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Lo scrittore

Mark Twain, il massone che non ce l’ha raccontata giusta

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Con Tom Sawyer e Huckleberry Finn si è presentato come il paladino di oppressi e spiantati. Ma diversi suoi scritti furono antireligiosi e in particolare contro il cristianesimo, fino ad arrivare alla bestemmia. Femminista e animalista, non credeva in Dio ma era appassionato di occultismo.

Cultura 16_10_2025

Lo abbiamo conosciuto tutti attraverso le sue opere, almeno le principali, Le avventure di Tom Sawyer e Le avventure di Huckleberry Finn, o per averne letto i libri o per averne visto le trasposizioni cinematografiche e televisive, persino a cartoni animati: Mark Twain, bizzarro pseudonimo di Samuel Langhorne Clemens (1835–1910), è stato per molti il cantore dei diseredati, degli spiantati e degli oppressi contro ogni convenzione sociale, ogni regola oppressiva e ogni crudeltà umana o tale da lui ritenuta. Peccato che anche per Twain, fieramente allergico a qualsivoglia ingiustizia sociale o ipocrisia, valga quanto Medea disse nelle Metamorfosi di Ovidio: «Video meliora proboque sed deteriora sequor» ovvero «riconosco le cose migliori e le approvo, ma seguo le peggiori». Perché?

Innanzitutto per la sua convinzione di possedere poteri paranormali, che lo accompagnò per tutta la vita. Se ne trova traccia anche nella sua opera autobiografica Vita sul Mississippi, in cui riferisce del sogno che a 23 anni gli vaticinò l’imminente morte del fratello minore Henry, avvenuta circa un mese e mezzo dopo per un incidente sul battello Pennsylvania, a bordo del quale lavorava. Twain nel tempo si convinse d’avere capacità telepatiche e aderì per questo alla Society for Psychical Research di Londra. Cominciò ad interessarsi del mondo dell’occulto, di spiritismo, di comunicazione coi morti e si dice che abbia partecipato anche a sedute spiritiche. Certo, nella vita non fu troppo fortunato: oltre al fratello, gli morirono la moglie, due delle sue tre figlie e un caro amico, Henry Rogers. Ma ciò non legittima né giustifica le false credenze quali forme di divinazione, evocazione dei morti, interpretazione dei presagi, fenomeni di veggenza, tutte chiaramente condannate dal Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2116 in quanto «in contraddizione con l’onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo».

Ma del Catechismo, Twain se ne faceva un baffo, anzi due, essendo lui dotato di possenti mustacchi, degni del guareschiano Peppone. Infatti, diversi furono i suoi scritti anticlericali e ferocemente antireligiosi, divenuti ben presto dei bestseller presso molte organizzazioni atee e umanistiche, benché in parte distrutti dalla famiglia dopo la sua morte: andiamo dalle Lettere dalla Terra al discusso The Mysterious Stranger, che rappresentano l’apice del suo pensiero sacrilego e dissacrante, accanito contro tutte le religioni, ma in particolare contro il cristianesimo. Si dice che negli ultimi anni della sua vita fosse quantomeno agnostico, se non propriamente ateo, con tendenze al misoteismo, alla convinzione cioè che Dio, se c’è, è malvagio. Molte delle espressioni cui Twain ricorre suonano come altrettante bestemmie. In Lettere dalla Terra, ad esempio, scrisse: «Nobilitiamo Dio con l’appellativo di Padre, pur sapendo bene che un padre come lui lo impiccheremmo, se riuscissimo a catturarlo». E non è la sua considerazione più volgare…

Perfettamente coerente con tali convinzioni fu la sua adesione alla massoneria, avvenuta il 22 maggio 1861 presso la Polar Star Lodge No. 79 di St. Louis, dove fu prima apprendista, poi fellow craft, infine maestro il 10 luglio successivo per poi dimettersi nell’ottobre 1867. Il relativismo e il laicismo, impliciti nel disegno massonico, tali da «distruggere da capo a fondo tutto l’ordine religioso e sociale, qual fu creato dal Cristianesimo», com’è scritto nell’enciclica Humanum Genus di Leone XIII, piacevano evidentemente a Twain, benché abbiano sempre comportato dal 1738 ad oggi la scomunica latæ sententiæ di logge e grembiulini, esplicita nel Codice di Diritto Canonico del 1917, ma ribadita anche in quello del 1983, come ha ben specificato la Declaratio de associationibus massonicis emanata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

In comune con Peppone, però, Twain alias Clemens non ebbe solo i baffi, bensì anche un sostanziale antimperialismo, specie contro gli Stati Uniti, nonché le simpatie verso il socialismo, tradottesi nel supporto che diede al movimento laburista, a quello femminista, a quello animalista e alla lotta per le minoranze. In un articolo, apparso nel 2000 sull’International Socialist Review dal titolo Il Mark Twain che non ci hanno insegnato a scuola,  Helen Scott pubblica un’altra affermazione estemporanea fatta dal celebre scrittore nel corso di un incontro sindacale e poi apparsa nel 1958 nel libro Mark Twain: Social Critic di Philip S. Foner: «Chi sono gli oppressori? I pochi: il re, il capitalista e una manciata di altri sorveglianti e sovrintendenti. Chi sono gli oppressi? La maggior parte: le nazioni della Terra, personaggi degni di nota, i lavoratori, quelli che producono il pane che l’inattivo dalle mani morbide mangia».

Insomma, chi avrebbe mai immaginato che dietro il paladino degli oppressi e dei diseredati si nascondesse, in realtà, un mangiapreti sinistrorso, trinariciuto, anticapitalista, femminista, animalista, oltre che appassionato di squadra e compasso, occultismo e paranormale? Proprio a Mark Twain è stato attribuito il seguente aforisma: «La verità è la cosa più preziosa che abbiamo. Per questo dovremmo cercare di farne economia». L’impressione è che il primo a farne economia sia stato proprio lui e che nei suoi romanzi non ce l’abbia raccontata giusta…