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GENDER

Maschio e femmina in Costituzione, la Slovacchia difende l'ovvio

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La Slovacchia introduce in costituzione un nuovo articolo in cui si riconosce solo il sesso biologico (maschio o femmina) e si stabilisce che il matrimonio è solo fra uomo e donna. Era necessario? Sì, in questo tempo straordinario.

Famiglia 01_10_2025
Bratislava, il parlamento slovacco

«C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico». L’osservazione pascoliana sembra cucita su misura per quello che è avvenuto venerdì scorso in Slovacchia dove il Parlamento di Bratislava ha approvato alcune modifiche alla Costituzione che, da una parte, appaiono inedite, ma su altro versante ribadiscono ciò che l’uomo da sempre ha riconosciuto come vero.

Vediamo nel dettaglio quali sono state le riforme alla Costituzione slovacca. Lo Stato slovacco «mantiene la sovranità soprattutto sulle questioni di identità nazionale», ossia sulla protezione della vita, della dignità umana, della vita privata e familiare, del matrimonio, della genitorialità, della famiglia, della morale pubblica, dell’identità personale, della cultura e della lingua, nonché delle decisioni connesse in ambito sanitario, educativo, etc. In breve l’Europa, ad esempio, non potrà costringere la Slovacchia a legittimare le “nozze” gay o l’omogenitorialità.

Proseguiamo: «L’adozione di un minore è consentita ai coniugi, oppure ad uno dei coniugi che vive con un genitore del bambino, o al coniuge superstite; eccezionalmente anche ad una persona sola se è nell’interesse del bambino. La decisione spetta al giudice». E ancora: «I genitori hanno il diritto di decidere sulla partecipazione dei figli alle attività extracurricolari dell’istruzione scolastica. L’educazione riguardante la vita intima e il comportamento sessuale può essere fornita solo con il consenso del rappresentante legale». Ed infine: «La Repubblica Slovacca riconosce il sesso biologicamente determinato di maschio e femmina» che fa eco, nella sua sostanza, a ciò che già era specificato dalla Costituzione in materia di matrimonio: «un'unione unica tra un uomo e una donna».

Il primo commento, a pelle, è quello più rilevante: finalmente uno Stato che va controcorrente, che ribadisce addirittura in Costituzione verità lampanti, che non le manda a dire e non ha paura dell’Europa. Un esempio che dovrebbe essere seguito anche dall’Italia, un esempio che riaccende la speranza che i principi non negoziabili possano tornare a splendere.

Poi c’è un secondo commento, apparentemente più tecnico-giuridico, ma che invece è di carattere culturale-politico. Queste modifiche alla Costituzione richiamano quelle fatte da Orban nella propria Costituzione ungherese: i sessi sono due, limitazioni a spettacoli pubblici che possono offendere i minori, etc. Per spirito queste modifiche rimandano anche ai dispositivi di Trump inseriti in ordini esecutivi che riguardavano la transessualità e l’aborto. Ora appare evidente che dovrebbero essere delle norme ordinarie – ad esempio le leggi del Parlamento – a disciplinare queste condotte, non gli articoli di una Costituzione o gli ordini esecutivi di un Presidente degli Stati Uniti (anche se in alcuni casi occorre l’intervento aggiuntivo del Congresso). È la legge ordinaria lo strumento normativo adatto al carattere di queste disposizioni. Non la Costituzione. Quest’ultima enuclea i principi fondanti di una nazione, i valori generali su cui si fonda la convivenza civile di un popolo. La legge invece esplicita, concretizza e declina questi principi nelle situazioni specifiche. Ad esempio esplicitare che solo le coppie sposate eterosessuali possono adottare e che spetta ai genitori acconsentire ad attività extracurricolari sono norme di comportamento di carattere così specifico che mal si adattano ad essere presenti in un testo costituzionale. Il loro habitat naturale è la legge.

Hanno fatto quindi male l’Ungheria e la Slovacchia ad adottare in Costituzione alcune disposizioni che, per loro natura, avrebbero dovuto essere oggetto di una legge? No, perché, per dirla semplicemente, a mali estremi, estremi rimedi. L’attacco virulento e proveniente da più parti alla famiglia, all’identità nazionale, ai bambini, alla vita nascente, ai costumi esige una risposta altrettanto adeguata. Affermare l’ovvio non per tramite di una legge ordinaria, ma per il tramite della legge straordinaria che è la Costituzione, o tramite un ordine esecutivo dello stesso Presidente Usa, esplicita una doppia intenzione di questi governi.

La prima: su questo punto non possiamo transigere, perché fondamentale per l’ordine civile. Dichiararlo in Costituzione significa riconoscere l’alto valore della disposizione. Seconda intenzione: adottiamo la soluzione di blindare queste disposizioni in un testo costituzionale in modo tale che sarà assai difficile cambiarle negli anni a venire. Dunque la via costituzionale è necessaria per due motivi: gridare dai tetti della Costituzione alcune evidenze perché non sono più riconosciute come tali da molti e mettere in sicurezza il risultato ottenuto grazie alle procedure assai rigide di modifica costituzionale.

In tempi normali per soddisfare queste finalità non sarebbe servito scomodare la Costituzione, ma nemmeno la legge ordinaria. In tempi normali sarebbe bastato il buon senso di tutti per riconoscere l’ovvio. Ma vivendo in tempi eccezionali servono mezzi eccezionali per tornare a riconoscere l’ovvio. E così l’antico sembra nuovo.