alle primarie repubblicane all’inizio dell’anno. Il Doge avrà due anni di tempo per elaborare una strategia "dimagrante". Da qui al 2026 dovrà fare, negli Usa, quel che la “Spending Review” di Carlo Cottarelli non è riuscita a fare in Italia.